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Orlando firma decreto per il bonus 200 euro ad autonomi e professionisti

I giornalisti lavoratori autonomi, partite Iva e titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa che nel 2021 hanno percepito un reddito non superiore a 35mila euro potranno fare domanda all’Inpgi nei termini, con le modalità e secondo lo schema che lo stesso Ente predisporrà.

Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, ha firmato oggi, mercoledì 10 agosto 2022, il decreto che disciplina i criteri e le modalità per la concessione dell’indennità una tantum introdotta dal decreto Aiuti quale misura di sostegno al potere d’acquisto dei lavoratori autonomi e dei professionisti conseguente alla crisi energetica e al caro prezzi in corso.

L’indennità è destinata – oltre che ai lavoratori autonomi e ai professionisti iscritti alle gestioni previdenziali dell’Inps – anche ai professionisti iscritti agli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza e, quindi, anche ai giornalisti (lavoratori autonomi, partite Iva e titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa) iscritti alla gestione separata dell’Inpgi che, nel periodo d’imposta 2021, hanno percepito un reddito complessivo non superiore a 35.000 euro.

I giornalisti destinatari della misura una tantum, pari a 200 euro e corrisposta a seguito di presentazione di apposita domanda, devono essere iscritti all’Inpgi2 alla data di entrata in vigore del decreto Aiuti e devono aver eseguito almeno un versamento, totale o parziale, per la contribuzione dovuta alla gestione separata Inpgi.

Quanto alle modalità di presentazione della domanda, i giornalisti dovranno presentare istanza all’Inpgi nei termini, con le modalità e secondo lo schema che lo stesso Ente predisporrà.

L’indennità è corrisposta sulla base dei dati dichiarati dal richiedente e nella disponibilità dell’ente erogatore al momento del pagamento ed è soggetta a successiva verifica, anche attraverso le informazioni fornite in forma disaggregata per ogni singola tipologia di redditi dall’amministrazione finanziaria e ogni altra amministrazione pubblica che detenga informazioni utili.

Il decreto firmato dal ministro del Lavoro è stato trasmesso al ministero dell’Economia e delle Finanze poiché – come già anticipato anche dalla Fnsi – la misura potrà essere attuata esclusivamente con apposito decreto del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Mef.

Il decreto Aiuti aveva istituito, nello stato di previsione del ministero del Lavoro, uno speciale Fondo per l’indennità una tantum per i lavoratori autonomi e i professionisti avente una dotazione finanziaria di 500 milioni di euro, poi implementata dal decreto Aiuti Bis a 600 milioni per l’anno 2022, che ne costituisce limite complessivo di spesa.

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Ex fissa: autonomi e precari, c’è chi vive fuori dal mondo

Un «incontro decisivo» utile a individuare una soluzione per risolvere il problema dell’ex fissa. È quanto auspica il deputato e giornalista Emilio Carelli che, dalle colonne del Sole 24 Ore di oggi, venerdì 24 giugno 2022, fa anche sapere di aver incontrato Andrea Orlando e di averne ricevuto «la disponibilità a darci una mano». Il tema era stato affrontato in una interrogazione del parlamentare di Coraggio Italia alla quale il ministro del Lavoro ha risposto a fine aprile. E viene ora rilanciato, alla vigilia del passaggio della gestione principale dell’Inpgi in Inps, ripescando l’ipotesi – si legge sempre sul quotidiano di Confindustria – di attingere alle risorse presenti in alcuni fondi dell’Inpgi che dovrebbero essere riallocate.

Idea cui replicano i giornalisti precari e autonomi della Commissione lavoro autonomo (Clan) della Fnsi, presieduta dal segretario generale aggiunto Mattia Motta. «Siamo allibiti – scrivono in un nota – di fronte all’atteggiamento di alcuni pensionati giornalisti in preda a un egoismo fuori tempo e fuori misura che vogliono drenare risorse per finanziare una prestazione insostenibile economicamente come il fondo “Ex Fissa”, costruito negli anni ’80 con la consapevolezza che il debito sarebbe ricaduto sulle future generazioni, che oggi fanno rima con lavoro povero e precariato. Le poche risorse disponibili per la categoria devono andare all’occupazione e a sostenere il lavoro di chi non avrà mai la pensione». Questa la posizione della Clan Fnsi sull’ipotesi di riallocare parte dei fondi che, come prevede il Cnlg, sono depositati presso l’Inpgi per “far fronte alle esigenze sociali che le parti (Fieg-Fnsi), in esercizio della loro autonomia, valuteranno come meritevoli di tutela”.

«Se in questo momento ci fosse da “riallocare” fondi – prosegue la nota – dovrebbero essere semmai indirizzati a forme di contrasto al precariato e di sostegno al lavoro autonomo, a incentivi all’inclusione e alle tante finalità sociali sindacalmente prioritarie, per aiutare i più deboli piuttosto che per il pagamento dell’iniquo fondo contrattuale “Ex Fissa” destinato a pensionati privilegiati».

«Dalle parole del deputato di Coraggio Italia, Emilio Carelli, che ha avanzato la proposta – incalza la Commissione degli autonomi e freelance della Federazione nazionale della Stampa – emerge anche inaccettabile la posizione del ministro del lavoro, Andrea Orlando. Lo stesso che è stato sollecitato più volte a intervenire con norme di contrasto del precariato giornalistico, non trova di meglio da fare che assecondare le richieste di pensionati iperprivilegiati e ipertutelati. Il deputato Carelli fa il paladino dei ricchi, compreso se stesso, visto che anche lui vorrebbe che gli si pagasse un’ex fissa particolarmente cospicua. Auspichiamo che Fnsi e Inpgi non assecondino le richieste assurde di chi rivendica privilegi del passato a discapito di chi lavora nell’incertezza quotidiana senza alcun diritto e con retribuzioni da fame, con un Equo compenso per i giornalisti inattuato da ormai 10 anni. Un contesto che ci spinge ancora con più forza a chiamare alla mobilitazione la categoria sulla precarietà dell’articolo 21 della Costituzione».

(Fonte: FNSI)

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Ianeselli (Trento), appello a Moles per equo compenso

“La mancanza di un equo compenso, oltre ad essere profondamente iniquo, costituisce per il settore giornalistico una drammatica emergenza”, scrive il sindaco di Trento.

Il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, ha scritto una lettera al sottosegretario di Stato per l’informazione e l’editoria, Giuseppe Moles, affinché dia in tempi brevi attuazione alla legge 233 del 31 dicembre 2012 sull’equo compenso nel settore giornalistico.

“La stampa – scrive il primo cittadino nell’appello – svolge un ruolo fondamentale nel garantire il principio costituzionale della libertà di manifestazione del pensiero, e proprio per questo risulta fondamentale garantire all’esercito dei lavoratori precari del settore la corresponsione di una remunerazione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto”.

Il testo della lettera:

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Precari, Rinaldi (Clar): sfruttamento anche in Trentino Alto Adige

“Durante i mesi estivi i quotidiani e in generale i media si avvalgono di collaboratori esterni , colleghi precari, per coprire turni e ferie, spesso inviati a coprire eventi e manifestazioni culturali, specie nell’ambito dello spettacolo più in generale, a fronte di pochi euro di compenso”. Lo scrive in una nota, il coordinatore della Commissione lavoro autonomo del Trentino Alto Adige, Roberto Rinaldi.

“Chi accetta sa di dover affrontare viaggi con i propri mezzi, uscite notturne (festival e rassegne si svolgono la sera), lavoro in condizioni difficili e poco riconosciuti anche sotto il profilo della professione. Anche in Trentino Alto Adige si assiste ad uno sfruttamento dei precari e semplici collaboratori, spingendo sulla leva della passione e dell’interesse per tutto quello che riguarda stimoli che derivano dalla propria formazione di studio e di vita privata. Presentazioni, interviste, recensioni che vengono retribuite in modo vergognoso da editori che in questo modo si garantiscono una visibilità e una copertura mediatica e le relazioni pubbliche con gli enti e le direzioni artistiche di chi organizza. Molti pur di scrivere accettano anche di farlo gratuitamente. Viene a meno la qualità e l’autonomia intellettuale e si autoalimenta un mercato pubblicistico a buon mercato. Parlare di equo compenso è obbligatorio anche nel settore della cultura e dello spettacolo, Cenerentola per molti giornali”, afferma Rinaldi.

Anche la Commissione lavoro regionale (Clar) fa proprio l’appello del segretario generale aggiunto FNSI Mattia Motta di sollecitazione al Governo dell’avvio del tavolo sull’equo compenso.

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Clan Fnsi, documento a Governo e Parlamento contro precariato

La Commissione nazionale lavoro autonomo (Clan) – presieduta da Mattia Motta, segretario generale aggiunto della FNSI, e coordinata da Maurizio Bekar – rivolge una memoria al presidente del Consiglio, al Governo e alle forze parlamentari, evidenziando «preoccupazione per la deriva dei diritti e del mercato del lavoro dell’informazione» e richiedendo interventi urgenti.

Tra le emergenze evidenziate: politiche per il lavoro regolare e contro la precarizzazione, equo compenso, provvedimenti contro le querele bavaglio, ristori Covid e sostegni al reddito anche per gli autonomi senza partita Iva. Inoltre: attuazione della Direttiva Ue sul diritto d’autore; chiarezza sul futuro dell’Inpgi; un freno all’impiego dei pensionati nelle redazioni; riforma dell’Ordine. E una valutazione positiva sul nuovo contratto con Anso e Fisc per l’editoria locale, «che va nelle direzioni giuste». Tra le richieste contenute nel documento: norme contro il precariato e contro lo sfruttamento del finto lavoro autonomo e aiuti ai datori di lavoro solo se vincolati all’occupazione regolare.

Parallelamente l’attuazione delle leggi sull’equo compenso, inapplicate ai giornalisti dal 2012: per la legge 27/2012 serve l’emanazione da parte del ministero della Giustizia dei parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi. E per la 233/2012 l’individuazione dell’equo compenso per i collaboratori delle redazioni, tramite la Commissione presieduta dal sottosegretario all’Editoria.

Servono poi provvedimenti per scoraggiare le querele temerarie; ristori per il Covid-19 anche per i giornalisti non titolari di partita Iva; sostegni al reddito dei non dipendenti, spesso segnati da discontinuità lavorative.

Per la Clan Fnsi, vanno riviste ed estese anche ai lavoratori autonomi degli Ordini professionali norme come l’Iscro (Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa), prevista finora solo per le Partite Iva della Gestione Separata Inps. Va inoltre data attuazione alla Direttiva Ue sul diritto d’autore e nel mercato digitale, «fornendo certezze che i proventi non giungano solo agli editori ma anche ai giornalisti». E servono norme per impedire di continuare ad utilizzare i pensionati nel normale circuito produttivo delle redazioni, e ciò per favorire un ricambio generazionale e le assunzioni.

È poi «urgente una riforma dell’Ordine dei giornalisti e delle norme di accesso alla professione, riconoscendo che oramai gli autonomi sono la maggioranza e che “giornalista è chi esercita effettivamente la professione”», si legge nel documento.

Positiva infine la valutazione del nuovo contratto con Anso e Fisc per i periodici e le testate on line locali, che «segna importanti passi avanti nelle direzioni giuste, sia per i dipendenti che per i collaboratori».

PER APPROFONDIRE

Il documento integrale della Commissione nazionale lavoro autonomo è pubblicato nella sezione Lavoro autonomo – Commissione e assemblee del sito.

(Fonte: FNSI)

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FREELANCE Lavoro

Giornalisti precari e autonomi al Governo: «Senza occupazione nessun sostegno agli editori»

La Commissione nazionale lavoro autonomo della Federazione nazionale della Stampa italiana, riunitasi in teleconferenza, esprime forte preoccupazione per la deriva del mercato del lavoro nel comparto dell’informazione. E si appella al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al sottosegretario all’Editoria, Andrea Martella, affinché intervengano sulle evidenti storture del sistema a danno del lavoro e del diritto dei cittadini ad essere informati da giornalisti liberi e indipendenti anche dal ricatto economico della precarietà e della spasmodica necessità di un lavoro dignitosamente retribuito.

Il livello occupazionale nel settore sta diminuendo solo formalmente: la “buona occupazione” viene distrutta in favore di un’occupazione precaria, senza diritti né tutele. E un sistema basato sempre più su dei “braccianti dell’informazione”, o sull’utilizzo improprio dei pensionati nel normale circuito produttivo – come già denunciato dalla Clan e dalla Fnsi – non può andare lontano. Gli editori vogliono da un lato un basso numero di occupati regolari e con contratti depotenziati, dall’altro poter disporre di una forza lavoro di giornalisti lavoratori autonomi da pagare molto meno dei subordinati, benché sia autonomi che dipendenti siano indistintamente utilizzati per la realizzazione dei contenuti dell’identico prodotto giornalistico.

Diamo atto al governo di aver sostenuto il settore, ma nelle misure che dovrà ancora mettere a punto occorre mettere al primo posto norme che contrastino il precariato, lo sfruttamento dei cococo e delle false partite Iva che mascherano del lavoro dipendente non riconosciuto. Chiediamo quindi che tutti gli aiuti agli editori, sia nazionali che locali, siano vincolati alla creazione di occupazione regolare. Ogni sostegno, diretto o indiretto, dev’essere condizionato alla tenuta dell’occupazione e al contrasto del precariato: non si possono utilizzare aiuti pubblici per distruggere l’occupazione regolare e incrementare il lavoro precario e non tutelato.

Va contrastato l’uso dei pensionati nel normale circuito produttivo, e non di rado anche nelle redazioni. Un pensionato non ha la necessità di “procurarsi uno stipendio pieno”, e questa è nei fatti una concorrenza sleale nei confronti di migliaia di collaboratori esterni, sottopagati e quasi mai stabilizzati da dipendenti se non dopo non facili cause giudiziali.

Va favorita con opportuni provvedimenti l’emersione dal “falso lavoro autonomo” di molti collaboratori, e l’inclusione nei Contratti collettivi da dipendenti di almeno i cosiddetti “collaboratori strategici” delle testate.

Va parallelamente attuata una decisa tutela del lavoro autonomo – sia di quello per scelta, che di quello in attesa di stabilizzazioni – tramite la doverosa attuazione delle vigenti disposizioni, inapplicate dal 2012:

COMPENSI DEGLI ISCRITTI ALL’ORDINE DEI GIORNALISTI
1) Compensi minimi dignitosi per le collaborazioni giornalistiche autonome, anche occasionali e non nelle redazioni, tramite:
a) Immediata emanazione da parte del ministero della Giustizia dei parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi dei giornalisti ex L. 27/2012, unica categoria professionale per la quale non sono mai stati emanati, e non essendo applicabili per analogia quelli di altre professioni;
b) Conseguente attuazione anche per i giornalisti del principio della legge sull’equità retributiva ex L. 172/2017;

COMPENSI DEI COLLABORATORI DELLE REDAZIONI
2) Equo compenso per i collaboratori delle redazioni (con coerenza tra subordinati e autonomi nelle singole testate), tramite:
c) Corretta identificazione dei parametri dell’equo compenso per i giornalisti non dipendenti ex L.233/2012, e conseguente sua attuazione, fino ad oggi bloccata, in violazione della legge stessa e dell’art. 36 della Costituzione.

Riguardo l’emergenza Covid-19, chiediamo l’emanazione di nuovi contributi a fondo perduto a sostegno dei giornalisti non dipendenti, come già stanziati la scorsa primavera-estate, tenendo conto dei nuovi lockdown, parziali o totali, in atto e paventati per questo inverno. Va anche tenuto conto che il blocco o riduzione di alcune attività produttive per il Covid-19 hanno causato la perdita, o almeno una forte riduzione delle possibilità di lavoro per i giornalisti lavoratori autonomi dei settori dello spettacolo, cultura, sport, turismo e food, oltre ad una riduzione generale delle possibilità di collaborazione, accompagnate spesso da significative riduzioni dei compensi, stabilite unilateralmente dagli editori nella logica dell’emergenza Covid e dei continui tagli ai costi del lavoro. Su questa situazione sono necessari interventi mirati del governo e delle istituzioni, anche locali.

Infine: come già segnalato da tempo anche dalla Clan-Fnsi, l’attività giornalistica, assieme alle sue tecnologie, i contesti sociali e di mercato, è radicalmente mutata dagli anni ’70-’80, al punto di risultare oggi inadeguati, od obsoleti, molti degli attuali strumenti concettuali, normativi e di governo della professione, legati ad altri momenti storici.

Oggi è necessaria una radicale riforma della professione, delle sue norme e istituti, per renderli rispondenti alle esigenze e ai problemi della realtà attuale. Comprese le norme di funzionamento e dei compiti dell’Ordine dei giornalisti, risalenti a un impianto di un oramai lontano e non più attuale 1963. Non basta la già attuata riforma del numero dei componenti del Consiglio nazionale e dei Consigli di disciplina: occorre tenere conto che nel giornalismo la maggior parte dei rapporti di lavoro e è sarà di natura autonoma, e ciò per volontà degli editori.

Ma, al fine di giungere ad una riforma ragionata e di ampio respiro, questa andrà elaborata ed attuata in sinergia con gli organismi di rappresentanza dei giornalisti, per quanto di rispettiva competenza, confrontandosi su problemi, esperienze e proposte già disponibili, e non con provvedimenti calati dall’alto senza alcun coinvolgimento di merito della professione.

Questi i temi che come Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi ci sentiamo di avanzare con forza, rendendoci disponibili, per quanto di nostra competenza, alla più ampia collaborazione.

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Sciopero dei collaboratori del Messaggero: #valgopiùdi7euro

RESTA IN SILENZIO PER FARSI ASCOLTARE: SCIOPERO DEI COLLABORATORI – Tre giorni di astensione dal lavoro a partire da venerdì 10 luglio. #valgopiùdi7euro

Non abbiamo altra scelta. Per la dignità del lavoro, per il diritto dei giornalisti di informare, e per il diritto dei lettori di essere informati da giornalisti liberi e indipendenti, siamo costretti a proclamare un pacchetto di 3 giorni di sciopero contro i tagli dei compensi e per lanciare un segnale forte all’editore che sta ignorando ogni richiesta di dialogo. D’intesa con il sindacato unico e unitario dei giornalisti Italiani, la Fnsi, l’Assemblea di Collaboratori del Messaggero dichiara SCIOPERO nei giorni venerdì 10, sabato 11 e domenica 12 luglio e invita tutte le colleghe e i colleghi ad aderire alla protesta.

Dopo l’apertura di formale stato di agitazione il 23 giugno 2020 insieme alla Fnsi; dopo che l’azienda non si è degnata nemmeno di sedersi a discutere; dopo aver dimostrato in tutti i modi, e in anni di lavoro, l’apporto fondamentale dei giornalisti non-dipendenti e il senso di appartenenza alla testata; dopo la reiterata non applicazione del Contratto nazionale di lavoro nella parte che regola il nostro lavoro: SCIOPERIAMO.

L’Assemblea rinnova l’appello e formale richiesta di ritirare la proposta unilaterale di taglio dei compensi a partire dal 14 luglio; invita i colleghi e le colleghe a non accettare decurtazioni a pezzi già oggi pagati la miseria anche di 7 euro.

L’Assemblea si scusa con i lettori per l’astensione dal lavoro: ma questa è una battaglia che dobbiamo fare tutti insieme per la qualità dell’informazione e la dignità del lavoro. Siamo giornalisti sottopagati e senza diritti, come tanti, e abbiamo deciso di lanciare un segnale forte e indispensabile.
L’Azienda sa bene l’apporto fondamentale dei collaboratori che ogni giorno, in ogni condizione, informano milioni di cittadini sui loro territori in Lazio, Umbria, Abruzzo e non solo.

Al nostro Direttore, a cui va l’augurio di buon lavoro per il recente incarico, segnaliamo che i doveri di solidarietà professionale e colleganza alla base dei corretti rapporti, appunto, tra colleghi, impallidiscono di fronte alla mail che abbiamo ricevuto e in cui ci consiglia di accettare le riduzioni unilaterali, chiudendo gli occhi sulla non applicazione del contratto.

Solo tenendo i taccuini chiusi e i pc spenti speriamo che l’azienda apra il confronto, che chiederemo incessantemente anche tramite la mediazione delle istituzioni, chiamate in causa da un comportamento inaccettabile dell’editore.

l’Assemblea dei Collaboratori de Il Messaggero

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Superare il precariato per dare dignità a migliaia di lavoratori

La precarietà rende il lavoro e le condizioni di vita più difficili, nel giornalismo come in ogni settore produttivo. In queste settimane di “lockdown”, quando l’intero Paese si è fermato, i giornalisti hanno continuato a svolgere il loro compito in prima fila, garantendo quotidianamente informazioni verificate su quanto stava accedendo nel nostro Paese e nel Mondo. Molti dei professionisti che hanno assicurato la copertura delle notizie più rilevanti dai territori maggiormente colpiti dal coronavirus, talvolta rischiando in prima persona, erano privi di un contratto di lavoro stabile. Ancora una volta parliamo di collaboratori, atipici, freelance a partita Iva. Televisioni, emittenti radiofoniche locali e giornali sono riusciti a fornire quotidianamente notizie sulla grave situazione in atto grazie all’impegno dei colleghi meno tutelati, pagati spesso poco, al di sotto della soglia di povertà. 

L’impegno profuso con grande responsabilità dalla parte più debole della categoria giornalistica in queste ultime settimane è stato encomiabile, e mentre qualche parte della società non si è lasciata sfuggire l’occasione per proporre nuovi bavagli alla stampa, la popolazione ha mostrato in larga parte l’apprezzamento per il lavoro svolto dai professionisti, autonomi o precari che fossero. Al contempo, è emersa una nuova attenzione nei confronti dell’informazione giornalistica, ed una maggiore richiesta di notizie attendibili. Lo stesso sottosegretario all’editoria Andrea Martella, nei giorni scorsi, ha posto come prioritarie, anche durante l’emergenza Covid-19, la definizione dell’equo compenso per i lavoratori autonomi e le misure di contrasto del lavoro precario. Un passaggio importante, che va a toccare uno dei nervi scoperti nel settore dell’editoria. 

Superare il precariato significa dare dignità a migliaia di giovani e meno giovani che da anni si trovano a lavorare con diritti ridotti, incertezza retributiva, impossibilità di costruire un futuro stabile.

Oggi, 1 maggio, ricordiamo come il lavoro è un valore che la nostra Repubblica riconosce come diritto e quale strumento per garantire a sé e alla propria famiglia un’esigenza dignitosa e libera, contribuendo alla vita dell’intero Paese. La politica non può continuare quindi a sottovalutare le condizioni del lavoro caratterizzate dal precariato, dal lavoro nero, sommerso, da elevati tassi di disoccupazione e dall’insicurezza a cui sono costretti ad operare molti giovani che vogliono intraprendere questa professione.

Martella ha compiuto un passo importante – lo ha sottolineato chiaramente il segretario generale Raffaele Lorusso – che va nella direzione giusta, da anni indicata dalla FNSI. Ciò, tuttavia, non è ancora sufficiente. Con forza ribadiamo che il rispetto della dignità professionale e umana del lavoro giornalistico è per noi un obiettivo irrinunciabile, perché un’informazione libera, autorevole ed attendibile è possibile solamente riconoscendo il lavoro e la dignità di questi lavoratori.

(Fonte: Articolo21; autore: Lorenzo Basso)

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Sostegno al reddito anche ai giornalisti lavoratori autonomi

La ministra Catalfo, di concerto con il ministro delle finanze Roberto Gualtieri, ha firmato il decreto che fissa le modalità di attribuzione del Fondo istituito con il decreto legge “Cura Italia”. Il bonus di 600 euro, che va a sommarsi alle misure già deliberate dall’istituto, va richiesto all’Inpgi. Il segretario Fnsi: «I limiti di reddito fissati permetteranno di soddisfare una platea ampia di colleghi».

Anche professionisti e lavoratori autonomi iscritti alle casse di previdenza private, e dunque anche i giornalisti lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata Inpgi, avranno un indennizzo di 600 euro per il mese di marzo. La ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, di concerto con il ministro delle Finanze, Roberto Gualtieri, ha firmato il decreto interministeriale che fissa le modalità di attribuzione del Fondo per il reddito di ultima istanza per chi ha subito danni all’attività dalla diffusione del coronavirus istituito con il decreto legge ‘Cura Italia’.

«Lo stanziamento del bonus per il sostegno al reddito dei professionisti autonomi e precari iscritti agli istituti previdenziali privati è un importante segnale di attenzione nei confronti di lavoratori privi di adeguati strumenti di tutela. I limiti di reddito fissati per accedere al contributo di 600 euro permetteranno di soddisfare una platea ampia di giornalisti», osserva Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana.

«Come auspicato dalla Fnsi – prosegue – il contributo statale sarà erogato attraverso l’Inpgi e le altre casse professionali e, aspetto non secondario, per un numero significativo di giornalisti andrà a sommarsi alle misure di sostegno già deliberate dallo stesso Inpgi. È un risultato importante per il cui raggiungimento è stato fondamentale il confronto costante fra la Fnsi e il governo».

Un confronto, conclude Lorusso, «che continuerà per far sì che al comparto dell’informazione, ai giornalisti e a tutti gli addetti, che stanno dimostrando di svolgere con professionalità, spirito di sacrificio e abnegazione il ruolo di servizio pubblico essenziale, vengano assicurate anche nelle settimane a venire misure di sostegno adeguate per continuare a fornire ai cittadini gli strumenti di conoscenza necessari per affrontare la difficile emergenza che vivono il Paese e il mondo».

La ministra Catalfo, intanto, ha già anticipato che «si tratta di un primo intervento per fronteggiare immediatamente la situazione di emergenza», ribadendo che «siamo già al lavoro sulle nuove misure per il decreto di aprile, dove l’obiettivo è di prevedere, per queste categorie di lavoratori, un indennizzo di importo superiore».

LA SCHEDA
Il bonus va richiesto, a partire dal 1° aprile 2020, alla Cassa di previdenza lo schema predisposto dai singoli enti previdenziali. La domanda deve essere corredata dalla dichiarazione del lavoratore interessato, da copia del documento d’identità e del codice fiscale, dalle coordinate bancarie o postali per l’accreditamento dell’importo.

Sarà erogato:

  • ai lavoratori che abbiano percepito nell’anno di imposta 2018 un reddito non superiore a 35.000 euro la cui attività sia stata limitata dai provvedimenti restrittivi emanati in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da Covid-19;
  • ai lavoratori che abbiano percepito nell’anno di imposta 2018 un reddito compreso tra 35.000 e 50.000 euro e abbiano cessato o ridotto o sospeso la loro attività in conseguenza dell’emergenza epidemiologica.0


L’indennità verrà corrisposta a condizione che il soggetto richiedente abbia adempiuto agli obblighi contributivi previsti con riferimento all’anno 2019.

Per i giornalisti che hanno i requisiti, il bonus andrà a sommarsi alle misure di sostegno già deliberate dal Comitato amministrato dell’Inpgi.

PER APPROFONDIRE

Dal seguente link è possibile scaricare il modulo per richiedere il bonus

Al collegamento, le FAQ predisposte dalla Federazione nazionale della stampa sulle misure di sostegno per i lavoratori autonomi (scaricabili anche di seguito)

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Gli autonomi nel decreto ‘Cura Italia’: segnale positivo dal Governo

I giornalisti autonomi, precari e freelance, al pari di tutti i liberi professionisti, sono compresi nelle misure di tutela e sostegno previste dal decreto “Cura Italia”. Il risultato, che smentisce le voci inesatte diffuse da alcuni giorni sul “web”, è da ascriversi all’incessante attività di interlocuzione della Federazione della stampa italiana (FNSI), impegnata negli ultimi giorni in un confronto continuo con l’esecutivo. Le risorse per sostenere i giornalisti autonomi e le partite Iva non saranno disponibili da subito, ma verranno inserite all’interno di un decreto ministeriale adottato dal Ministero del lavoro entro trenta giorni. Per tale ragione, ha precisato il segretario generale Raffaele Lorusso, il lavoro della FNSI proseguirà anche nei prossimi giorni.

«Come preannunciato dal governo alla Fnsi nelle numerose interlocuzioni dei giorni scorsi – ha detto Lorusso – i giornalisti sono stati assimilati a tutte le altre categorie di professionisti che fanno riferimento alle Casse previdenziali private. È quindi plausibile che le misure saranno individuate di concerto con le singole casse previdenziali, Inpgi compreso, in tempi auspicabilmente brevi».

L’inserimento dei giornalisti autonomi all’interno del decreto, con tutela pari a quella di tutti i liberi professionisti, rappresenta un segnale importante per la categoria, e un implicito riconoscimento del ruolo centrale dell’informazione da parte del Governo guidato da Giuseppe Conte. «Ci auguriamo – ha commentato Mattia Motta, presidente della Commissione lavoro autonomo FNSI – che questo traguardo si possa riverberare positivamente anche sui lavori del Tavolo per l’equo compenso. Allargare le tutele retributive ai lavoratori non dipendenti è di vitale importanza per l’intera compagine giornalistica».

Il provvedimento, nello specifico, prevede per i professionisti la costituzione di un fondo per il reddito di “ultima istanza”. Si tratta di uno strumento per il riconoscimento di una indennità economica ai lavoratori. Alla definizione del  decreto che dovrà essere emanato, nell’arco di un mese, dal Ministero del lavoro concorreranno tutti gli istituti previdenziali delle professioni ordinistiche, tra cui l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani (Inpgi).

Per evitare la diffusione di notizie false, che trovano terreno di propagazione tra lavoratori sotto pressione a causa della diminuzione del carico lavorativo, il coordinamento dei lavoratori giornalisti autonomi, precari e freelance di #ControCorrente ha lanciato un appello alla responsabilità. «Ci troviamo – si legge nel testo – in un momento in cui è richiesta a tutti serietà e responsabilità. Ci sono persone che hanno lavorato per giorni e continueranno a farlo in silenzio e con onestà. Non lasciamo che il loro sforzo per la categoria sia confuso con le manie di protagonismo elettorale di pochi».

(Fonte: Articolo21)