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Giornata mondiale della libertà di stampa: dibattito dell’associazione Leali delle Notizie

Oggi, 3 maggio, si celebra la Giornata mondiale della libertà di stampa indetta dalle Nazioni Unite. L’associazione Leali delle notizie di Ronchi dei Legionari ha organizzato un incontro online su uno dei principi cardini della nostra Costituzione, sancito dall’articolo 21. Il dibattito sulla libertà di stampa, moderato dal collega Roberto Rinaldi, è stato pubblicato questa mattina. Sono intervenuti il presidente della Federazione nazionale della stampa (FNSI) Giuseppe Giulietti, il segretario del Sindacato dei giornalisti/Journalisten-Gewerkschaft Trentino Alto Adige-Südtirol (Sjg) Rocco Cerone e la giornalista e scrittrice Tiziana Ciavardini.
Il confronto è visibile – di seguito – direttamente sul portale del Sindacato del Trentino Alto Adige.

L’immagine in apertura dell’articolo è stata cortesemente donata dal vignettista trentino Fabio Vettori ad Articolo21, per ricirdare il valore della libertà di stampa.

«Siamo sempre stati in prima linea nella difesa della libertà di stampa e abbiamo ritenuto doveroso celebrare la giornata del 3 maggio anche quest’anno – spiega Luca Perrino, presidente di Leali delle Notizie – , proprio perché crediamo molto in questo valore, abbiamo realizzato a partire da ottobre le panchine della libertà di stampa e dal 2018 le consegniamo ogni anno un premio in memoria di Daphne Caruana Galizia, una giornalista la cui vita è stata sacrificata in nome della libertà di stampa».

L’evento rientra negli appuntamenti di “Aspettando il festival…” in modalità online nuova e in fase di sperimentazione per l’associazione. L’incontro telematico del 3 maggio permette dunque non solo di ricordare e festeggiare la libertà di stampa, ma anche di avvicinarsi per tappe al cuore del Festival del Giornalismo, la cui speranza è quella di poterlo riorganizzare in autunno. L’incontro con gli interventi dei quattro relatori è stato registrato sulla piattaforma Zoom e inserito nel canale Youtube di Leali delle Notizie.

La Giornata Mondiale della Libertà di Stampa è solo il primo appuntamento online, in quanto l’associazione sta già preparando almeno altri due incontri. L’iniziativa è stata supportata anche dall’amministrazione regionale (Direzione cultura) e dal Comune di Ronchi dei Legionari. Leali delle Notizie continua a lavorare e ad essere vicina alla popolazione anche in questo periodo di emergenza dovuta alla pandemia del coronavirus Covid-19, non permettendo contatti sociali e in attesa di riabbracciarsi più forti non appena sarà possibile.

Intervengono:

Beppe Giulietti
Nato a Roma il 19 ottobre 1953. Le scuole elementari svolte a Napoli, le medie e il liceo classico a Venezia. L’Università a Roma, dove ha pensato bene di laurearsi in Lettere dedicando la tesi agli anabattisti perché già allora provava un’irresistibile attrazione per gli eretici, gli irregolari, quelli che diffidano dei dogmi e delle sante o laiche inquisizioni. Entrato come giornalista alla Rai nel 1979. Dopo un decennio trascorso nella sede del Veneto, ha fondato insieme ad altri il gruppo di Fiesole, da qui la successiva attività sindacale come segretario dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della Rai. Attualmente è il presidente nella Federazione nazionale della Stampa. Anima l’attività dell’associazione Articolo 21 e del giornale Articolo21.org, su cui scrive.

Rocco Cerone
Giornalista e segretario regionale del Sindacato del Trentino Alto Adige-Journalisten Gewerkschaft, 60 anni, ha lavorato per 34 anni presso la Rai, prima a Roma al Tg1, poi al Giornale radio unificato, quindi all’Evelina-Eurovisione. Dal 1993 è subentrato alla Tgr di Trento, come conduttore del Giornale radio e del Telegiornale regionale; nel 2003 ha vinto il Premio Giornalistico “Carlo Casalegno” per l’editoria locale dei Rotary Italiani. Consigliere nazionale della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi).

Tiziana Ciavardini
Antropologa culturale, giornalista e scrittrice. Ha studiato presso l’università ‘La Sapienza’ di Roma e si è dedicata allo studio delle religioni, del dialogo interreligioso e interculturale. Ricercatrice, ha insegnato al Department of Anthropology – Faculty of Social Science – Chinese University of Hong Kong. Ha vissuto tra Medio Oriente, Estremo Oriente e Sud Est Asiatico. In particolare, ha trascorso gli ultimi 13 anni nella Repubblica Islamica dell’Iran, interessandosi agli sviluppi interni socio-politici del paese e alla condizione della donna in Medio Oriente. Si occupa di comunicazione e di “fake news” attraverso articoli mirati alla lotta contro la manipolazione delle informazioni. Scrive di temi relativi a Iran e Islam, terrorismo, immigrazione e donne nelle società islamiche. Collabora con Repubblica.it, IlFattoQuotidiano.it (dove ha un blog) VanityFair, Articolo21, QCode . Docente di Master sul terrorismo presso la Link Campus University di Roma. Ha scritto “Ti racconto l’Iran. I miei anni in terra di Persia”, presentato lo scorso dicembre 2018 alla fiera dell’editoria “PiùLibriPiùLiberi”, presso La Nuvola Roma/Eur. Il libro è dedicato alle donne iraniane.

Roberto Rinaldi
Laureato in Discipline delle Arti Musica e Spettacolo DAMS nella Facoltà di Lettere e Filosofia di Bologna. Ha conseguito una specializzazione in Psicologia Clinica nell’indirizzo differenziale scolastico della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Bologna e un perfezionamento in modelli di ricerca e nella formazione degli adulti dell’Istituto di Pedagogia della Facoltà di Lettere e Filosofia di Milano. È giornalista pubblicista, direttore responsabile di Rumorscena.com. Componente del direttivo regionale del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige, coordinatore del Presidio di Articolo 21 del Trentino Alto Adige, collabora e scrive per il giornale online Articolo21.org. È inoltre docente formatore della Scuola per le professioni sociali di Bolzano e supervisore del tirocinio sanitario.

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Patrick Rina (Orf): ‘Il giornalismo educatore civico’

Patrick Rina è un giornalista della radiotelevisione pubblica austriaca ORF (Österreichischer Rundfunk) e lavora nella redazione di Bolzano. Nato a Merano nel 1987 è figlio di un uomo originario della Sicilia (il padre è di Castelvetrano, in provincia di Trapani) e di una donna di lingua tedesca altoatesina/sudtirolese (la madre è nata a Glorenza – Val Venosta, in provincia di Bolzano). Giornalista professionista ha superato l’esame a Roma nel 2013 e conosce bene la realtà dell’Alto Adige, sia come nativo ma anche per la sua professione, che lo porta ad osservare con un occhio di riguardo (lavorando per un’emittente estera ma sul suolo italiano), le dinamiche politiche, sociali e culturali di una terra ricca ma anche contraddittoria per molti aspetti. Bilingue perfetto, è un collega esperto e sensibile nel comunicare attraverso la televisione, grazie alla sua identità linguistica duplice.

Patrick Rina è iscritto al Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige e la conversazione si svolge rigorosamente al telefono per rispettare le norme dettate dall’emergenza sanitaria Covid – 19.

«Per noi giornalisti della televisione austriaca è importante appartenere anche al circuito sindacale della FNSI, una novità e una spinta propulsiva per lavorare bene. La nostra redazione non aveva un fiduciario, né tanto meno un comitato di redazione. Come televisione estera con giornalisti italiani ci si sente come delle figure mediatiche ibride. Io ho studiato però nelle scuole di lingua tedesca a Merano e facendo questo lavoro mi è stata data la possibilità di analizzare la situazione particolare dell’Alto Adige con una prospettiva da “forestiero”. Ritengo che la stampa italiana ma anche europea viva un momento particolarmente difficile, alla luce di come vengono date le notizie da alcuni media italiani ma anche di quelli tedeschi, in particolare i tabloid. C’è bisogno di maggiore pacatezza nel dare informazioni. Penso in particolare al tema del Covid-19 o coronavirus. È necessario possedere una maggiore ratio nel senso illuministico del termine perché osservo come molti giornali usino dei toni quasi propagandistici, urlati, come fosse una chiamata alle armi e questo mi preoccupa perché non è l’obiettivo del vero giornalismo e della stampa. La propaganda non può essere presente nel dare informazioni così delicate come nel caso della pandemia. Sembra una caccia alle streghe nei confronti dei politici e dei cosiddetti “untori”. Si cercano dei colpevoli. Consiglio di rileggere Réné Girard (antropologo, critico letterario e filosofo francese: la sua l’idea è che ogni cultura umana è basata sul sacrificio come via d’uscita dalla violenza mimetica, ndr), l’ideologo del capro espiatorio, ovvero l’invenzione del colpevole.

Al Museo diocesano di Trento (ora chiuso) nelle ultime settimane era proprio in corso la mostra dal titolo “L’invenzione del colpevole. Il ‘caso’ di Simonino da Trento dalla propaganda alla storia” (a cura di Domenica Primerano con Domizio Cattoi, Lorenza Liandru, Valentina Perini e la collaborazione di Emanuele Curzel e Aldo Galli, ndr). Quando si manifestano sentimenti legati alla paura e all’odio questi si diffondono ovunque nella società e si cerca di trovare un solo colpevole (Girard definisce questo fenomeno come “capro espiatorio” che in antichità poteva essere o un animale o un essere umano e destinato ad essere colpevole per far si che una comunità si coalizzi senza dividersi, ndr)».

«L’ideologia della paura – prosegue Patrick Rinasi è manifestata anche attraverso la stampa germanica quando ha iniziato a criticare la sanità italiana accusandola di non essere preparata ad affrontare il coronavirus. Non dobbiamo costruire delle notizie frutto di stereotipi mentre osservo, al contrario, come molti articoli pubblicati – in Italia e nel mondo di lingua tedesca – abbiano un tono nazionalistico. Viene in mente la cosiddetta influenza spagnola, la quale tra il 1918 e il 1919 causò milioni di morti nel Mondo, una pandemia terribile. Non aveva un’origine spagnola ma fu solo la stampa spagnola a scriverne perché non era soggetta a censura, e da qui l’appellativo “spagnola”. Fu dato il nome di “spagnola” per via che solo in Spagna (nazione non coinvolta nella prima guerra mondiale) la stampa non era soggetta a censura (la diffusione del virus fu censurato dagli altri stati parlando di un’epidemia limitata alla Spagna, le cui cause  non trovano una spiegazione scientifica univoca, ndr). Anche noi operatori dell’informazione così attenti ora alla crisi globale siamo coinvolti in questo meccanismo ed è proprio ora che dobbiamo dimostrare come fare i giornalisti sia un’arte e una professione qualificata. Forse questa pandemia del coronavirus potrà far rinascere il giornalismo seriamente perché la stampa deve comunicare le informazioni accertate, dimostrabili scientificamente. Contano la verità dei fatti e la continenza verbale perché è arrivata l’ora della serietà! Ai miei amici continuo a fare queste domande: tu credi al video dell’amico mandato tramite i social o credi all’informazione dei professionisti? Credi a qualcuno che non ha controllato prima? Oppure ad un lavoratore del sapere responsabile che fa una verifica prima di pubblicare in prima pagina una notizia?»

Il giornalista ha studiato storia ad Innsbruck e letteratura tedesca a Venezia ma per motivi professionali ha lasciato, dedicandosi anima e corpo alla famiglia e al suo lavoro, del quale esprime un senso etico e deontologico fuori dal comune: «Ancora non lo posso dire se il giornalismo potrà rinascere, raccontando solo la verità dei fatti, la verità scientifica non falsata e semplificata (anche per il Covid-19 molta stampa sta dimostrando di non accertare la veridicità delle fonti e si azzarda in teorie e spiegazioni prive di fondamento, ndr). Io però voglio rivolgere un appello a tutti i colleghi di responsabilizzarsi sempre di più per diventare veri educatori civici! Bisogna narrare ai lettori e ai telespettatori i valori e i vantaggi della nostra democrazia liberale, dicendo di sì alla forza della collettività democratica, sì all’individuo, al cittadino che si sente parte della comunità, della civitas. La stampa deve ricordare sempre l’importanza della democrazia mentre le reti unificate – forse sono necessarie solo in questo momento (per la pandemia del coronavirus, ndr), ma il lievito democratico è rappresentato dal pluralismo come l’agorà, preludio della democrazia.

I giornalisti devono essere i “cani da guardia” della democrazia e vigilare su certi atteggiamenti, visto che siamo in una crisi. C’è la presenza delle forze della polizia, in molti paesi i servizi segreti hanno accesso a dati sensibili, come quelli dei telefoni cellulari. C’è anche l’utilizzo dei droni. Il monitoraggio degli spostamenti se limitato al periodo dell’emergenza sanitaria va bene, ma non deve essere prolungat0. Vorrei che ci fosse una discussione pacata su questi argomenti. Purtroppo la stampa si dimentica presto del passato ma una democrazia liberale, plurale è rappresentata dall’impegno di tutto il Parlamento italiano. Bisogna sempre dire no convintamente a tutte le derive e bramosie autoritarie come è accaduto in Ungheria con Orbàn che ha ottenuto i pieni poteri dal Parlamento della sua nazione. Non si può governare senza il parlamento e i giornalisti dovrebbero servirsi sempre della ratio e della propria intelligenza a proposito di informazione e disinformazione. Sarebbe utile leggere cosa ha scritto Kant a proposito di persuasione e convinzione nel divulgare un pensiero».

“Quando essa è valida per ognuno che soltanto possegga la ragione, allora il fondamento di essa è oggettivamente sufficiente, e allora la credenza si dice convinzione. Se essa ha il suo fondamento nella natura particolare del soggetto, è detta persuasione. La persuasione è una semplice apparenza, poiché il fondamento del giudizio che è unicamente nel soggetto, vien considerato come oggettivo. Una persuasione io posso tenermela per me, se pure io mi ci trovo bene, ma essa non può né deve, volersi rendere valida al di fuori di me” (brano tratto da Immanuel Kant, Critica della Ragion Pura)

Rina non ha dubbi che il praticare il giornalismo con intelligenza sia fondamentale anche oggi per affrontare una situazione così sconvolgente per tutto il pianeta, colpito dalla pandemia: «Ci aiuterà anche in questa crisi nella descrizione della nostra società e penso a quella italiana come a  quella austriaca e germanica. Il nostro tempo assomiglia ai tipici sintomi da fine secolo con una società che sembra ballare su un vulcano e oscillare tra carnevale e quaresima. Si muove così tra positivismo idolatrato e una superstizione del pensiero magico. Mancano solo i flagellanti. Questa “coincidentia oppositorum” mi ricorda le parole del filosofo tedesco Theobald Ziegler che descrisse l’alba del Novecento come un’unione degli opposti. Ci sono tante similitudini con gli incipienti anni Venti del Duemila. Il compito dei giornalisti è ora più che mai quello di essere chiari e di usare un linguaggio possibilmente senza malintesi, fraintendimenti e sensazionalismi. Francis Bacon, filosofo e politico inglese vissuto tra il Cinquento e Seicento, si dedicò agli idòla fori ossia “della piazza”: molte parole non hanno un significato e non si riferiscono a nulla di reale e derivano da false teorie, da un linguaggio fallace ricco di malintesi ed  informazioni obnubilate. Sono sostanzialmente le fake news di oggi. Vedo nella nostra categoria il rischio di cadere in questo errore. Bisogna fare molta attenzione a non allontanarsi da una professionalità deontologicamente corretta. Ma ora anche il cittadino deve assumersi le sue responsabilità. Il cittadino solidale ha a cuore la comunità e non è un semplice esecutore di provvedimenti altrui. Io auspico che ci possano essere più cittadini figli dell’illuminismo. Ora ci sono dei doveri nei confronti della comunità, come quello di stare a casa. Consiglio di leggere il romanzo “La peste” di Albert Camus. Il libro parla sì di una tragedia, ma il messaggio principale ai posteri è quello della forza della solidarietà e della forza dell’avvedutezza».

(Roberto Rinaldi; fonte: Articolo 21)

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‘Scegliamo di guadagnare in profondità’. Intervista all’arcivescovo di Trento Lauro Tisi

Non scriviamo degli altri quello non vorremmo fosse scritto di noi”: è questo l’incipit della Carta di Assisi. Don Lauro, come si sta comportando l’informazione durante la pandemia da Covid-19?
«Riconosco quanto sia essenziale l’apporto mediatico in questi incredibili giorni. Ma quanto sta avvenendo aumenta a livello esponenziale la responsabilità di chi produce informazione e di chi la consuma, rilanciando con forza la prospettiva indicata nel Manifesto di Assisi contro i muri mediatici».

Mai come in questo momento servono compassione, fraternità, la capacità di mettersi dalla parte delle vittime e di non anteporre l’indice di ascolto a quello del rispetto della dignità di ogni persona: cosa emerge dalle cronache di questi giorni?
«In questi giorni di clausura forzata dettata dall’emergenza, si invera pienamente la profezia del “villaggio globale” introdotta in anni non sospetti da Marshall McLuhan. Lo conferma, fuor di metafora, la rapida e inesorabile espansione del contagio a livello mondiale. Lo avvalora, rispetto al contesto mediatico a cui propriamente si riferiva lo studioso canadese, l’importanza strategica degli strumenti di comunicazione, in particolare quelli digitali.  Oggi la notizia – prodotta e consumata – sembra essere bene di primissima necessità, un pane quotidiano assunto quasi con foga, al punto da doversi inventare termini come “infodemia” per descrivere negativamente il fenomeno».

Quale effetto le hanno provocato le immagini trasmesse in tutto il mondo delle bare trasportate sui camion militari a Bergamo?««
«Tra le altre abitudini, è stata completamente stravolta la nostra pratica di fede, a cominciare dall’impossibilità di celebrare comunitariamente l’Eucarestia. Ma c’è di più: soffriamo tutti oltremodo di fronte all’atroce cronaca di persone che si spengono in solitudine. Donne e uomini ai quali è riservato solo un fugace saluto, caricati su colonne di camion mimetici dove le bare scorrono via, freddi numeri di un bollettino di guerra».

Non le sembra surreale questa situazione che vede una overdose di informazione da una parte e dall’altra un allontanamento ed un isolamento?
«Viviamo un paradosso evangelico: per volerci bene dobbiamo stare distanti uno dall’altro. In un’ottica di responsabilità collettiva vien meno la possibilità di frequentare i gesti della prossimità. Mai avrei immaginato di dover raccomandare ai miei fedeli – in diretta tv e streaming, ma senza averne davanti i volti – che restare a casa è un atto d’amore, la prima vera eucarestia. E tuttavia anche in ambito ecclesiale si approfitta del contesto drammatico per dar vita a scontri surreali sulla fede, attaccandoci gli uni gli altri con la scusa di difendere “la verità”, quando, in realtà, a muoverci è solo l’orgoglio e la presunzione».

A toni urlati e sensazionalistici usati talvolta a sproposito in questo tempo, cosa propone la Chiesa di Trento per bocca del suo vescovo?
«Sogno che il rallentamento della vita in cui siamo forzatamente immersi possa essere abitato dal silenzio e dall’ascolto: potremmo così frenare il rumore assordante di tante parole che rischiano solo di aumentare l’ansia e l’apprensione.
Mi affido alla riflessione di alcune monache di clausura della Diocesi di Trento. Donne abituate all’isolamento e al silenzio, da claustrali parlano a noi “claustrali forzati” invitandoci a “scegliere di guadagnare in profondità”. “È questo – scrivono – l’unico modo per raggiungere le periferie talora così poco frequentate del nostro cuore, perché tutto sia più luminoso e sereno. E quando tutto questo sarà passato – perché passerà – poter ritornare tutti alla normalità della vita più veri e più umani, a vantaggio di tante persone affaticate, marginalizzate, povere, sole, per le quali trovare comunque, anche oggi in tempo di ritiro e isolamento, modi fraterni ed efficaci di prossimità».

Cosa deve insegnare questa emergenza planetaria a noi giornalisti in particolare?
«Se il mondo della comunicazione – professionisti e fruitori – riuscisse a vivere questo tempo come occasione per provare ad essere più veri e più umani, allora l’emergenza non sarà piombata invano tra noi».

Con l’impegno da parte nostra di proporre quando sarà finita l’emergenza una riflessione pubblica sul tema a Trento sulla “Carta di Assisi – Le parole non sono pietre proprio”, insieme all’arcivescovo Lauro Tisi.

(Autore: Rocco Cerone; fonte: Articolo21; foto: Gianni Zotta)

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Le ‘Parole non sono pietre’e la Carta d’Assisi a Civiltà Cattolica

Nella sala convegni della rivista Civiltà Cattolica di Roma si è svolto venerdì 28 febbraio scorso un dibattito -seminario dal titolo “Parole non pietre” organizzato da Articolo 21 e dalla Federazione nazionale della stampa, alla presenza dei rappresentanti di tutte le fedi religiose riuniti insieme per la prima volta. Un evento senza precedenti per il valore simbolico, ma soprattutto per una comunanza d’intenti, capace di andare oltre a semplici promesse all’insegna di un dialogo antireligioso, sociale, politico, civile alla base di ogni democrazia. Un dialogo basato sulla convivenza pacifica e rispettosa delle idee e dei pensieri altrui. “Parole non pietre” si basa sulla Carta d’Assisi: un documento sottoscritto in precedenza il 3 maggio 2019 nella sede della Federazione nazionale della stampa dai tre esponenti più autorevoli delle religioni monoteiste. Un appello urgente soprattutto ai giornalisti a cui viene chiesto d pubblicare le notizie con un linguaggio consono e rispettoso della dignità altrui. Un’informazione corretta e scevra da parole usate come pietre, epiteti irripetibili, insulti e denigrazioni verso i più deboli, gli emarginati, gli stranieri. Un linciaggio mediatico mediante la violenza verbale capace poi di tramutarsi anche in atti fisici.

Nella Carta di Assisi è citato al punto nove uno dei principi cardini titolato “Connettiamo le persone”: «La società non è un groviglio di fili, ma una rete fatta di persone: una comunità in cui riconoscersi come fratelli e sorelle. Il pluralismo politico, culturale, religioso è un valore fondamentale. Connettiamo le persone». Contro ogni forma d’odio e razzismo la parola è fondamentale se utilizzata affinché si possano costruire dei “ponti e non innalzare dei muri” come spesso ricorda il presidente della FNSI Giuseppe Giulietti, l’artefice di queste tre giornate culminate domenica 10 marzo con la deposizione della “Panchina della Memoria” (realizzata dall’associazione Leali delle Notizie di Ronchi dei Legionari) nel Ghetto ebreo di Portico d’Ottavia di Roma, e dedicata a giornalisti e tipografi ebrei romani vittime della deportazione. Erano presenti Ruben Della Rocca, vice presidente della Comunità Ebraica di Roma; Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah; David Sassoli presidente del Parlamento europeo e della sindaca di Roma Virginia Raggi.

Nella sede  di Civiltà Cattolica si sono susseguiti gli interventi di Raffaele Lorusso segretario generale della Federazione nazionale della stampa, Guido D’Ubaldo, segretario del Cnog, Roberto Natale, coordinatore Comitato scientifico di Articolo21; padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica; Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero delle Comunicazioni della Santa Sede; Muhammad Abd al-Salam, segretario dell’Alto Comitato per l’attuazione documento sulla fratellanza; Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma; Alessandra Trotta, moderatrice della Chiesa Valdese; Abdellah Redouane, segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia; il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’Editoria, Andrea Martella. Le loro firme sono state apposte sul disegno realizzato da Mauro Biani che rappresenta un ponte formato da una penna su cui si incontrano dei giovani provenienti da entrambe le direzioni.

Ad aprire il convegno Elisa Marincola portavoce di Articolo 21 che ha spiegato come l’iniziativa “Parole non pietre”  dove  confronto serviva per fornire una « sana informazione e una condivisione per noi a noi stessi», rifacendosi a quanto scritto nella Carta d’Assisi, e annunciando il saluto video registrato di Liliana Segre presidente della Commissione parlamentare contro il razzisimo, l’antisemitismo e la discriminazione: «le parole contro l’odio non sono pietre, sono messaggi che non hanno credo politico, religioso ma sono universali che uniscono e non dividono. Portano conforto. Per chi ha sofferto per le pietre il fatto che si parli di pace è importante. Sono felice che tante persone di fedi diverse si riuniscano per celebrare la pace sotto il cielo di Assisi e abbiano firmato la Carta d’Assisi».

Padre Antonio Spadaro, direttore della rivista Civiltà Cattolica (fondata nel 1850, la più antica d’Italia) ha ribadito come sia fondamentale operare con professionalità per «avere a cuore una delle architravi della nostra democrazia. La declinazione in tutte le forme di comunicazione ci fa chiedere quale società ho in mente? Quale voglio costruire? Lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella ci rivolge un monito quando dice di “sentirsi e riconoscerci in una comunità di vita e di comune destino”. Questo significa condividere valori e prospettive, diritti e doveri, parole da scolpire. I media svolgono un ruolo fondamentale nella comunicazione che costituisce un ambiente reale e non virtuale e ogni informazione crea delle relazioni e ogni comunicazione diventa informazione. In questi tempi una malattia epidemica ci mette sotto stress attaccando anche la nostra fisiologia della nostra anima ma dobbiamo combattere anche un’altra influenza ed eliminare l’odio contro il diverso. Viviamo in bolle filtrate dove ci mettiamo in contatto solo con chi la pensa come noi ».

Padre Spadaro ha voluto ricordare anche Antonio Megalizzi come un esempio di chi voleva contrastare ogni forma di linguaggio responsabile di alimentare intolleranza e odio verso gli altri. Un pensiero ripreso anche da Raffaele Lorusso segretario generale della FNSI: «Parole e non pietre richiama alla responsabilità di azioni condivise e il Congresso di Levico ha rappresentato lo spartiacque tra chi ritiene che uno vale uno e che si riconosce nella Costituzione antifascista. In un’ottica di post verità c’è chi si sforza di raccontare i fatti e c’è chi fa scatenare reazioni scomposte e irrazionali e attraverso l’uso di parole responsabili si cerca di far allontanare chi ne fa un utilizzo demagogico. Il confronto può diventare acceso ma non deve trasformarsi in una permanente chiamata alle armi, ad una narrazione che tende ad escludere e non ad includere. Dobbiamo tutti collaborare a costruire ponti e non muri e alimentare il terreno fertile si cui operare in questo senso. La Rete ha ingigantito il fenomeno su cui si basa il concetto distorto dell’uso delle parole. Viviamo in una democrazia liberale dove si sta cercando di ostacolare – ha proseguito Lorusso – la mediazione e i confronti alla base stessa della democrazia. L’accesso alla Rete rende possibile il fenomeno di proliferazione dell’utente con la creazione di gruppi chiusi dove si propagano fenomeni di paura. Voglio citare Stefano Rodotà (il primo Garante per la protezione dei dati in Italia, ndr) il quale facendo riferimento all’habeas corpus (“che tu abbia il tuo corpo”, ndr) parlò della necessità di arrivare alla definizione di “habeas data” estendendo alla Rete il diritto come sancito dall’habeas corpus di curare un fenomeno che ha la responsabilità di aver creato disagio sociale, diseguaglianze e violazione dei pari diritti di tutti e delle eguaglianze».

Se l’habeas corpus è stato pensato per tutelare l’essere umano nella sua integrità fisica (nel rispetto della sua dignità di corpo fisico) a garanzia dei propri diritti, oggi è fondamentale poter proteggere la libertà di una persona riconoscendo l’esistenza di un corpo digitale. «Il disagio sociale che si è venuto a creare è il risultato di politiche sempre meno attente fino ad aver creato false notizie e questo ha agevolato l’azione dei professionisti della demagogia. È necessario ridurre le diseguaglianze e gli ultimi del mondo del lavoro. Anche le parole tornino ad avere il loro significato» – ha concluso Raffaele Lorusso.

In un’epoca dominata dalle tecnologie digitali in cui la vita di ciascuno è condizionata in modo sempre più invasivo parlare di corpo digitale assume un significato preciso e non si può prescindere da quelle che sono le modificazioni e invasioni della propria libertà e dignità personale. Connessioni pervasive, divulgazione di dati sensibili, fino ad arrivare ad un uso compulsivo e distorto e responsabile di alimentare anche una disinformazione generalizzata. Tutto viene rilevato da queste tecnologie e reso pubblico, ogni gesto, azione fisica ed emotiva spesso manipolata. Roberto Natale del comitato scientifico di Articolo 21 ha poi spiegato l’importanza della Carta d’Assisi: «non è solo una carta dei giornalisti ma essa confluisce sulla strada dei diritti creata a fine anni Ottanta dal gruppo di Fiesole, ma è anche la carta dei doveri . Va contrastata la disintermediazione. Dobbiamo tutti noi giornalisti dimostrare la nostra responsabilità per impedire la marea montante dell’odio. L’assemblea parlamentare europea ha richiamato l’Italia per il linguaggio d’odio che imperversa nella nostra politica e nell’informazione. La Carta d’Assisi non nasce dal buonismo, non chiede di guardare la realtà con gli occhiali rosa ma di accertare e raccontare solo la verità. Lo ha ribadito anche il presidente Mattarella nel premiare semplici cittadini che non è un problema di essere buonisti; il tema del buonismo è emerso come riflesso condizionato nei media vedi certi titoli di giornali – ha spiegato Roberto Natale – come “prove tecniche di strage”; “accogliamo tutti anche i virus”; “ ora ci diamo tutti una calmata!”. La società non si regge sulla legge della lacerazione sociale, dobbiamo imparare a dare l’informazione con i numeri giusti altrimenti ci si avvelena tra quella che è la dimensione reale e quella della percezione ricevuta dei cittadini. Noi giornalisti abbiamo la responsabilità di combattere l’emotività».

Il direttore dell’Osservatore Romano Andrea Monda ha voluto ricordare nella circostanza dell’evento anche la catastrofe umanitaria che si è verificata in Siria con un milione di sfollati dove molti media omettono di darne notizia. Anche questo è un modo di fare disinformazione alla pari di chi scrive false notizie. «La Carta d’Assisi ci dice come una società incapace di reggere non cresce se si alimenta solo dentro le camere dell’ego e se ciascuno si connette solo con se stesso. Dobbiamo tenere vivo il dialogo». Il governo era rappresentato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’Editoria, Andrea Martella il quale ha portato un contributo efficace alla discussione (approvato dall’Ordine dei giornalisti che ha concesso i crediti formativi -deontologici): «Quando le parole vengono usate in modo strumentale contro l’interlocutore visto come un nemico, diventano un mezzo per colpire, per indurre paura e attaccare e mortificare l’altro. Per impedire il permesso di far entrare gli individui e gli altri popoli e alimentare il tempo dell’odio e dell’intolleranza che si diffonde, penso all’omofobia, al bullismo, al sessismo e al razzismo. l’odio è uno solo (riferendosi alla strage in Germania da parte di un uomo verso i turchi, alla strage in Nigeria, Burkina Faso, ndr) e il movente che sia razziale e di genere è la stessa cosa. L’odio è una pulsione negativa e compagno di viaggio dell’umanità come tutte le altre pulsioni. Emanuele Macaluso (politico e giornalista, ndr) aveva spiegato come “la grammatica ha liberato l’insulto” e ora si può odiare apertamente grazie ad una normalizzazione dialettica (negativa, ndr) e alla base dell’odio c’è la violenza verbale. L’incitamento all’odio e le notizie false (e i media ne sono spesso responsabili, ndr) progrediscono in parallelo – ha spiegato Martella – anche se non bisogna demonizzare internet e i social, questi hanno fatto crescere un lato oscuro, dove si è creato il clima dell’odio. Va sostenuta la complessa partita normativa con la creazione di regole pubbliche e l’autoregolamentazione in nome di una battaglia culturale. I nativi digitali che anno conosciuto il principio dell’informazione reale (la generazione di chi è cresciuto insieme alla diffusione delle nuove tecnologie informatiche, ndr). Esiste uno scarto tra percezione e realtà e alfabetizzazione funzionale, causa anche la scarsa lettura».

Il sottosegretario Martella ha ricordato anche l’impegno per la commissione per l’equo compenso rivolta alla professione giornalistica, la ricostituzione dell’osservatorio contro le intimidazioni ai giornalisti e in conclusione ribadendo la necessità di credere nel «principio del bene sempre presente in ogni credo e anche quello della laicità». Paolo Ruffini prefetto del Dicastero delle Comunicazioni della Santa Sede: «i titoli accattivanti dei giornali diventano titoli cattivi e anche le storie peggiori possono avere la possibilità di riscatto e di trasformazione». Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma: «stiamo vivendo in una fase dove assistiamo ad una costruzione di un’ideologia basata sulla divisione ed è preoccupante perché è già accaduto. Un finalismo asservito alla propaganda. Ringrazio Giuseppe Giulietti per la sensibilità dimostrata e per l’ascolto condiviso nel cercare di fermare i linguaggi d’odio, il pericolo di un’implosione è forte e grave e non è solo limitato ai noi ebrei e altre minoranze, ma a tutta la società».

La chiusura del dibattito è stata affidata al presidente della Federazione nazionale della stampa: «i processi democratici sono fatti dalle comunità e non dai leader solitari. Ci sono trasmissioni televisive con alti indici di ascolto ma dal basso indice di dignità. Per farlo devi essere radicale sull’analisi ma la radicalità è dare voce all’urlo, all’insulto. I politici vengono chiamati nelle trasmissioni televisive e questo diventa un problema democratico. (Il sociologo Zygmunt Bauman e il filosofo Loenidas Donskis, sono gli autori di “Cecità morale”; quest’ultimo scrive: “Se un politico non va in tv, non esiste – ma questa ormai è storia vecchia. La novità è che, se non sei sui social network, neanche tu esisti”. Cit. da “Cercami su “Instagram. Tra Big Data, solitudine e iperconnessione” di Serena Valorzi e Mauro Berti (Reverdito edizioni). Noi siamo stati accolti qui a Civiltà Cattolica da Padre Spadaro mentre in altri luoghi ci escludono – ha ricordato Giulietti e a lui sono state rivolte spesso delle accuse attaccandolo per le sue prese di posizione contro il sovranismo. Ci sono dei giornalisti che devono andare a casa per aver dimostrato di essere squadristi in quello che scrivono. Noi, invece, firmiamo di nuovo la Carta d’ Assisi per dire no alla penna come strumento di guerra surrettizio, ma uno strumento di conoscenza. Per ricordare i tanti giornalisti n carcere ora dall’altra parte del Mediterraneo. Per la liberazione dalle querele bavaglio. Per dire no ad una cultura del “me ne frego” responsabile di aver ammorbato il nostro paese. Il nostro impegno deve essere condiviso a tutti senza essere mai una corporazione e dobbiamo disarmare chi usa le parole come pietre». Come quelle ascoltate in questi giorni commentando l’emergenza del Covid 19 (coronavirus) come ha fatto, ad esempio, Vittorio Sgarbi. 

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Articolo 21 GRUPPI

‘Parole non pietre’: giornalisti, studenti, artisti, istituzioni insieme contro i discorsi di odio

«I giornalisti – ha detto il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti nella seconda giornata dell’iniziativa “Parole non pietre” – devono rispettare la Costituzione che vieta squadrismo, antisemitismo, le aggressioni alle diversità e istituisce il principio di uguaglianza tra le religioni, non discrimina tra opinioni politiche e tra i sessi. Il dovere dei giornalisti è ricordare la Costituzione contrastando chi usa le parole come pietre per uccidere la diversità».

L’incontro si concentrava sul tema dell’informazione inclusiva e delle iniziative da intraprendere per promuovere una narrazione capace di costruire ponti e non muri, nell’ambito della manifestazione “Parole non pietre”, promossa dall’associazione Articolo21 con, fra gli altri, Fnsi, Usigrai e Ordine dei giornalisti del Lazio. Dopo gli incontri di venerdì 28 febbraio, nella sala “Walter Tobagi” della Fnsi si sono ritrovati rappresentanti del sindacato, di Assostampa e Ordini regionali, di associazioni, scuole, istituzioni, direttori di giornali ed emittenti, politici, artisti: tutti insieme per una grande alleanza contro i discorsi di odio che inquinano la convivenza civile.

Dopo il saluto di Roberto Natale, la Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, Milena Santerini ha illustrato la relazione “La piramide dell’odio in Italia”, prodotta nella scorsa legislatura dalla commissione “Jo Cox”, con particolare attenzione riguardo al fenomeno dell’antisemitismo e alla sua diffusione tramite web e social. Il commissario Agcom, Antonio Nicita, si è poi soffermato sulle iniziative messe in campo dall’Authority nel contrasto all’hate speech, spiegando che «il linguaggio dell’odio nelle trasmissioni televisive e nei media può essere sanzionato e va denunciato».

Spazio quindi alle testimonianze di Alessio Falconio, direttore di Radio Radicale, Marco Tarquinio, direttore di Avvenire e Andrea Monda, direttore de L’Osservatore Romano. Mentre Stefano Corradino, direttore di articolo21.org, ha letto il messaggio di saluto della ministra Lucia Azzolina e Renato Parascandolo ha presentato il concorso “Rileggiamo l’articolo 34 della Costituzione” rivolto agli studenti delle scuole.

L’assessora al Turismo della Regione Lazio Giovanna Pugliese ha presentato la campagna “Io non odio”. Angelo Chiorazzo ha portato le testimonianze di alcuni ragazzi della comunità Auxilium. Federica Angeli ha raccontato la sua esperienza di giornalista sotto scorta. Anna Del Freo, segretaria generale aggiunta della Fnsi e componente del Comitato esecutivo della Federazione europea dei giornalisti, ha ricordato l’impegno del sindacato dei giornalisti, non solo in Italia.

Laura Boldrini ha approfondito il tema dell’odio in rete, ricordando la Carta dei diritti di Internet e il giurista Stefano Rodotà, e portato la sua esperienza di bersaglio degli odiatori online. Mimma Caligaris ha raccontato il lavoro della Commissione pari opportunità della Fnsi che ha portato alla stesura del Manifesto di Venezia per la corretta informazione sulla violenza di genere. Luca Perrino ha spiegato come è nata l’iniziativa della “panchina della memoria”, realizzata da Cristina Visintini e donata dall’associazione Leali delle Notizie, che verrà inaugurata domenica 1 marzo al ghetto di Roma. I presidenti degli Ordini regionali e i rappresentanti delle Associazioni regionali di Stampa e dei circoli territoriali di Articolo21 hanno arricchito la giornata con gli spunti e le esperienze provenienti dai territori.

I partecipanti all’incontro hanno quindi lanciato un appello, insieme con Amnesty International, per la liberazione di Patrick Zaki, lo studente e attivista per i diritti umani in detenzione preventiva in Egitto dal 7 febbraio. Nel corso dell’incontro sono anche stati consegnati due riconoscimenti “alla carriera” al regista Giuliano Montaldo e al giornalista Vincenzo Mollica.

Una delegazione della Fnsi e di Articolo21, insieme con il direttore della Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, accolti dal segretario generale Abdellah Redouane, ha infine fatto visita alla Grande Moschea e al Centro Islamico Culturale d’Italia dove verrà promossa nei prossimi mesi una nuova tappa dell’iniziativa “Parole non pietre” perché, come ha ricordato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dei 50 anni dal conferimento della Medaglia d’oro al valor militare al Comune di Stazzema, luogo dell’eccidio nazista del 12 agosto 1944, «il germe dell’odio non è sconfitto per sempre. Il timore del diverso, il rifiuto della differenza, la volontà di sopraffazione, sono sentimenti che possono ancora mettere radici, svilupparsi e propagarsi».

E dunque il contrasto all’odio e alle parole che lo alimentano deve essere un impegno costante.

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Articolo 21 GRUPPI

Parole non pietre. Articolo 21, FNSI, USIGRAI, Ordine Giornalisti Lazio 28 febbraio 1 marzo Roma

Per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme.” Il richiamo con cui papa Francesco apre il Messaggio per la 54esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, reso noto oggi, guida l’iniziativa “Parole, non Pietre“, che Articolo 21, con Fnsi, UsigRai Ordine dei Giornalisti del Lazio e tante altre realtà, ha organizzato per il 28, 29 febbraio e 1 marzo a Romacon la sessione di apertura presso la sede di Civiltà Cattolica, e con una serie di incontri in luoghi simbolo di dialogo della Capitale.

Venerdì 28 Febbraio 2020 Ore 9.30-13.30  – Sala di Civiltà Cattolica

Modera P. Antonio Spadaro S.I., Direttore de “La Civiltà Cattolica”

Saluti

Guido D’Ubaldo, Segretario nazionale Cnog
Raffaele Lorusso, Segretario nazionale Fnsi
Roberto Natale, Coordinatore Comitato scientifico Articolo 21

Interventi

Andrea Martella, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
Padre Mauro Gambetti, Custode del Sacro Convento di San Francesco

Ore 10,30 “Le parole non sono pietre. La lezione della Carta di Assisi”

Video saluto di Liliana Segre, senatrice a vita sopravvissuta alla Shoah e promotrice della Commissione parlamentare sull’antisemitismo

Interventi

Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero delle Comunicazioni della Santa Sede
Muhammad Abd al-Salam, Segretario dell’Alto Comitato per l’attuazione documento sulla fratellanza
Ruth Dureghello, Presidente della Comunità Ebraica di Roma
Alessandra Trotta, Moderatora della Chiesa Valdese
Rev. Elena Seishin Viviani e Giovanna Giorgetti, Vice Presidenti Unione Buddhista d’Italia
Svamini Shuddhananda Giri, rappresentante per il Dialogo Interreligioso Unione Induista italiana
Abdellah Redouane, Segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia

Firma della “Carta di Assisi. Parole non Pietre” e della tavola di Mauro Biani

Conclusioni

Giuseppe Giulietti, Presidente Fnsi

Ore 15.00-19.00  Sessione pomeridiana –  FNSI, Sala Walter Tobagi

Paola Spadari, Presidente OdG Lazio
Testimonianza di Paolo Berizzi, giornalista d’inchiesta di Repubblica

Panel “Trasformare il dolore in solidarietà. Un messaggio ai media”
Per la prima volta si ritroveranno insieme le famiglie Megalizzi, Rocchelli, Siani, Luchetta, Cucchi e un rappresentante del Fondo Ilaria Alpi.
Coordinano Paolo Borrometi, Presidente Articolo 21, e Tiziana Ferrario, giornalista

Dalle 17.30 Panel Il servizio pubblico e il contrasto all’hate speech

Partecipano:
Giuseppe Carboni, Alessandro Casarin, Antonio Di Bella, Luca Mazzà, Giuseppina Paterniti, Marino Sinibaldi, Fabrizio Salini.
Coordinano Vittorio Di Trapani e Paola Spadari

Al termine di ogni sessione breve spazio per le domande.

Sabato 29 Febbraio, ore 9.30 – 18.30  – Fnsi, Sala Walter Tobagi

Parole non Pietre. Le forme dell’odio e le buone pratiche

Prima Assemblea nazionale delle associazioni e delle scuole che hanno promosso esperimenti e laboratori di contrasto dei muri dell’odio.

Saluto iniziale della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina
Milena Santerini, Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo
Antonio Nicita, commissario Agcom

Partecipano fra gli altri:

Andrea Monda, direttore Osservatore romano, Alessio Falconio, direttore Radio radicale

Vincenzo Morgante, direttore Tv2000, Marco Tarquinio, direttore Avvenire, Roberto Zaccaria, presidente Consiglio italiano dei rifugiati, Laura Boldrini, promotrice Commissione Cox, Riccardo Noury, Il barometro dell’odio di Amnesty Italia, Sara Lucaroni, giornalista d’inchiesta, Andrea Palladino, giornalista d’inchiesta, Lidia Galeazzo, Esecutivo UsigRai, Andrea Purgatori, giornalista d’inchiesta e autore di “Atlantide/La7”, Nello Scavo, inviato di Avvenire, Giovanna Pugliese, campagna #iononodio Regione Lazio, Andrea Iacomini, Unicef, Paola Barretta, Osservatorio Carta di Roma, Padre Camillo Ripamonti, direttore Centro Astalli, Flavio Lotti, coordinatore Tavola della pace, Monica Andolfatto, Manifesto di Venezia, Angelo Chiorazzo, Comunità Auxilium, Cristina Perozzi, avvocata esperta nella difesa delle donne vittime di stalking e violenze, Federica Angeli, “Noi Associazione antimafia”, Antonella Napoli, Focus on Africa e Articolo21, Ivano Maiorella, direttore Giornale radio sociale, Graziella Di Mambro, responsabile legalità Articolo 21, Marco Omizzolo, sociologo, Luca Perrino, Leali delle notizie, Mara Filippi Morrione, Premio Roberto Morrione.

I lavori saranno intervallati da video e letture degli studenti e dalle testimonianze di giornaliste e giornalisti e gli interventi dei rappresentanti dei gruppi regionali: Gianmario Gillio/Piemonte, Danilo De Biasio/Lombardia, Nicola Chiarini/Veneto, Fabiana Martini e Carlo Muscatello /Friuli Venezia Giulia, Rocco Cerone e Roberto Rinaldi/Trentino Alto Adige, Mattia Motta/Emilia Romagna, Desiree Klain/Campania.

Il confronto proseguirà per tutta la giornata. Sarà chiesto a tutte e a tutti di sottoscrivere la “Carta di Assisi. Parole non Pietre

Moderano Elisa Marincola e Stefano Corradino

Nella giornata una delegazione di organizzatori visiterà il Centro Islamico culturale d’Italia

Domenica 1 Marzo, ore 10.00 – Largo Portico d’Ottavia

Inaugurazione Panchina della Memoria dedicata a giornalisti e tipografi ebrei romani vittime della deportazione

Introduce Giuseppe Giulietti, Presidente Fnsi
Ruben Della Rocca, Vice Presidente della Comunità Ebraica di Roma
David Sassoli, Presidente Parlamento europeo
Virginia Raggi e Luca Bergamo, sindaca e vice sindaco di Roma

Visita alla Fondazione Museo della Shoah

Parteciperanno i ragazzi dei licei romani premiati nelle diverse edizioni del concorso di Articolo 21, accompagnati dal coordinatore del concorso Renato Parascandolo

La cerimonia sarà accompagnata dalla musica del Maestro Nicola Alesini

https://www.articolo21.org/2020/02/parole-non-pietre-roma-28-29-febbraio-e-1-marzo-il-programma-e-le-adesioni-fin-qui-pervenute/

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GRUPPI Ucsi

Assisi, al via la scuola di formazione Ucsi

Comincia il 14 febbraio il meeting annuale intitolato a Giancarlo Zizola e dedicato ai giovani giornalisti. Due gli eventi pubblici: venerdì tavola rotonda su “Verità e responsabilità nel giornalismo di oggi”; sabato seminario su “La riconversione digitale”. Per entrambi sono previsti crediti deontologici.

Comincia venerdì 14 febbraio la scuola annuale di formazione per i giovani dell’Ucsi. Si svolge ad Assisi (qui il programma integrale) ed è intitolata a Giancarlo Zizola. Due gli eventi pubblici che hanno anche carattere formativo per i giornalisti. Il primo, in apertura dei lavori (venerdì 14 alle 17), sarà una tavola rotonda su ‘Verità e responsabilità nel giornalismo di oggi’. Insieme con Vania De Luca (presidente Ucsi), nella sala delle Associazioni del Palazzo del Comune si confronteranno Paolo Borrometi (Agi e Articolo 21), Nello Scavo (Avvenire), Roberto Vicaretti (Rai News 24). La partecipazione darà diritto a cinque crediti deontologici.

Saranno sei invece i crediti deontologici per l’incontro del giorno successivo, sabato 15 febbraio. Si terrà alla Cittadella (sede della scuola di formazione), a partire dalle 9, e verterà sul tema ‘La riconversione digitale’. Dopo l’introduzione di Francesco Occhetta (scrittore di Civiltà Cattolica e consulente ecclesiastico dell’Ucsi), interverrà in aula e guiderà i laboratori Federico Badaloni (gruppo Gedi). Nella parte finale sarà affiancato da Maurizio Di Schino (segretario dell’Ucsi e inviato di Tv2000). Nel pomeriggio è prevista la presenza di Carlo Verna, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.

Per tutte le informazioni logistiche è possibile contattare la segreteria dell’Ucsi scrivendo una email a ucsi@ucsi.it.

(Fonte: Fnsi)

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Articolo 21 GRUPPI

‘Parole non Pietre’: appuntamento a Roma dal 28 febbraio

Per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme.” Il richiamo con cui papa Francesco apre il Messaggio per la 54esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, reso noto oggi, guida l’iniziativa “Parole, non Pietre“, che Articolo 21, con Fnsi, UsigRai Ordine dei Giornalisti del Lazio e tante altre realtà, ha organizzato per il 28, 29 febbraio e 1 marzo a Romacon la sessione di apertura presso la sede di Civiltà Cattolica, e con una serie di incontri in luoghi simbolo di dialogo della Capitale.

Credenti di diverse fedi e non credenti si ritroveranno per un confronto e per consolidare l’alleanza sui valori comuni a cui si ispira ilManifesto per una informazione e comunicazione contro le parole di odio, lanciato un anno fa, sottoscritto da tante e tanti, e che trova nuovo slancio oggi, grazie alle parole del Messaggio di Francesco: “Spesso sui telai della comunicazione, anziché racconti costruttivi, che sono un collante dei legami sociali e del tessuto culturale, si producono storie distruttive e provocatorie, che logorano e spezzano i fili fragili della convivenza. Mettendo insieme informazioni non verificate, ripetendo discorsi banali e falsamente persuasivi, colpendo con proclami di odio, non si tesse la storia umana, ma si spoglia l’uomo di dignità.” e ancora: “In un’epoca in cui la falsificazione si rivela sempre più sofisticata,  raggiungendo livelli esponenziali (il deepfake), abbiamo bisogno di sapienza per accogliere e creare racconti belli, veri e buoni. Abbiamo bisogno di coraggio per respingere quelli falsi e malvagi. Abbiamo bisogno di pazienza e discernimento per riscoprire storie che ci aiutino a non perdere il filo tra le tante lacerazioni dell’oggi; storie che riportino alla luce la verità di quel che siamo, anche nell’eroicità ignorata del quotidiano.” Chiunque di noi può far proprie queste frasi che racchiudono anche i principi che furono a fondamento della Costituzione e, in particolare, alla stesura dell’Articolo 21, e all’idea dell’informazione quale collante e strumento di coesione e di abbattimento delle disuguaglianze. Per ribadire questi principi e rilanciare l’impegno comune per costruire una comunicazione basata sulla fratellanza e sulla giustizia, ci ritroveremo e porteremo testimonianze di diverse provenienze, comunità, buone pratiche, per costruire insieme quanto auspicato da Francesco: “mentre le storie usate a fini strumentali e di potere hanno vita breve, una buona storia è in grado di travalicare i confini dello spazio e del tempo“.

(Fonte: Articolo21)

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GRUPPI Lavoro

Comunicazioni sociali, Fnsi: ‘Dal papa un invito a riscoprire l’essenza del giornalismo’

«Il messaggio di papa Francesco per la 54esima Giornata delle Comunicazioni sociali è un invito a riscoprire l’essenza del giornalismo. Il rispetto della verità e della dignità delle persone non è soltanto il principale antidoto contro le fake news, ma un preciso dovere professionale scolpito nella legge e in numerose Carte deontologiche, quotidianamente calpestate, spesso nel silenzio e nell’inerzia anche di chi ha il dovere di farle rispettare». Lo affermano, in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana.

«Le parole del Pontefice – aggiungono – devono far riflettere tutti i professionisti dell’informazione e riportare al centro l’impegno per contrastare il linguaggio dell’odio e per illuminare le periferie sociali e culturali dove si annida il disagio e crescono le diseguaglianze e le nuove povertà. È una sfida che la Fnsi accoglie e che porterà al centro della riflessione nel Sinodo della Stampa, momento di scambio e di confronto fra operatori dell’informazione credenti e non credenti che si aprirà il 28 febbraio nella sede di Civiltà cattolica.

(Fonte: FNSI; Immagine: Wikipedia)

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Articolo 21 GRUPPI SINDACATO

Il bilancio 2019 di Articolo 21 e Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige

Il seguente articolo, a firma del coordinatore di Articolo 21 del Trentino Alto Adige Roberto Rinaldi, è uscito nei giorni scorsi sulla testata di Articolo 21, quale bilancio dell’attività effettuata durante il 2019. Nel testo, si riporta in sintesi l’impegno del presidio regionale, nazionale e del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige a favore della libertà di stampa e di espressione.

Il 2019 sta terminando, è tempo di fare un bilancio consuntivo delle attività svolte dal presidio di Articolo 21 di Trento e Bolzano, insieme al Sindacato Giornalisti del Trentino Alto Adige – Südtirol . Un anno intenso dove la collaborazione in perfetta sinergia ha permesso di dare vita insieme a numerose iniziative. Un lavoro di squadra capace di organizzare manifestazioni a carattere nazionale, oltre ad essere presenti anche in numerose altre regioni dove è stato possibile allacciare dei rapporti di scambio culturale con altre realtà unite dallo stesso intento: difendere la libertà di pensiero e di stampa, lavorare per una società civile in cui includere tutti senza discriminazioni; contrastare i linguaggi dell’odio; favorire una maggiore coesione sociale; l’impegno per difendere i cronisti minacciati da chi cerca di impedire loro che vengano raccontate le notizie anche le più scomode. Il 2019 si è aperto con un evento di rilevanza straordinaria: il ventottesimo Congresso della Federazione nazionale della stampa “L’informazione non è un algoritmo. Libertà, diritti e lavoro nell’era delle fake news”, che si è svolto a Levico Terme dal 12 al 14 febbraio con il prologo l’11 febbraio nella sala del consiglio comunale, dedicato ai giornalisti sotto attacco, con una tavola rotonda alla quale hanno partecipato il presidente FNSI Giuseppe Giulietti, Laura Viggiano e Roberta De Maddi di Articolo 21 ed il caposervizio cultura dell’Adige Fabrizio Franchi.

Le assise della categoria giornalistica sono state dedicate alla memoria di Antonio Megalizzi, ucciso in un attentato terroristico a Strasburgo il 14 dicembre 2018. Nel corso dell’inaugurazione dei lavori congressuali si è svolto anche l’incontro con la Famiglia Megalizzi ricevuti dal presidente Giulietti, dal segretario dell’Usigrai Vittorio Di Trapani, insieme al presidente di Articolo 21 Paolo Borrometi, e al segretario regionale Rocco Cerone, che è servito a lanciare l’idea di far nascere la Fondazione Antonio Megalizzi, pienamente operativa dal 23 dicembre 2019, con la concessione della personalità giuridica. Un obiettivo fortemente voluto dalla Federazione nazionale della stampa capofila di tutto il mondo del giornalismo, che ha visto il 7 giugno scorso, nella sala Depero del Palazzo della Provincia Autonoma di Trento, la presentazione della Fondazione, con tutti i rappresentanti del mondo del giornalismo insieme alla Famiglia Megalizzi che poi si è concretizzata con la firma dell’atto costitutivo davanti al notaio il 3 dicembre; siglata il giorno dell’antivigilia di Natale con il decreto del Presidente della Repubblica permettendo in modo ufficiale lo svolgimento delle attività previste dallo statuto. Considerata la complessità dell’iniziativa, l’obiettivo raggiunto entro il 2019 può essere considerato un successo corale della squadra che vi ha lavorato a supporto e a sostegno della Famiglia Megalizzi, per non far disperdere la memoria di Antonio e di conseguenza la memoria collettiva di valori e ideali che accomunano coloro che si sono impegnati nel perseguire con determinazione e caparbietà un fine difficile da raggiungere.

Nel corso dell’anno che si sta per concludere si sono susseguite molte adesioni a iniziative nazionali a cui il presidio di Articolo 21 del Trentino Alto Adige è stato invitato. Tra queste la partecipazione nel mese di marzo a Torino nel Teatro Astra per il convegno “La mafia dal sud al nord. Raccontare la mafia che cambia e le sue infiltrazioni” con l’intervento di Gian Carlo Caselli (ex procuratore della Repubblica a Palermo e Torino) che anticipava la visione dello spettacolo del Teatro delle Albe di Ravenna “Va pensiero” per la regia di Marco Martinelli e ispirato alle vicende del giornalista Donato Ungaro. La produzione teatrale verrà replicata nel mese di marzo del 2020 al Teatro Sociale di Trento dove andrà in scena preceduto da un dibattito al quale parteciperanno gli autori di “Va pensiero” Marco Martinelli ed Ermanna Montanari insieme al Procuratore della Repubblica di Trento Sandro Raimondi, Donato Ungaro, per discutere sulle infiltrazioni delle mafie anche in Trentino Alto Adige. L’evento (a cui saranno invitate le scuole superiori) è stato reso possibile dalla fattiva collaborazione tra il Centro servizi Santa Chiara, diretto da Francesco Nardelli, Teatro delle Albe, presidio Articolo 21 e Sindacato.

Nel mese di maggio si è svolta a Palazzo Geremia a Trento la prima manifestazione nazionale per la libertà di stampa alla vigilia proclamata come Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa, organizzata dal Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige, del Veneto, del Friuli, Articolo 21 ed FNSI, alla quale hanno partecipato molti ospiti tra i quali Asmae Dachan, Fazila Mat, Donato Ungaro, Paolo Borrometi, Monica Andolfatto, Carlo Muscatello, Giuseppe Giulietti. In quella sede è scaturita la successiva iniziativa a corollario del Festival Smart Week City di Trento, con la tavola rotonda del 21 settembre in piazza Duomo dove il presidente di Articolo 21, Paolo Borrometi, uno dei 24 giornalisti italiani sotto scorta, è stato intervistato dal direttore dell’Adige Alberto Faustini sul tema della “Digitalizzazione dell’informazione: rischi, opportunità prospettive”.
Articolo 21 è stato presente, inoltre, a Verona per la presentazione del libro “Nazitalia” di Paolo Berizzi, l’inchiesta sulle formazioni neofasciste italiane. In platea era presente una delegazione della Federazione nazionale della Stampa italiana e di Articolo 21, guidata dal presidente Giuseppe Giulietti, che ha portato il saluto del Sindacato, anche a nome del segretario generale Raffaele Lorusso.

Ad affiancare Giulietti, Nicola Chiarini e Roberto Rinaldi, in rappresentanza rispettivamente dei sindacati dei giornalisti di Veneto e Trentino Alto Adige. Un modo per testimoniare vicinanza a Paolo Berizzi e sostegno all’iniziativa (alla quale sono intervenuti anche l’ex procuratore Guido Papalia e Carlo Verdelli, direttore responsabile di Repubblica, il quotidiano per cui scrive il giornalista sotto scorta per le minacce ricevute. Nella città scaligera Articolo 21 ha partecipato al corteo di protesta “Non una di meno: Verona città transfemminista” in occasione del World Congress of Families di Verona, il “Congresso delle Famiglie” e a “Nella mia città nessuno è straniero” per dire no ad ogni forma di razzismo, e sì ad una città solidale dove hanno partecipato il Centro per i Diritti del Malato e per il Diritto alla Salute – CESAIM – , Refugees Welcome Italia Onlus, la Federfarma di Verona, la CGIL Camera del Lavoro, Emergency gruppo di Verona. Il Coordinamento provinciale di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie di Verona.

Articolo 21 era presente anche al convegno “Come salvarci dalle Fake News” : un nuovo patto tra società, scuola ed informazione che si è tenuto a Rovereto durante il programma del Festival Nazionale sulla Formazione EDUCA. Alla tavola rotonda hanno partecipato Francesco Profumo, presidente della Fondazione Bruno Kessler di Trento, Manlio De Domenico, ricercatore presso la stessa FBK, Roberto Rinaldi in rappresentanza anche della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e Giampaolo Pedrotti, responsabile dell’Ufficio stampa della Provincia autonoma di Trento e presidente di Trentino Film Commission. Nel capoluogo della Regione durante il Film Festival della Montagna e rassegna Montagna Libri curata da Luana Bisesti e con la fattiva collaborazione del direttore della libreria Ancora di Trento, Simone Berlanda, è stato presentato il libro di Antonella Napoli Il mio nome è Meriam”. Sempre in rappresentanza di Articolo 21 e Sindacato Trentino Alto Adige a Rosignano Marittimo (in provincia di Livorno) la trasferta per il “Premio Cultura Politica Giovanni Spadolini” consegnato a Paolo Borrometi dal sindaco della precedente giunta Alessandro Franchi e dal presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia Cosimo Ciccuti.

Restando in Toscana la delegazione di Articolo 21 ha presenziato alla rassegna “Le vie del giornalismo” a Castagneto Carducci dove si sono svolte le presentazioni dei libri “Un morto ogni tanto” di Paolo Borrometi e “Rosso mafia. La n’drangheta a Reggio Emilia”, di Nando Dalla Chiesa organizzata dal Comune di Castagneto Carducci, assessorato alla Cultura, Biblioteca Comunale e Cooperativa Microstoria, e curata da Gianpaolo Boetti giornalista ex caporedattore de La Stampa e da Elisabetta Cosci (giornalista e vice presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti). In ottobre la presenza significativa a Ronchi dei Legionari (in provincia di Gorizia) per la Giornata dedicata alla libertà di stampa e di espressione, promossa dall’associazione culturale Leali delle Notizie di cui è presidente Luca Perrino. Una manifestazione di grande importanza e valore, aderente ai principi che hanno ispirato la nascita dell’associazione Leali delle Notizie: L’articolo 21 della Carta costituzionale italiana con l’intento di parlare anche delle negate libertà di stampa che, purtroppo, insanguinano tutto il mondo. Si è potuto assistere al conferimento della cittadinanza onoraria del comune di Ronchi dei Legionari, da parte dell’amministrazione comunale, al giornalista Matthew Caruana Galizia, (vincitore del Premio Pulitzer 2017), e figlio di Daphne Caruana Galizia: la giornalista maltese uccisa in un attentato nel 2017 alla quale, con il consenso della famiglia e l’Alto patrocinio del Parlamento Europeo, l’associazione Leali delle Notizie ha dedicato un premio.

Un resoconto che al termine riporta allo spirito del luogo che sta legando fortemente le attività di Articolo21 e del Sindacato dei giornalisti: Levico, Trento, e alla stessa Regione Trentino Alto Adige, perché qui sono state gettate le basi per continuare con altri appuntamenti che vedranno in prima fila nel corso del 2020 questa terra con la presentazione del libro “Il sogno di Antonio” di Paolo Borrometi, della Fondazione Megalizzi, una sessione della Federazione Europea dei Giornalisti e l’assise nazionale del lavoro autonomo, precario, dei free lance, che costituisce l’ossatura e la nuova frontiera del giornalismo italiano. Levico aderirà anche all’iniziativa dell’Associazione Leali delle Notizie di Ronchi per ospitare la “panchina della libertà di stampa” che verrà collocata in primavera del 2020 e ad ospitare iniziative di carattere nazionale previste da Articolo 21.

Il sindaco di Levico Gianni Beretta parteciperà anche al Sinodo dei giornalisti ad Assisi in programma il 24, 24 e 26 gennaio 2020. Il suo gesto di allestire la vetrina del suo negozio con le foto dei giornalisti assassinati dedicando loro un “grazie” ritagliato nei principali quotidiani, in occasione del Congresso della FNSI, aveva suscitato un forte apprezzamento tra i delegati presenti. 47 anni, sposato con tre figli è da sempre impegnato in attività sociale e in politica. Lo abbiamo intervistato a fine anno in occasione degli auguri e per concordare insieme alla sua amministrazione comunale le future iniziative.