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Inpgi

Contro le fake news

Il Cda dell’Inpgi a fine giugno 2021, rispondendo alla legge che imponeva il riequilibrio dei conti dell’istituto, tra le altre cose aveva previsto l’istituzione di un contributo previdenziale aggiuntivo temporaneo dell’1% su base annua per i successivi 5 anni a partire dal 1/1/2022. A fine 2021 il governo ha deciso il passaggio della previdenza dei giornalisti dipendenti nell’Inps. Il Cda dell’Inpgi ha quindi sospeso l’applicazione della delibera chiedendo un parere ai ministeri competenti i quali però ne hanno ribadito l’efficacia nei primi 6 mesi del 2022, cioè fino al passaggio definitivo all’Inps. A ottobre del 2023 l’Inps ha chiesto alle aziende il pagamento entro il 2023.

Va chiarito che, secondo la delibera approvata dal cda dell’Inpgi, non si tratta di un versamento a fondo perduto, ma di un versamento contributivo; un versamento che andrà quindi a incrementare il proprio “castelletto” che poi determinerà la pensione. Trattandosi quindi di un versamento contributivo, l’importo va a detrarre l’ammontare complessivo del reddito e quindi ad abbassare la tassazione generale che verrà automaticamente conguagliata nella propria busta paga: fino a 15.000 euro lordi è il 23%, da 15.001 a 28.000 è il 25%, da 28.001 a 50.000 euro lordi è il 35%, oltre 50.000 è il 43%.Alcuni esempi. Reddito di 40.000 euro lordi annui. Aliquota 1% su base annua 400 euro applicazione per 6 mesi 200 euro. Detrazione del 35% per l’abbassamento del reddito complessivo 70
pagamento effettivo 130 euro. Reddito di 60.000 euro lordi annui.
Aliquota 1% su base annua 600 euro applicazione per 6 mesi 300 euro
Detrazione del 43% per l’abbassamento del reddito complessivo 129
pagamento effettivo 171 euro. Reddito di 80.000 euro lordi annui.
Aliquota 1% su base annua 800 euro applicazione per 6 mesi 400 euro
Detrazione del 43% per l’abbassamento del reddito complessivo 172
pagamento effettivo 228 euro. Reddito di 100.000 euro lordi annui. Aliquota 1% su base annua 1.000 euro applicazione per 6 mesi 500 euro
Detrazione del 43% per l’abbassamento del reddito complessivo 215
pagamento effettivo 285 euro. Il proprio montante contributivo, quello che cioè determinerà la pensione, viene aumentato dell’intero importo previsto dall’aliquota aggiuntiva (per redditi di 40.000 euro sono 200 euro, per quelli da 100.000 sono 500) e non da quanto trattenuto in busta paga. Un’ultima cosa. Il rispetto della legge che imponeva a Inpgi l’obbligo di tentare una manovra sui conti dell’istituto ha consentito all’istituto di presentarsi con le carte in regola alla successiva trattativa che ha portato a un risultato assolutamente non prevedibile: LE PENSIONI DEI GIORNALISTI, NONOSTANTE IL PASSAGGIO ALL’INPS, VENGONO CALCOLATE CON IL SISTEMA MISTO E CON IL SISTEMA RETRIBUTIVO FINO AL 2016. Questo fatto ha permesso di mantenere inalterate le pensioni che nel caso opposto avrebbero avuto un taglio che, per i lavoratori con maggiore anzianità, poteva arrivare anche al 30%.

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Formazione SINDACATO

La scuola di formazione sindacale per Cdr e Assostampa

Al via la scuola di formazione sindacale per Cdr e Assostampa, un percorso online articolato in 10 lezioni tecniche di approfondimento dedicate alle tematiche di maggior interesse per la dialettica sindacale nel confronto, anche quotidiano, con le aziende.

«Nella ferma convinzione che i Comitati e i fiduciari di redazione, insieme con le Associazione regionali di Stampa, rappresentino gli avamposti territoriali a presidio della tutela dei diritti dei giornalisti, ho reputato opportuno, in accordo con la segreteria federale e col Dipartimento sindacale, avviare una serie di incontri formativi e di aggiornamento», spiega la segretaria generale Alessandra Costante.

A curare il ciclo di incontri saranno i dirigenti dell’Area Studi, Legali e Sindacale della Fnsi: gli avvocati Ottavia Antoniazzi e Giuseppe Catelli.

Fra gli argomenti che saranno affrontati: il ruolo dei Cdr nelle procedure di contratto; gli ammortizzatori sociali di settore; i prepensionamenti ex legge 416/81; il ruolo dei Cdr nella definizione dell’accordo sindacale sullo smart working; i licenziamenti collettivi e il licenziamento individuale.

E ancora: focus sui contratti dei giornalisti Fieg-Fnsi, Aeranti-Corallo e Anso-Fisc, tra istituti economici e istituti normativi; le novità che interesseranno il settore a partire dal 2024, ad esempio in relazione alla Naspi; gli strumenti di tutela della genitorialità e il welfare aziendale.

Le lezioni, della durata di circa tre ore ciascuna, si svolgeranno in modalità da remoto tramite la piattaforma Google-Meet. Si parte venerdì 21 aprile 2023 e si prosegue al ritmo di un paio di incontri mensili fino a dicembre.

Per qualsiasi informazione è possibile rivolgersi a FNSI e Sindacato regionale.

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SINDACATO

Chiusura ferie estive – Schließung wegen Ferien

L’ufficio del Sindacato regionale dei giornalisti, dell’INPGI e della CASAGIT resterà chiuso per ferie da mercoledì 4 agosto a mercoledì 25 agosto 2021.  

Die Büros der Journalistengewerkschaft, des INPGI und der CASAGIT bleiben vom Mittwoch, 4. August bis Mittwoch, 25. August 2021 wegen Ferien geschlossen.

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SINDACATO

Chiude il giornale ‘TRENTINO’: da domenica non sarà più in edicola

La chiusura del quotidiano Trentino è una giornata di lutto per l’informazione libera e per la democrazia, che interrompe una storia di 75 anni del giornale nato come Alto Adige, trasformato in Trentino nel 2000, diventata testata autonoma con un proprio direttore tre anni fa. Giornale che ha accompagnato dal secondo dopoguerra fino ad oggi la rinascita, la ricostruzione, le trasformazioni politiche, economiche e culturali di questo territorio specialissimo di confine e di ponte tra il mondo italiano e quello tedesco.

Come scrive oggi il direttore Paolo Mantovan nel suo saluto di commiato: il Trentino è stato un pezzo importante di democrazia, un luogo in cui la comunità si è misurata e costruita. Perdere una voce – ha concluso Mantovan – in un momento in cui la democrazia conosce capitoli come quello del Campidoglio a Washington, dove, graffiato sulle pareti durante l’invasione del 6 gennaio, si leggeva “murder the media” (“uccidi il giornalismo”), perdere una voce è un grave rischio per tutti.

Credo che queste parole racchiudano plasticamente l’amarezza con la quale è stata accolta ieri la decisione repentina della società editrice, proprietaria oltre che dei giornali di lingua italiana Trentino anche dell’Alto Adige, dell’Adige, di Radio Dolomiti, che, senza preavviso ha chiuso il giornale con effetto immediato e annunciato di mettere in cassa integrazione a zero ore tutti i 19 giornalisti.

Rimarrà – di fatto sulla carta – la testata “online”, alimentata dalla redazione infragruppo, che quindi non assorbirà nessuno dei giornalisti rimasti senza lavoro.

Decisione che disattende l’impegno sottoscritto due mesi fa dall’azienda che, in concomitanza con l’annuncio della fusione per incorporazione di SETA Spa in SIE Spa del 18 novembre 2020, dichiarava che si sarebbe impegnata a presentare entro il mese di gennaio 2021, per ogni giornale del gruppo, un nuovo piano editoriale per il mantenimento dell’autonomia delle testate e per il rilancio delle stesse sul mercato e che, dall’operazione aziendale, non si sarebbero avute ricadute occupazionali eccedenti al numero degli esuberi già individuati dall’azienda nell’ultimo anno.

Già la prossima settimana comincerà il confronto sindacale per la ricollocazione dei 19 colleghi.

Secondo il sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana la decisione dell’editore è anche la conseguenza di una evidente posizione dominante raggiunta sul mercato editoriale regionale, sulla quale rimane quanto mai necessaria una riflessione in sede politica e parlamentare.

Rocco Cerone Segretario sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige

– Leggi anche: SJG, Assostampa Trento e FNSI su chiusura quotidiano ‘TRENTINO’

– Leggi anche: Chiude il giornale ‘Trentino’. La nota dei giornalisti dell'”Adige

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SINDACATO

Video33/Sdf: Sjg e Fistel Cisl assicurano continuità e salvaguardia dei posti di lavoro

Sindacato Giornalisti del Trentino Alto Adige-FNSI insieme a Fistel Sgb Cisl di Bolzano hanno firmato con la nuova proprietà di Video33/Sdf, B33, un accordo per la continuità aziendale e la salvaguardia dei 13 posti di lavoro: sette giornalisti e sei tecnici di produzione. Lo rende noto un comunicato congiunto del Sindacato regionale giornalisti FNSI- Fistel Sgb Cisl Bolzano.

Da sottolineare – prosegue la nota – la trasformazione di due contratti Frt in Ccnlg FNSI-Aertanti Corallo e la prosecuzione dei due praticantati giornalistici in contratti a tempo indeterminato. Intesa che rafforza in tal modo le redazioni italiana e tedesca con tutte le tutele tipiche previste dal contratto giornalistico dell’emittenza locale privata.

Soddisfazione è stata espressa dai segretari Rocco Cerone e Bianca Catapano per le garanzie occupazionali e sulle prospettive di sviluppo dell’azienda da parte della nuova proprietà, la Famiglia Baronio, che ha già una significativa presenza professionale nel settore radiotelevisivo in Italia con Telecolor.

Sindacato Giornalisti e Fistel Sgb Cisl sono fiduciosi di potere instaurare con la nuova proprietà future relazioni industriali nell’ottica della reciproca collaborazione e confronto continuo nell’interesse dei lavoratori e dell’azienda, conclude il comunicato sindacale.

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SINDACATO

Stipendio da fame: Sindacato e Ordine dei giornalisti contro il Comune di Mezzolombardo

Il Comune di Mezzolombardo non tiene conto dell’articolo 36 della Costituzione Italiana, che “sancisce il diritto per ogni lavoratore ad una retribuzione proporzionata a quantità e qualità del suo lavoro sufficiente ad assicurare a sé ed alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
Lo denunciano il Sindacato dei Giornalisti del Trentino Alto Adige-FNSI e l’Ordine dei Giornalisti della Regione, che chiedono il ritiro del bando per un giornalista , retribuito 450 euro lordi al mese più Iva.

L’amministrazione comunale ha approvato una selezione che scade lunedì 11 gennaio per un addetto stampa prevedendo un compenso inadeguato rispetto all’incarico e alle mansioni richieste.

Il Sindacato regionale dei giornalisti FNSI e l’Ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige ritengono inaccettabile che un’amministrazione pubblica offra 5.400 euro lordi all’anno oltre all’Iva per la direzione del bollettino comunale, la gestione dei rapporti istituzionali con gli organi di informazione e l’organizzazione di conferenze stampa, la raccolta di informazioni relativa all’attività amministrativa e la rassegna stampa quotidiana (comprensiva del monitoraggio e aggiornamento dei “social-network” istituzionali) ed il controllo continuo dell’Albo della Provincia Autonoma di Trento e della Comunità Rotaliana Koenisberg in relazione a provvedimenti di interesse per l’amministrazione.

L’attività richiesta dal Comune, oltre a gettare un’ombra sulla capacità amministrativa dell’ente (dato che alcune mansioni sconfinano nella segreteria comunale), rappresenta uno svilimento della professione giornalistica e della dignità del lavoratore, ma anche uno sfregio dei principi fondanti della Repubblica Italiana, che al primo rigo della Carta Costituente ricorda che “la Repubblica è fondata sul lavoro”.

Si chiede pertanto all’amministrazione comunale di Mezzolombardo di ritirare immediatamente il bando in questione e si invitano i colleghi a disertare il bando medesimo che non rispetta i minimi principi costituzionali.

(Immagine di copertina: Giskard, Wikimedia commons)

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SINDACATO

Inpgi, equo compenso, carcere e bavagli, Lorusso: «Bene il premier Conte, ora soluzioni in tempi brevi»

«Le parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sulle questioni più urgenti per il mondo dell’informazione, pronunciate nel corso della conferenza stampa di fine anno, sono incoraggianti. L’auspicio è che i tavoli aperti possano portare a soluzioni in tempi brevi». Lo afferma il segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, Raffaele Lorusso.

«Il premier – aggiunge – conferma la volontà del governo di mettere in sicurezza l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani salvaguardandone l’autonomia, senza alimentare ipotesi suggestive, ma attraverso un processo di allargamento della platea degli iscritti ai comunicatori e misure di rafforzamento, su cui è in corso il confronto fra presidenza del Consiglio, ministeri competenti, Inpgi e Fnsi. Allo stesso modo, va affrontato il problema della lotta al precariato e della definizione dell’equo compenso per i giornalisti lavoratori autonomi, oggetto di discussione fra il sottosegretario con delega all’editoria, Andrea Martella, Fnsi e Fieg, sul quale si attendono le prime risposte entro febbraio».

Per il segretario Fnsi, «analoga accelerazione è auspicabile per l’approvazione dei progetti di legge per contrastare le querele bavaglio e cancellare il carcere per i giornalisti. Si tratta di proposte ferme in parlamento. Le stesse Camere non possono più rimandare la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo. Su questi temi non sono irrilevanti la volontà politica e l’impulso del governo. Per questo – conclude – la Federazione nazionale della Stampa italiana continuerà a portare avanti le istanze della professione con spirito costruttivo in tutti i tavoli di confronto per favorire le soluzioni».

(Fonte: FNSI)

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Inpgi PREVIDENZA E SALUTE

Conte: «Garanzia pubblica impossibile per l’Inpgi, lavoriamo per allargare la platea»

Aprendo la tradizionale conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio tocca alcuni temi che riguardano il presente e il futuro della categoria e ribadisce la disponibilità del governo al confronto. Se l’equo compenso è «una questione molto complicata», per l’Ente di previdenza l’auspicio è che «possa camminare con le proprie gambe».

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte conferma la disponibilità del governo a mettere in sicurezza l’Inpgi. Lo fa durante la tradizionale conferenza stampa di fine anno, ribadendo i vincoli di legge e l’impossibilità di qualsiasi sostegno diretto e indiretto ad una Cassa previdenziale privatizzata quale è l’istituto di previdenza dei giornalisti, e dunque l’impossibilità di perseguire l’idea di una ‘garanzia pubblica’ per l’Ente, ma anche auspicando «che si allarghi la base della platea contributiva ai comunicatori e si riesca a costruire un equilibrio finanziario ed economico che – afferma – consenta all’Inpgi di camminare con le gambe proprie. Dobbiamo lavorare insieme».

Introducendo la conferenza stampa, aperta da un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del Covid e in solidarietà dei loro familiari, Conte tocca poi alcuni temi di rilievo per la professione, dalle querele bavaglio, all’abolizione del carcere per i cronisti, fino alla definizione dell’equo compenso per i lavoratori autonomi, ribadendo l’apertura dell’esecutivo al confronto e a lavorare con i rappresentanti della categoria.

Se sull’equo compenso il premier esprime la consapevolezza che si tratta di «una questione molto complicata» e che «complici anche le difficoltà dello scenario macroeconomico, purtroppo si sta diffondendo sempre più il precariato», riguardo al carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa «si tratta – rileva – di trovare un punto di equilibrio fra il diritto fondamentale alla manifestazione del pensiero e un grumo di diritti di pari dignità costituzionale».

E ricordando, infine, che su iniziativa della ministra Lamorgese e del sottosegretario Martella è stato riattivato l’Osservatorio del Viminale sulle minacce ai cronisti, tema che «seguiamo con grande attenzione», Conte conclude osservando che sulle querele bavaglio «ci sono varie iniziative parlamentari ed è giusto si trovi una sintesi: il governo è disponibilissimo a dare il suo contributo».

(Fonte: FNSI; foto: governo.it)

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Articolo 21 GRUPPI

Il sindaco di Trento ringrazia i giornalisti, ricordando Agitu

Ianeselli durante incontro con Keller (Odg) e Cerone (Sjg): “L’informazione fondamentale strumento di controllo del potere”

“L’informazione continua ad essere fondamentale. Nonostante la disintermediazione garantita dai social, che ti consentono di avere un rapporto diretto con i cittadini, resta indispensabile il ruolo di chi controlla il potere, indagando e facendo domande. Per questo ringrazio i giornalisti per il loro lavoro, essenziale sia a livello nazionale e internazionale, sia a livello locale, tanto più in questo periodo di pandemia”.

Proprio a causa del Covid, non c’è stato quest’anno il tradizionale scambio di auguri tra la Giunta comunale e i giornalisti. Ma il sindaco Franco Ianeselli ha voluto comunque ringraziare la categoria, autorevolmente rappresentata stamattina alla conferenza stampa di fine anno dal presidente dell’ordine dei giornalisti regionale Mauro Keller e dal segretario del Sindaco dei giornlisti del Trentino Alto Adige Rocco Cerone. Dopo aver augurato al sindaco di “intrattenere sempre buoni rapporti con la stampa”, Keller ha sottolineato come “la trasparenza debba passare sempre attraverso le domande dei giornalisti: e le domande bisogna continuare a farle finché non si ottiene risposta”.

A proposito dell’intermediazione che spesso “dà fastidio”, Cerone ha ricordato i 50 giornalisti uccisi nel 2020 (dati di Reporters sans frontières), anticipando che “in occasione della giornata mondiale della libertà di stampa, il 3 maggio, Trento, città del Concilio, ospiterà un evento sul tema”. Del resto, come ha ricordato il sindaco, da sempre città dei diritti umani, Trento si è già messa a disposizione per “ospitare i giornalisti minacciati per il loro lavoro e per le loro inchieste”.

Il breve momento di riflessione sul ruolo dell’informazione si è concluso con un ricordo di Agitu Ideo Gudeta, l’imprenditrice di origine etiope uccisa ieri nella sua casa di Frassilongo. “Poco fa, a nome di tutta la Giunta, ho deposto una corona di fiori davanti al negozio di Agitu a Trento. L’ho incontrata più volte in passato, l’ultima in campagna elettorale in piazza Santa Maria Maggiore. Ricordo che ci siamo incoraggiati a vicenda. E quando ieri sera, durante il Consiglio comunale, il presidente Piccoli ci ha dato la notizia della sua morte, nessuno più riusciva a parlare”, ha concluso Ianeselli.

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GRUPPI Ordine dei giornalisti

Ordine dei giornalisti nel caos: i giochi di Verna per impedire il voto

È sconcertante quanto sta accadendo al Senato, nell’imbarazzante silenzio del presidente nazionale dell’Ordine, Carlo Verna. Un emendamento al decreto Agosto – a firma di quattro esponenti di M5S (i campani D’Angelo e Puglia, la siciliana Floridia e il pugliese Dell’Olio,) propone di introdurre una modifica alla Legge Professionale 69/1963 e, nell’attesa, di prorogare per un anno, fino al 25 ottobre del 2021, l’attuale Consiglio nazionale dell’Ordine e gli Ordini regionali. Una proposta di riforma di cui non vi è traccia in alcun dibattito all’interno della categoria e che, evidentemente, è stata suggerita da qualche “manina” che conosce bene i meccanismi dell’Ordine. Inquietano anche il modo e il merito con cui viene affrontata la questione dei comunicatori.

Perché tutto questo silenzio?

L’esistenza di questo emendamento fa chiarezza sui finora inspiegabili tentativi di rinviare le elezioni per il rinnovo dei rappresentanti in seno all’Ordine, fissate fin dallo scorso mese di giugno per l’ultima domenica di settembre e le prime due di ottobre. Tentativi di rinvio che ignorano le indicazioni del Ministero della giustizia, il quale non più tardi di una settimana fa ha ribadito che non vi sono motivi che possano giustificare un rinvio delle date fissate, tantomeno la cosiddetta emergenza Covid-19, considerato che in tutta Italia si voterà anche per Referendum e amministrative.

Le elezioni si devono svolgere regolarmente nelle date in cui 18 Ordini regionali su 20 le hanno convocate, rispettando le scadenze di legge. Qualsiasi rinvio, peraltro privo di motivazione, espone al rischio che la situazione di contagio peggiori e non non sia più possibile votare: cosa che permetterebbe a qualcuno di restare incollato alla poltrona il più possibile. In barba al diritto dei colleghi di scegliere i propri rappresentanti alla scadenza definita dalla normativa.

EmilioAlbertario
GianlucaAmadori
FabioAzzolini
AntonellaBaccaro
GiannettoBaldi
IdaBaldi
RobertaBalzotti
CarloBartoli
LorenzoBasso
LauraBerti
FedericoBonelli
PaoloBorrometi
MarioBosonetto
LucioBussi
CristinaCaccia
MimmaCaligaris
MichelaCanova
ValerioCataldi
Rocco CeroneCerone
Angelo ConteConte
MarcoConti
UbaldoCordellini
ElisabettaCosci
CristinaCosentino
BeatriceCurci
RobertaD’Angelo
GuidoD’Ubaldo
DanielaDe Robert
LuciaDel Vecchio
MaurizioDi Schino
VittorioDi Trapani
FramcoElisei
SilviaFabbi
SerenaFasiello
AndreaFerro
WalterFiligrana
Diana AngelaFormaggio
BrunoFracasso
FabrizioFranchi
LucaFrati
LidiaGaleazzo
BeppeGandolfo
SilviaGarambois
SilviaGarbarino
FulvioGardumi
GiorgioGasco
ElenaGiordano
AugustoGoio
GabrieleGuccione
GiovannaGueci
IgnazioIngrao
MauroKeller
MauroLando
GraziaLeone
MariaLepri
RobertaLisi
MicheleLorusso
ValentinoLosito
DanielaMacheda
IvanoMaiorella
Peter Malfertheiner
AlessandraMancuso
GiampaoloMarchini
ClaudioMarincola
ElisabettaMarincola
Maria teresaMartinengo
GiosèMarzano
RobertoMastroianni
RossellaMatarrese
CristinaMazzariello
NadiaMonetti
GianniMontesano
SilviaMotroni
GiuseppeMurru
SoniaOranges
EduardoOrlando
FrancescoPadoa
FilippoPaganini
MaurizioPaglialunga
Marco NicolòPerinelli
PinaPetta
GianfrancoPiccoli
SilviaResta
PieroRicci
RobertoRinaldi
AndreaRustichelli
GiorgioSantelli
PaolaSembenotti
PaoloServenti Longhi
BeppeSgambellone
Gian marioSias
PaolaSpadari
GiampieroSpirito
ElisabettaStefanelli
FrancescoStrippoli
GianfrancoSummo
RosariaTalarico
StefanoTallia
MarinaTesta
TizianoTrevisan
AlessioVallerga
MarcoVignudelli
LuciaVisca
MariaZegarelli
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Articolo 21 GRUPPI

“L’atomo opaco del Male” che ha spezzato la vita di Willy

Giovanni Pascoli a seguito della scomparsa tragica della morte del padre, avvenuta il 10 agosto del 1986, in circostanze rimaste ignote, scrisse la poesia X Agosto dedicandola alla sua memoria. L’ultimo verso recita: «E tu, cielo, dall’alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d’un pianto di stelle lo inondi quest’atomo opaco del Male!» Lo possiamo paragonare a ciò che è diventato il nostro paese? Un “atomo opaco del Male” dove la violenza si è insinuata nelle pieghe di una società sempre più a rischio di imbarbarimento. L’odio diffuso assume sempre più una forma esasperata che si manifesta non solo con atti di aggressività fisica, ma anche tramite il linguaggio delle parole scelte per scagliare pensieri di intolleranza, razzismo e supremazia nei confronti di chi è diverso da noi per colore della pelle, provenienza etnica, condizione sociale. Anche di fronte ad azioni criminali e delittuose sembra ergersi una difesa ad oltranza del colpevole e mai della vittima, come se il responsabile di un gesto o di un’azione lesiva nei confronti del prossimo, possa essere giustificato e non certo per legittima difesa.

Il Male che sovrasta ogni forma di pietà e di compassione si sta impossessando sempre più nell’esprimere sentimenti feroci dove è assente qualunque logica e razionalità nel saper discernere tra chi ha procurato violenza e chi, invece, l’ha subita. L’omicidio di Willy è l’ultimo caso di cronaca che l’Italia deve registrare quasi quotidianamente e appare come la plastica dimostrazione delle parole del poeta. Non a caso il Fatto Quotidiano di domenica 13 settembre, nel riportare la descrizione del suo funerale titola: Addio, piccolo Willy: il feretro della civiltà è accanto alla tua bara“. Un sinistro presagio diventa crudele realtà a cui sembriamo ormai tutti assuefatti e impotenti. Se lo chiede giustamente Enrico Fierro, l’estensore dell’articolo: «Ma la Politica, il mondo culturale e dell’informazione, l’opinione pubblica, hanno capito cosa siamo diventati? Hanno capito che nella bara invisibile abbiamo tumulato la pietà, la compassione, il rispetto della vita umana? Ci vorrebbe un poeta d’altri tempi per sbatterci in faccia quello che rifiutiamo di vedere. L’omologazione, l’obbligo di dover essere tutti uguali nell’illusione». La violenza comunicativa della politica non è esente da una responsabilità per lo meno morale.

Il giornalista sa a chi riferirsi: un poeta contemporaneo nel senso più vasto del termine, che non solo aveva capito ma ne ha pagato tragicamente le conseguenze per essere stato assassinato: «La cultura della sopraffazione, il linguaggio sbrigativo e violento. Un poeta c’era e una cinquantina d’anni fa seppe prevedere cosa saremmo diventati. Pier Paolo Pasolini lo uccisero il giorno dei morti nel 1975, una sera, ad Ostia. A calci , pugni, colpi in testa. Come Willy.» E Willy lo continuano ad uccidere con altrettanta violenza chi usa i social per scaricare o meglio “vomitare” su una vittima inerme e privata della sua vita con l’unica colpa di aver cercato di fermare altra violenza: «Spero che vengano liberati presto, non è giusto che siano in carcere per un delinquente che è arrivato qua sicuramente in modo illegale, anche se mi dispiace per sua madre che percepirà 35 euro in meno al giorno. RIP».

Il nome di chi si firma è di una donna ma dietro il suo profilo è facile che si celi un’identità diversa. Come possa arrivare una mente umana a trarre una conclusione del genere è praticamente impossibile e forse potrebbe diventare materia d’indagine della psicoanalisi nel tentare di trovare quell’”atomo opaco del Male” capace di danni irreversibili anche solo con il disprezzo della vita altrui. Inutile cercare altre spiegazioni come da giorni cercano di scoprire i mass media andando a rovistare nelle vite di chi ha commesso questo efferato delitto. E a chi, sempre sui social, diventati una discarica dei più abietti, aberranti commenti, applaude il martirio subito da Willy, chiamando “eroi” i sospettati aguzzini, solo per aver eliminato una “scimmia”; tocca profondamente nell’animo la risposta della madre Lucia Monteiro nel suo composto e riservato dolore (encomiabile la riservatezza e il rifiuto di rilasciare interviste da parte della famiglia del ragazzo nato in Italia ma di origini capoverdiane): «Mi hanno portato via mio figlio in modo orribile. Gli hanno fatto male, tanto male. Picchiato in maniera selvaggia. Avrà sofferto, chissà quanto. E lui che non poteva fare niente, a terra, indifeso. Lui aveva tanto da vivere. Non cerchiamo vendetta, vogliamo solo giustizia. Crediamo nei giudici e a loro chiediamo di farla. A nessuno, mai, deve capitare in futuro quello che è accaduto».

Gli odiatori seriali da tastiera abbiano la decenza di rispettare un dolore che ha procurato sgomento in tutta Italia e non solo, ammettendo una volta tanto che il loro odio è verso se stessi per l’incapacità di amare e di essere amati. Franco Floris direttore della rivista “Animazione sociale” nell’intervenire ad un convegno sulla qualità dei servizi alla persona spiegava come «(…) dentro la vita sociale ogni persona ha l’esigenza di riscoprire, lungo le fasi della vita, che legame ci sia tra l’essere io-me e l’essere io-noi. In altre parole, ogni persona ha da riscoprire qual è il cordone ombelicale che lo lega agli altri. Questo è un problema enorme, perché in questo momento ci sono intere fasce non solo di giovani, ma di adulti che non sanno più trovare quale sia quel legame che li unisce agli altri e che permette loro di sentirsi un noi collettivo, prima che un individuo singolo». Willy lo aveva trovato quel legame e qualcuno l’ha spezzato con inaudita ferocia.

«Siamo sconvolti per la morte di Willy, pestato a morte per aver difeso un amico contro la violenza. Il suo volto sorridente resterà come un’icona di amicizia e di solidarietà, che richiama i compiti educativi e formativi della scuola e dell’intera nostra comunità. In coerenza con questi valori occorre spiegare il massimo impegno per contrastare chi pratica una violenza vile e brutale, chi la predica o la eccita nei social». Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, discorso in occasione della cerimonia d’inaugurazione dell’anno scolastico 2020/21 alla scuola “Guido Negri”, di Vò Euganeo

Pubblicato sul sito www.articolo21.org

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SINDACATO

Premio giornalistico “Rossella Minotti” 2020

Il comitato promotore del Premio giornalistico «Rossella Minotti» istituisce e bandisce l’edizione 2020 dell’iniziativa. Possono partecipare gli iscritti ad una delle Associazioni regionali di Stampa federate nella Fnsi. Il termine per inviare gli articoli è il 30 novembre 2020. Il premio assegnerà ai vincitori 3.000 euro complessivi

Il premio giornalistico è intitolato alla memoria di Rossella Minotti, collega prematuramente scomparsa nel 2019. L’iniziativa parte dalla famiglia di Rossella con la partecipazione e il patrocinio di FNSI e ALG. Il comitato promotore è formato da: Raffaele Lorusso (segretario generale FNSI), Paolo Perucchini (presidente ALG) ed Edmondo Rho, giornalista e marito di Rossella Minotti (in rappresentanza della Famiglia).

IN ONORE DI ROSSELLA

Rossella Minotti, nata a Pescara, dopo la laurea svolse il suo praticantato frequentando l’Istituto per la Formazione al giornalismo (IFG) di Milano. Diventata professionista, lavorò ad “Amica” e quindi, per quasi tutta la sua vita, a “Il Giorno”, dove terminò la carriera come caporedattore. Ci ha lasciati, a causa di una malattia crudele, a soli 56 anni d’età, l’11 marzo 2019. Rossella aveva sempre nel suo grande cuore i giovani, in cui credeva molto: come capo cronista e poi capo redattore, ha fatto crescere professionalmente tante colleghe e tanti colleghi. Perciò il premio giornalistico a lei intitolato è riservato ai giovani under 35. Rossella, inoltre, era una giornalista molto impegnata nella difesa dei nostri diritti: ha fatto parte del Consiglio Nazionale Fnsi, a più riprese del Cdr del proprio giornale ed è stata in più mandati nel Collegio dei probiviri e nel Consiglio direttivo dell’ALG. Perciò il comitato promotore ha ritenuto giusto che il premio a lei intitolato sia riservato a chi è iscritta/o al sindacato dei giornalisti, quale prima iniziativa in Italia che premia, tra i soli giovani soci delle Associazioni Regionali di Stampa federate nella FNSI, le colleghe e i colleghi più meritevoli.

A CHI SI RIVOLGE IL PREMIO

Potranno concorrere al ‘Premio giornalistico Rossella Minotti’ tutte le giornaliste e tutti i giornalisti d’Italia (con iscrizione nell’albo dei professionisti o dei pubblicisti o nel registro dei praticanti) purché: – abbiano al massimo 35 anni d’età (nel 2020 possono partecipare le persone nate nel 1985 e anni seguenti); – facciano anche parte di una Associazione Regionale di Stampa e di conseguenza della FNSI. Sono previste due sezioni del ‘Premio giornalistico Rossella Minotti’: – quotidiani, periodici e agenzie di stampa; – web, radio e televisioni. La dotazione del Premio è di 3.000 euro annui, da suddividere nelle due sezioni: quindi andranno 1.500 euro a entrambi i vincitori. I partecipanti dovranno inviare i loro articoli, pubblicati entro il 31 ottobre 2020, alla segreteria del Premio (all’ALG, viale Monte Santo 7, Milano, tramite mail o con consegna diretta) e ciò dovrà avvenire entro il successivo 30 novembre 2020. Dopo di che la giuria proclamerà i vincitori delle due sezioni, con consegna del Premio a gennaio 2021.

Regolamento ‘Premio giornalistico Rossella Minotti’ 2020

Art. 1 – Il ‘Premio giornalistico Rossella Minotti’ (di seguito, ‘Premio’) ha cadenza annuale e si rivolge alle giornaliste e ai giornalisti under 35 (i candidati per l’edizione 2020 non dovranno aver compiuto i 35 anni al 31/12/2020) di cui risulti la regolare iscrizione all’Ordine (elenco professionisti, elenco pubblicisti o registro praticanti) e a una delle Associazioni Regionali di Stampa federate nella FNSI.

Art. 2 – La partecipazione al Premio è gratuita.

Art. 3 – Il tema di questa edizione 2020 del Premio è libero. Gli elaborati dei partecipanti saranno suddivisi in due sezioni: – quotidiani, periodici e agenzie di stampa; – web, radio e televisioni.

Art. 4 – Le giornaliste e i giornalisti interessati a partecipare dovranno far pervenire un lavoro (formato testo, video, audio, web doc) in lingua italiana, pubblicato da una testata registrata entro il 31 ottobre 2020. Gli elaborati non dovranno superare le 9 mila battute di lunghezza e/o i 5 minuti di durata. È possibile partecipare solo agli iscritti al sindacato dei giornalisti.

Art. 5 – Gli elaborati dovranno essere inviati entro il 30 novembre 2020, all’indirizzo mail: premio.rossellaminotti@assogiornalisti.it

oppure consegnati direttamente alla segreteria del Premio, nella sede dell’Associazione Lombarda Giornalisti, in viale Monte Santo 7, Milano. Per informazioni: tel. 02/6375202 oppure 02/6375204.

Ogni partecipante dovrà specificare: nome, cognome, data e luogo di nascita, indirizzo per la corrispondenza, telefono, indirizzo mail, curriculum, numero di tessera di iscrizione all’Ordine e Associazione Regionale della Stampa di appartenenza. A tutti i partecipanti sarà inviata una mail di conferma di ricezione.

Art. 6 – La cerimonia di premiazione si svolgerà entro il mese di gennaio 2021.

Art. 7 – Non si accetteranno servizi firmati con uno pseudonimo.

Art. 8 – I lavori presentati dai partecipanti saranno esaminati da una giuria, che si riunirà entro il 15 gennaio 2021, composta da: – Domenico Affinito (Vicepresidente dell’Associazione Lombarda Giornalisti, in rappresentanza dell’ALG); – Anna Del Freo (Segretario Generale Aggiunto della Federazione Nazionale Stampa Italiana, in rappresentanza della FNSI);

  • Sandro Neri (Direttore de Il Giorno); – Venanzio Postiglione (Vicedirettore del Corriere della Sera); – Edmondo Rho (giornalista, marito di Rossella Minotti, in rappresentanza della Famiglia). Il giudizio della giuria sarà insindacabile. Le motivazioni saranno illustrate nel corso della cerimonia di assegnazione del Premio.

Art. 9 – Ai vincitori delle due sezioni verrà corrisposta la cifra di 1.500 euro ciascuno. La giuria si riserva il diritto di assegnare eventuali menzioni speciali a elaborati meritevoli.

Art. 10 – Le informazioni e gli aggiornamenti sul Premio saranno riportati sui siti:

www.fnsi.it www.alg.it

Il Comitato Promotore del Premio è composto da:

  • Raffaele Lorusso, Segretario generale FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana); – Paolo Perucchini, Presidente ALG (Associazione Lombarda Giornalisti); – Edmondo Rho, giornalista, marito di Rossella Minotti (in rappresentanza della Famiglia).

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Formazione SINDACATO

La passione per la verità. Come contrastare le fake news e la manipolazione attraverso internet e social

«La passione per la verità. Come contrastare le fake news e la manipolazione attraverso internet e social ed arrivare ad una corretta informazione e diffondere un sapere inclusivo». Corso deontologico promosso dalla Libera università di Bolzano insieme a Ordine, Sindacato dei Giornalisti del Trentino Alto Adige e del Veneto, FNSI ed Articolo21.

Introdurranno il corso il presidente del’Ordine dei giornalisti Mauro Keller ed il segretario del Sindacato dei gionalisti del Trentino Alto Adige/Südtirol Rocco Cerone. È previsto un saluto della segretaria del Sindacato dei giornalisti del Veneto Monica Andolfatto.

I relatori sono i curatori del libro «La passione per la verità», Laura Nota e Roberto Reale, dell’Università di Padova. Il libro è edito da Franco Angeli, mentre l’iniziativa editoriale suggella una collaborazione tra l’ateneo patavino e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana.

Interverranno:

  • i professori Federico Boffa e Francesco Ravazzolo, della LUB, animatori del corso di giornalismo insieme a Sindacato e Ordine dei Giornalisti;
  • il giornalista Patrick Rina, della redazione di Bolzano della televisione austriaca pubblica ORF;
  • il presidente della FNSI Giuseppe Giulietti.

Il corso sarà moderato dal giornalista Roberto Rinaldi, referente di Bolzano dell’associazione Articolo21.

I lavori saranno ospitati lunedì 28 settembre dalle ore 9 alle ore 13 alla Kolpinghaus (50 i posti a disposizione); l’accettazione comincerà alle 8.30, per cominciare puntuali alle 9. Si potrà accedere alla Kolpinghaus previa misurazione della temperatura, disinfezione delle mani ed indossando la mascherina. Il corso sarà visibile in diretta streaming sul canale Youtube della facoltà. La partecipazione prevede sei crediti deontologici

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Articolo 21 GRUPPI

Lorusso: «La FNSI nel circuito dell’odio per il suo ruolo: la rete non è porto franco»

Era inimmaginabile e fuori tempo che un Sindacato europeo nel 2020 si trovasse alle prese con attacchi squadristi la cui identità è così simile a quella di un’epoca di regime che sembrava passata per sempre. Eppure è accaduto alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana, in una democrazia dell’Unione europea. Ed è da questo assetto, quasi surreale, che inizia la riflessione di Raffaele Lorusso, il segretario nazionale della FNSI, il sindacato colpito direttamente da una macchina certamente organizzata che ha messo nel mirino il presidente Giuseppe Giulietti e una lunga serie di giornalisti che raccontano l’immigrazione e tutto ciò che ci gira attorno.

«Ci troviamo davanti ad insulti gravi ed è un fenomeno che, purtroppo va avanti da tempo. Lo stiamo analizzando sotto vari profili, intanto quello dell’aggressione vera e propria perché ci sono anche minacce di morte, di violenza fisica e tutto il corollario tipico dello squadrismo che non tollera e attacca ciò che non condivide. Poi – dice Lorusso – stiamo cercando di risalire alla fonte di questo fenomeno. La ‘macchina’ degli insulti ha una matrice o un’ispirazione neofascista e neonazista, ossia riferibile a gruppi che fanno della discriminazione un loro punto di riferimento ideologico. Inoltre c’è l’aspetto che riguarda l’identità di chi insulta e minaccia sul web, molto spesso siamo di fronte ad account o profili che difficilmente sono riconoscibili o riconducibili ad una persona fisica, eppure alimentano la famosa ‘batteria’ che parte con notizie specifiche, quelle sui migranti».

Le minacce a Giuseppe Giulietti, presidente della FNSI, sono l’indicatore che si è superato il segno e che si vuole attaccare un organismo intero, una funzione democratica, in questo caso il sindacato dei giornalisti. Cosa si fa ora, in concreto?

«Come ho detto, stiamo analizzando il fenomeno da tempo e ora lo monitoriamo con maggiore attenzione. L’avvocato Giulio Vasaturo, per conto della Federazione sta raccogliendo tutte le prove per presentare un esposto e procedere all’accertamento delle responsabilità con l’ausilio delle forze investigative e andremo fino in fondo a questa storia perché è gravissimo l’attacco a Beppe Giulietti e alla FNSI, quindi a tutti i giornalisti. Ricordiamo la genesi di questi attacchi: Giulietti, come sempre, ha difeso la professione e la democrazia, ha difeso i colleghi che smascherano le bufale sui migranti e in quest’ultimo periodo ce ne sono state molte. Mi riferisco, per esempio, alla notizia dei cani mangiati dai migranti a Lampedusa, che, oltre ad essere una palese bufala, è stata anche una storia capace di creare allarme sociale e tensione. I colleghi che hanno svelato la verità sono stati vittime di vili e pesantissimi attacchi, Giulietti ha fatto il Presidente della Fnsi e con la sua sensibilità li ha difesi. Questa è la storia. Poi c’è altro».

Ancora altro?

«Sì. Qui ci sono account e persone fisiche che non riconoscono l’Articolo 3 della Costituzione, che fanno delle discriminazioni razziali, ideologiche, politiche una loro idea precisa da promuovere e chiunque non la pensi o non sostenga ciò che dicono e pensano  finisce nel mirino. Questo è squadrismo. Che, peraltro, non si consuma solo con insulti in rete. Ci sono colleghi sotto scorta perché dagli insulti in rete si è passati al pericolo concreto per la loro incolumità fisica. Paolo Berizzi è sotto tutela perché ha scritto di gruppi neonazisti e dei loro affari, altri colleghi sono stati minacciati per lo stesso tipo di racconto. Tutto questo è impensabile, inaccettabile».

Da giornalista, come giudica il paradosso per cui chi smaschera le bufale viene preso di mira? Siamo vicini al nobilitare il falso di cronaca, l’opposto di ciò che si chiede ad un giornalista?

«C’è di più: non si tratta solo e sempre di pubblicare e veicolare sui social notizie false, il che è gravissimo. Qui siamo di fronte alla costruzione di bufale, una costruzione finalizzata ad avallare una certa idea politica. Mi spiego meglio: vogliamo dire che i migranti sono tutti violenti e sono un pericolo e non sono tutti in fuga dalle guerre? Bene, allora pubblichiamo il falso, come la storia dei cani»

E adesso: come si va avanti? Come si supera tutto questo?

«Intanto usiamo gli strumenti che ci sono. Denunce, richieste di accertamento delle responsabilità individuali sulle minacce, analisi dei profili fino ad arrivare a chi c’è dietro. Come giornalisti smascheriamo anche i mandanti, i finanziatori di questa macchina o bestia che crea bufale e muove centinaia di profili che insultano e minacciano. La Fnsi su questo sarà inflessibile. Inoltre va detto che la rete non è una zona franca, non può considerarsi tale e quindi le regole che valgono nel mondo reale debbono valere anche lì. Non si può pensare che sui social o nel web in generale siano sospesi i diritti né i doveri. Deve essere garantito il rispetto delle norme esistenti nel nostro ordinamento. Dire che la rete non è un porto franco per gli odiatori e per chi minaccia e insulta non c’entra nulla con la libertà di espressione».

Nelle ultime ore in questo circuito dell’odio e delle bufale sui migranti si è inserito dell’altro e di molto velenoso che riguarda proprio la nostra categoria, si parla di Inpgi, di conflitto di interessi, di soldi alla FNSI. Forse è un indizio per comprendere meglio i recentissimi attacchi al sindacato dei giornalisti. Non è che è proprio la FNSI ad essere sgradita?

«È chiaro che questo schema basato sull’odio e sull’aggressione sistematica di qualsiasi diversità va contrastato. Fuori, ma anche dentro la categoria dei giornalisti. È evidente da tempo come una parte minoritaria della categoria abbia solidi collegamenti con la centrale dell’odio e della falsità, forte anche del fatto che chi nella categoria è tenuto ad intervenire ha sempre la testa girata dall’altra parte. Sono quelli che facevano sponda con chi, nel precedente Governo, ha provato ad assestare un colpo mortale al pluralismo dell’informazione, cancellando i contributi proprio alle testate espressione delle differenze, di specifiche realtà territoriali, di comunità religiose e a Radio Radicale. Sono gli stessi che continuano a cercare sponde nel parlamento affinché venga commissariato l’Inpgi. Del resto, è un dato di fatto che, proprio nel corso dell’ultima campagna per il rinnovo dei vertici dell’Inpgi, c’è chi non ha esitato a recarsi dal presidente dell’Inps per cercare sponde sul fronte del commissariamento. Non c’è da stupirsi se chi non riesce ad assumere il controllo degli enti della categoria con il metodo democratico per eccellenza, ossia le elezioni, cerchi di provare a distruggere o a indebolire quegli stessi enti alleandosi con i propalatori di odio seriale. È la strategia del polo del rancore, radicato in una parte dell’attuale minoranza sindacale, che dopo aver straperso il Congresso della FNSI e le elezioni dell’Inpgi, adesso vorrebbe impedire il voto all’Ordine, accampando il pretesto del Covid-19. Una tesi molto singolare, se non proprio ridicola, considerato che le elezioni dell’Ordine cadono nello stesso periodo in cui si voterà per il referendum, per le regionali e per le comunali. Forse, non essendo in grado di elaborare una linea politica e una visione della professione, pensano che la soluzione sia quella di sospendere i processi democratici. Non hanno capito che sarebbe la fine dell’Ordine dei giornalisti. Ma forse è proprio questo che vogliono».

(Pubblicato su Articolo21, il 23/08/2020)

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Grandi, Cibio Trento: «Sperimentiamo vaccino su piattaforma innovativa»

Il Centro di Biologia Integrata (CIBIO) dell’Università di Trento opera nell’area delle biotecnologie per la salute umana e svolge il suo programma suddiviso in diversi laboratori di ricerca, guidati da ricercatori indipendenti in quattro diverse aree: Genomica e Biologia del Cancro; Biologia Cellulare e Molecolare; Microbiologia e Biologia Sintetica e Biologia dello Sviluppo e Neurobiologia. Dispone di piattaforme tecnologiche che supportano le attività di ricerca dei laboratori dove vengono eseguite tra le altre ricerche anche quella sul sequenziamento del DNA.

Guido Grandi direttore del CIBIO di Trento

Il direttore vicario del CIBIO è il dottor Guido Grandi laureato in scienze biologiche, professore ordinario presso il Dipartimento di Biologia, Computazionale e Integrata dell’Università di Trento dove insegna Immunologia e Vaccinologia. Fino al 2014 ha ricoperto l’incarico di Senior Project Leader per la multinazionale farmaceutica Novartis Vaccines. Autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche e inventore/co-inventore di oltre 450 brevetti internazionali, il professor Guido Grandi, insieme al professor Massimo Pizzato, virologo del Centro di Biologia Integrata, collabora con la Start-up BiOMViS srl di Siena (dove il figlio, Alberto Grandi è responsabile scientifico) su un progetto mirato a sviluppare un vaccino per il Coronavirus classificato come Sars-Cov2.

Professor Grandi ci descrive come state procedendo nella sperimentazione del vaccino?

«Ad oggi sono più di 150 i gruppi nel mondo che si stanno dedicando alla ricerca di un vaccino per il Sars-Cov-2 e 23 di questi vaccini in corso di sviluppo sono in fase sperimentale sull’uomo. Si parla di fase 1 quando la sperimentazione avviene su un campione limitato di volontari allo scopo di verificare la “sicurezza del vaccino” e al tempo stesso di testarne l’immunogenicità. Nel caso degli studi sull’uomo attualmente in corso per il vaccino contro SARS-CoV-2, per seguire l’immunogenicità si va ad osservare se nei volontari la vaccinazione induce la produzione di anticorpi capaci di riconoscere il virus e di bloccarne l’ingresso nelle cellule. La fase 2 prevede un campione di volontari più ampio dove il disegno dello studio è pensato per rinforzare i dati di sicurezza ma anche per generare i primi dati di efficacia. Quando si passa alla fase 3 la somministrazione sperimentale si espande a molti più soggetti per confermarne l’efficacia su un numero statisticamente più significativo. Se alla fine della fase 3 i dati sono in linea con le aspettative fissate, si passa alla registrazione. Normalmente gli studi clinici sull’uomo richiedono 6-8 anni e pertanto, aggiungendo a questi i tempi necessari alla ricerca/sviluppo e alla registrazione, ne consegue che mettere sul mercato un vaccino richiede dai 10 a 14 anni.

E’ evidente che queste tempistiche non sono compatibili con epidemie quali quella che stiamo sperimentando con SARS-CoV-2. In situazioni di questo genere, le strategie – prosegue il professor Grandi – prevedono di comprimere quanto più possibile i tempi necessari al completamento di ciascuna fase. A questo scopo le fasi 2 e 3 tendono ad essere programmate prima della chiusura della fase che le precede, ed attivarle con la massima rapidità, fatto salva la necessità di garantire elevati standard di sicurezza. Relativamente agli studi di efficacia (Fase 2 e Fase 3) questi normalmente prevedono il reclutamento di due gruppi di volontari, ad uno dei quali viene somministrato il vaccino mentre al secondo del placebo. Quindi si confronta il numero dei casi di infezione che si registrano in entrambi i gruppi in un certo periodo di tempo. E’ evidente che più elevata è l’incidenza dell’infezione minore è la dimensione dei gruppi necessaria ad ottenere dei dati statisticamente significativi. Nel caso di Covid-19, se è vero che il virus può avere un’incidenza molto alta, è altrettanto vero che il numero dei casi può cambiare velocemente nel tempo. Basti pensare all’Italia, paese che ha visto una crescita molto elevata del numero di casi nei mesi di Marzo-Aprile e dove ora le infezioni appaiono molto ridotte. In queste condizioni eseguire studi di efficacia può essere problematico. Per questo motivo, le autorità regolatorie potrebbero decidere di registrare un vaccino anche solo sulla base di “correlati di protezione”.

Nel caso di Covid-19, poiché la presenza di anticorpi capaci di neutralizzare l’ingresso del virus nelle cellule sembra essere sufficiente a impedire l’insorgere dell’infezione (almeno nelle sue manifestazioni più gravi) le autorità regolatorie potrebbero prendere in considerazione la registrazione di un vaccino sulla base del fatto che questi sia in grado di indurre nei vaccinati elevati titoli di anticorpi neutralizzanti, e che abbia dato buone risposte in modelli animali di infezione. Se questa procedura di registrazione avverrà o meno, dipenderà da un’attenta valutazione del rischio-benefico e dall’impatto che la non disponibilità di un vaccino può avere sulla salute pubblica e sul tessuto economico. Al momento, tutte le fasi 2/3 prevedono la valutazione dell’efficacia, con alcuni vaccini che si prefiggono di vedere almeno una riduzione significativa sulle forme severe della malattia, altri che invece mirano a bloccare l’infezione, indipendentemente dalle manifestazioni patologiche. Va infine ricordato un progetto innovativo sostenuto dal WHO (World Health Organization), denominato “Solidarity”.

Nell’ambito di questo progetto, WHO seleziona i vaccini che hanno effettuato la Fase I e coordina studi multi-centrici di Fase 2/3. Così facendo gli sviluppatori di vaccini che aderiscono al progetto, al di là di dover fornire le dosi di vaccino, non devono preoccuparsi dei costi e dell’organizzazione degli studi di efficacia. Al tempo testo il progetto consente di confrontare i vari vaccini tra loro e di selezionare quelli a maggiore potenziale. Infine, essendo lo studio multi-centrico a livello mondiale, sarà possibile stabilire l’efficacia dei vaccini anche su diversi background generico-ambientali delle popolazioni e su diverse varianti del virus circolante.

Relativamente al nostro vaccino in fase di sperimentazione pre-clinica, questi è basato su una piattaforma innovativa che prevede l’uso di vescicole di membrana (OMVs) di Escherichia coli, un batterio completamente innocuo per l’uomo. Tali vescicole sono state ingegnerizzate con porzioni di proteine virali. Quando abbiamo usato le vescicole per immunizzare animali di laboratorio (topi), è stato possibile dimostrare che i topi sviluppavano anticorpi capaci di neutralizzare l’ingresso del virus nelle cellule umane in cultura. La dimostrazione della capacità neutralizzante degli anticorpi è stata possibile grazie alla disponibilità di un saggio “in vitro” messo a punto nei laboratori del professor Pizzato.
Stiamo ora cercando dei partners finanziari/industriali interessati a portare il nostro candidato vaccino sino alle fasi cliniche. Considerando la semplicità e l’economicità del processo di produzione delle OMVs, riteniamo che il nostro vaccino possa rappresentare una valida alternativa, specialmente per i paesi in via di sviluppo».

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SINDACATO

Il sostegno della FNSI, Lorusso: «Lo sciopero atto di denuncia forte e perentorio»

«È auspicabile che questa vertenza, che la Fnsi continuerà a sostenere e per la quale torna a chiedere all’editore di avviare un confronto nel merito senza pregiudiziali e inutili esibizioni muscolari, possa segnare l’inizio di una più ampia mobilitazione», ammonisce il segretario generale. Il presidente Clan, Mattia Motta: «Valiamo più di 7 euro ad articolo». La solidarietà ai collaboratori delle Assostampa regionali e dei Coordinamenti di precari.

«Lo sciopero dei collaboratori del Messaggero ha fatto cadere il velo di ipocrisia che, fino ad oggi, ha permesso agli editori e agli stessi organi di informazione, fatte salve poche eccezioni, di ignorare le gravi condizioni di precarietà lavorativa in cui versano numerosi giornalisti. Il rifiuto opposto dai collaboratori ad un nuovo taglio dei già esigui compensi, che l’editore sta cercando di imporre con la formula “prendere o lasciare”, è un atto di denuncia forte e perentorio, che ci auguriamo possa essere ascoltato soprattutto dal governo». Così il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, sulla mobilitazione dei giornalisti non dipendenti del quotidiano di via del Tritone.

«Pensare di affrontare le numerose criticità strutturali del settore dell’informazione, aggravate dall’emergenza sanitaria, soltanto con il taglio continuo a sistematico del costo e dei posti di lavoro, come purtroppo avviene da più di un decennio, dimostra l’incapacità di elaborare una visione e una strategia di sistema che, partendo da riforme necessarie e ineludibili, avvii il rilancio di un settore vitale per la vita pubblica e la tenuta delle istituzioni democratiche», aggiunge Lorusso.

«È pertanto auspicabile – incalza il segretario generale – che questa vertenza, che la Fnsi continuerà a sostenere e per la quale torna a chiedere all’editore di avviare un confronto nel merito senza pregiudiziali e inutili esibizioni muscolari, possa segnare l’inizio di una più ampia mobilitazione.

«Lo sciopero dei collaboratori del Messaggero ha fatto cadere il velo di ipocrisia che, fino ad oggi, ha permesso agli editori e agli stessi organi di informazione, fatte salve poche eccezioni, di ignorare le gravi condizioni di precarietà lavorativa in cui versano numerosi giornalisti. Il rifiuto opposto dai collaboratori ad un nuovo taglio dei già esigui compensi, che l’editore sta cercando di imporre con la formula “prendere o lasciare”, è un atto di denuncia forte e perentorio, che ci auguriamo possa essere ascoltato soprattutto dal governo». Così il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, sulla mobilitazione dei giornalisti non dipendenti del quotidiano di via del Tritone.

«Pensare di affrontare le numerose criticità strutturali del settore dell’informazione, aggravate dall’emergenza sanitaria, soltanto con il taglio continuo a sistematico del costo e dei posti di lavoro, come purtroppo avviene da più di un decennio, dimostra l’incapacità di elaborare una visione e una strategia di sistema che, partendo da riforme necessarie e ineludibili, avvii il rilancio di un settore vitale per la vita pubblica e la tenuta delle istituzioni democratiche», aggiunge Lorusso.

«È pertanto auspicabile – incalza il segretario generale – che questa vertenza, che la Fnsi continuerà a sostenere e per la quale torna a chiedere all’editore di avviare un confronto nel merito senza pregiudiziali e inutili esibizioni muscolari, possa segnare l’inizio di una più ampia mobilitazione.

L’informazione e la tutela della dignità della persona e del lavoro devono tornare al centro del confronto con il governo e con gli editori. La crescita delle diseguaglianze, che mette sempre più a rischio la tenuta sociale del Paese, interessa da tempo anche il mondo dell’informazione: ne prendano atto anche i cosiddetti giornalisti garantiti, per alcuni dei quali la precarietà da sbattere in prima pagina è sempre e soltanto quella di altre categorie di lavoratori».

LE REAZIONI

Mattia Motta, segretario generale aggiunto Fnsi e presidente Clan: «Tutti i giornalisti non dipendenti devono uscire dall’invisibilità. Valiamo più di 7 euro»
«Immaginate un’azienda in cui il datore di lavoro decide di fare il “padrone” e taglia gli stipendi del 30%, non accetta il benché minimo dialogo e impone di decidere entro un mese: “prendere o lasciare, quella è la porta”. Aggiungete che a questi lavoratori – colleghi che fanno lo stesso mestiere, quotidianamente, da anni – non viene riconosciuto né il contratto di lavoro corretto né la dignità della piena rappresentanza sindacale. Quella che stiamo vivendo è una pagina veramente triste dell’editoria italiana e non riguarda solo giornalisti ed editori: lo sciopero dei collaboratori del Messaggero parla a tutti: alle istituzioni, per dire che i co.co.co. sono una forma di sfruttamento legalizzato e vanno abrogati e che l’equo compenso non è più rinviabile; ai cittadini si rivolge per far capire che il lavoro di cronisti e corrispondenti che informano milioni di persone vale molto di più di sette euro a notizia». Così Mattia Motta, segretario generale aggiunto Fnsi e presidente Clan, commenta lo sciopero indetto dall’Assemblea dei collaboratori della testata di via del Tritone e dalla Federazione nazionale della Stampa italiana.
«Danno “voce” a milioni di cittadini e oggi, per farsi sentire, devono chiudere i taccuini. Stiamo parlando di giornalisti che, di fatto, fanno i corrispondenti, i cronisti e sono riferimenti per i propri territori: lo sciopero è loro diritto ed è l’unica arma per mandare un segnale all’arroganza dell’editore che non apre alcuna trattativa. Giornalisti senza tutele, sottopagati, e sottoposti a un ultimatum irricevibile. Rinnovo l’invito all’editore ad aprire un tavolo con il sindacato e congelare i tagli previsti per il 14 luglio. Oggi i collaboratori del Messaggero sono usciti dalla condizione di invisibilità comune a tutti giornalisti precari in Italia: tutti i giornalisti non dipendenti devono uscire dall’invisibilità, facciamoci sentire: valiamo più di 7 euro ad articolo».

Lorenzo Basso, lavoratore autonomo componente della Giunta esecutiva Fnsi: «Solidarietà e vicinanza ai colleghi»
«È d’obbligo oggi esprimere solidarietà e vicinanza ai collaboratori de “Il Messaggero”, che incrociano le braccia di fronte ad un ultimatum inaccettabile da parte dell’azienda. Da anni costretti a lavorare sottopagati e privi di tutele, questi nostri colleghi, tra i primi in Italia, hanno portato alla ribalta – assieme alla Fnsi – un tema di cui si parla da troppo tempo, il compenso dei giornalisti di quotidiani e delle agenzie di stampa impiegati con contratti precari. I collaboratori scioperano contro una diminuzione ulteriore del compenso per ciascun articolo. Bisogna ricordare come i compensi dei collaboratori de “Il Messaggero” (7 euro lordi a pezzo) non garantiscano in ogni caso una vita libera e dignitosa per i lavoratori, come invece sancisce la Carta costituzionale. In un momento in cui i collaboratori di diverse testate sono in stato di agitazione per paventati tagli ai compensi dei più deboli, lo sciopero dei colleghi rappresenta un segnale importante per tutti i collaboratori e i lavoratori del comparto giornalistico, e sollecita il Governo a riprendere al più presto i lavori del tavolo per l’applicazione della legge dell’equo compenso. L’iniziativa mette inoltre in evidenza il problema della mancata applicazione del contratto di categoria, che negli ultimi vent’anni ha portato all’affermazione di una fascia sempre più estesa di lavoratori poveri.

Ordine e Sindacato giornalisti del Veneto: «Solidarietà ai colleghi»
#nonvalgo7euro: no al taglio unilaterale di compensi già al limite della soglia di sopravvivenza. Sindacato e Ordine dei giornalisti del Veneto esprimono solidarietà ai collaboratori giornalisti non dipendenti del Messaggero di Roma da oggi venerdì 10 luglio in sciopero per tre giorni fino domenica 12 luglio.
L’astensione dal lavoro è stata decisa dall’Assemblea dei giornalisti non dipendenti del quotidiano edito da Caltagirone (lo stesso che pubblica Il Gazzettino) che si è costituita nella sede della Fnsi sotto l’egida della Commissione lavoro autonomo nazionale (Clan) della stessa Federazione nazionale della stampa italiana, e che lo scorso 23 giugno aveva dichiarato lo stato di agitazione chiedendo inutilmente un tavolo di confronto.
Al centro della protesta la comunicazione via mail ricevuta lo scorso 15 giugno a ogni giornalista non dipendente con cui l’azienda intimava all’interessato di firmare entro il 14 luglio l’accettazione “prendere o lasciare” della decurtazione media del 20% del tariffario in essere.
La lotta dei giornalisti non dipendenti del Messaggero di Roma è una lotta di tutti perché fotografa lo stato di grave precariato in cui sono costretti a lavorare, per la stragrande maggioranza, i giornalisti non dipendenti in tutte le regioni, anche la nostra. Un fenomeno che l’Ordine e il Sindacato dei giornalisti del Veneto hanno denunciato e continuano a denunciare in tutte le sedi anche quelle istituzionali. Contrastare lo sfruttamento e il precariato dei giornalisti non dipendenti significa tutelare anche i giornalisti dipendenti e l’intero settore dell’editoria in crisi ben prima del Covid, e spesso a causa di editori incapaci di visioni strategiche di rilancio e capaci solo di tagliare il costo del lavoro – dentro e fuori le redazioni – incuranti del ruolo fondamentale che l’informazione di qualità e professionale ricopre per la crescita e lo sviluppo democratico della società.
Editori pronti a invocare libertà, autonomia, indipendenza, autorevolezza, credibilità del “prodotto giornale” pagando a cottimo in media da 7 a 20 euro a pezzo i giornalisti non dipendenti – fondamentali per la raccolta delle notizie sul territorio – e costringendo i giornalisti dipendenti a compiti di desk e con organici ridotti all’osso. Ecco perché la lotta dei collaboratori del Messaggero di Roma per diritti e tutele va sostenuta e condivisa perché in ballo c’è il futuro della professione, della sua dignità, del suo valore, della sua specificità.

La solidarietà dell’Asva
Dopo la comunicazione unilaterale dell’editore del taglio dei compensi dei collaboratori, il neonato coordinamento dei collaboratori del quotidiano Il Messaggero è arrivato alla proclamazione di uno sciopero. È un segnale forte, soprattutto da parte di un gruppo di giornalisti senza tutele, che lavorano sul campo e che “costruiscono” il giornale portando ogni giorno notizie, immagini, video. Anche se si tratta di una realtà geograficamente lontana dalla Valle d’Aosta, l’Associazione Stampa Valdostana esprime vicinanza e solidarietà in questa lotta ai colleghi e li supporterà in tutte le loro battaglie.

Il sostegno del Coordinamento giornalisti non contrattualizzati Rai
Il Coordinamento dei giornalisti non contrattualizzati della Rai, ancora operativo in attesa della conclusione dei tempi tecnici di concretizzazione dell’accordo concluso e concordato, esprime la propria completa solidarietà ai collaboratori del Messaggero in lotta; invita la Fnsi a proporre concrete soluzioni di regolamentazione del ruolo e dell’attività dei giornalisti freelance che, a legislazione e contratto vigenti, superino l’attuale giungla di comportamenti illegali o immorali da parte di quegli editori che calpestano e disprezzano la dignità dei lavoratori e delle proprie famiglie; si impegna a sostenere eventuali ulteriori azioni di lotta che la Federazione dovesse ritenere utili e opportune a sostegno delle componenti più deboli della categoria.
Riteniamo sia giunto il tempo di porre un freno agli abusi sui contratti atipici e all’attacco alle tutele e ai diritti dei lavoratori che oggi colpisce le fasce meno garantite ma che, come tutti vediamo, ha come obiettivo finale quelle garantite.
Non esiste Stato democratico dove i giornalisti siano ricattabili e non possano esprimere le loro opinioni in piena libertà nel rispetto delle leggi e delle norme che regolano la vita delle nostre società.
L’attacco alla libertà della stampa, quale che sia la forma che assume e quali che siano le categorie contrattuali o gli istituti che colpisce, è un attacco contro la libertà di tutti, contro i nostri principi costituzionali e contro le basi su cui si fonda lo stare insieme della nostra società.
Il tempo dell’arretramento è finito.

Il coordinamento dei collaboratori del quotidiano Libertà di Piacenza: «Forte solidarietà»
Il coordinamento dei collaboratori del quotidiano Libertà di Piacenza esprime forte solidarietà nei confronti dei colleghi del Messaggero a cui è stato a proposto un inaccettabile taglio dei compensi che ancora una volta umilia e svilisce il lavoro dell’intera categoria facendo peraltro ricadere, come troppo spesso succede, il peso di certe scelte sulla parte più debole e meno tutelata del settore.@fnsisocial

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FREELANCE Lavoro

Sciopero dei collaboratori del Messaggero: #valgopiùdi7euro

RESTA IN SILENZIO PER FARSI ASCOLTARE: SCIOPERO DEI COLLABORATORI – Tre giorni di astensione dal lavoro a partire da venerdì 10 luglio. #valgopiùdi7euro

Non abbiamo altra scelta. Per la dignità del lavoro, per il diritto dei giornalisti di informare, e per il diritto dei lettori di essere informati da giornalisti liberi e indipendenti, siamo costretti a proclamare un pacchetto di 3 giorni di sciopero contro i tagli dei compensi e per lanciare un segnale forte all’editore che sta ignorando ogni richiesta di dialogo. D’intesa con il sindacato unico e unitario dei giornalisti Italiani, la Fnsi, l’Assemblea di Collaboratori del Messaggero dichiara SCIOPERO nei giorni venerdì 10, sabato 11 e domenica 12 luglio e invita tutte le colleghe e i colleghi ad aderire alla protesta.

Dopo l’apertura di formale stato di agitazione il 23 giugno 2020 insieme alla Fnsi; dopo che l’azienda non si è degnata nemmeno di sedersi a discutere; dopo aver dimostrato in tutti i modi, e in anni di lavoro, l’apporto fondamentale dei giornalisti non-dipendenti e il senso di appartenenza alla testata; dopo la reiterata non applicazione del Contratto nazionale di lavoro nella parte che regola il nostro lavoro: SCIOPERIAMO.

L’Assemblea rinnova l’appello e formale richiesta di ritirare la proposta unilaterale di taglio dei compensi a partire dal 14 luglio; invita i colleghi e le colleghe a non accettare decurtazioni a pezzi già oggi pagati la miseria anche di 7 euro.

L’Assemblea si scusa con i lettori per l’astensione dal lavoro: ma questa è una battaglia che dobbiamo fare tutti insieme per la qualità dell’informazione e la dignità del lavoro. Siamo giornalisti sottopagati e senza diritti, come tanti, e abbiamo deciso di lanciare un segnale forte e indispensabile.
L’Azienda sa bene l’apporto fondamentale dei collaboratori che ogni giorno, in ogni condizione, informano milioni di cittadini sui loro territori in Lazio, Umbria, Abruzzo e non solo.

Al nostro Direttore, a cui va l’augurio di buon lavoro per il recente incarico, segnaliamo che i doveri di solidarietà professionale e colleganza alla base dei corretti rapporti, appunto, tra colleghi, impallidiscono di fronte alla mail che abbiamo ricevuto e in cui ci consiglia di accettare le riduzioni unilaterali, chiudendo gli occhi sulla non applicazione del contratto.

Solo tenendo i taccuini chiusi e i pc spenti speriamo che l’azienda apra il confronto, che chiederemo incessantemente anche tramite la mediazione delle istituzioni, chiamate in causa da un comportamento inaccettabile dell’editore.

l’Assemblea dei Collaboratori de Il Messaggero

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Inpgi PREVIDENZA E SALUTE

Marina Macelloni riconfermata presidente dell’Inpgi. Gulletta e Carotti vicepresidenti

«Ho sempre pensato che l’Istituto debba continuare ad essere un pilastro della nostra vita professionale e un punto di riferimento per i colleghi. Farò tutto il possibile perché questo avvenga e sono certa di poter contare sulla collaborazione di tutti»

Marina Macelloni è stata riconfermata presidente dell’Inpgi per il quadriennio 2020-2024. Ha ottenuto 11 voti su 14 votanti da parte del Consiglio di amministrazione dell’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani, riunito mercoledì 8 luglio nella sede legale di via Nizza, a Roma.

Macelloni, 58 anni, milanese, redattore capo del quotidiano economico il Sole 24 ore, ha ringraziato il Consiglio di amministrazione per la fiducia e ha voluto ricordare la grande sfida che l’Inpgi dovrà affrontare nei prossimi mesi, quella dell’allargamento della platea contributiva. «Ho sempre pensato – ha detto – che l’Inpgi debba continuare ad essere un pilastro della nostra vita professionale e un punto di riferimento per tutti i colleghi. Farò tutto il possibile perché questo avvenga e sono certa di poter contare sulla collaborazione di tutti».

Giuseppe Gulletta, 73 anni, giornalista pensionato, è stato riconfermato vice presidente vicario dell’Istituto per il quadriennio 2020-2024, avendo ricevuto 11 voti sui 14 votanti.

Fabrizio Carotti è stato contemporaneamente eletto all’unanimità vice presidente in rappresentanza della Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg) con 14 voti. Direttore generale della Fieg, 56 anni, Carotti torna a ricoprire l’incarico già assunto nell’ultimo quadriennio.

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Articolo 21 GRUPPI

Anna Maria Andena: esempio virtuoso della sanità nel territorio di Piacenza. Tremila pazienti curati a domicilio

Oltre tremila pazienti curati a domicilio in tutta la provincia di Piacenza per l’emergenza da coronavirus sette giorni su sette dalle 8 di mattina alle 20 di sera: un esempio virtuoso di come la sanità emiliana sia stata capace di affrontare l’emergenza sanitaria da Sars-Cov-2. È accaduto a Piacenza dove l’Azienda Sanitaria riunisce in un solo assetto organizzativo sia l’ospedale che il territorio di tutta la provincia. I servizi territoriali sono stati attivati grazie all’efficienza dei sistemi integrati di gestione dell’informazione rivolte alla popolazione coordinando i dipartimenti in un’unica realtà operativa. La responsabile di questa gestione che ha permesso di contenere l’infezione da Covid-19 è la dottoressa Anna Maria Andena laureata in Medicina e Chirurgia che dirige il Distretto Azienda Sanitaria Locale di Piacenza (nel suo curriculum figurano anche incarichi svolti: direttore UOC Governo territoriale dell’Azienda sanitaria locale; Produzione cure primarie Asl; Referente aziendale MMG responsabile dei referenti e coordinatori NCP della provincia di Piacenza), ci spiega i risultati raggiunti in tutto il territorio piacentino.

«Il ministero della Sanità, ad inizio del mese di marzo, aveva dato indicazioni alle Regioni di istituire le “Unità speciale di continuità assistenziale (USCA), consapevoli della fase critica in cui ci trovavamo e coscienti della necessità che la medicina generale doveva essere messa nelle condizioni di gestire anche l’attività “ordinaria” della medicina di base, ci siamo subito attivati per garantire ai medici di proseguire senza l’interferenza della chiamata a domicilio. Il 16 marzo la Regione ci ha fornito le linee guida».

Piacenza veniva a trovarsi in una situazione di emergenza sanitaria drammatica con il pronto soccorso dell’ospedale in crisi per i continui ricoveri di malati affetti da polmoniti interstiziali. Era necessario alleggerire la pressione sui reparti ospedalieri.

«Dopo i primi dieci giorni dall’inizio dell’epidemia Piacenza, una provincia al confine, si è dimostrata una diga alla diffusione dell’infezione rispetto ad altre zone dell’Emilia Romagna. Nella nostra città non esiste un’azienda ospedaliera e una territoriale ma è unificata così ho avuto la facoltà di chiedere aiuto al Territorio. Noi abbiamo avuto mille decessi su 290mila abitanti. Era necessario intervenire per rilevare a domicilio il contagio ma anche gestire altre patologie altrimenti trascurate a causa del Covid-19. Grazie alla collaborazione di venti medici e infermieri abbiamo creato sei unità sanitarie da inviare sistematicamente in tutta la provincia dalle 8 di mattina alle 20 di sera, sette giorni su sette. Sono stati ben 3197 gli accessi complessivi. Il Dipartimento delle Cure Primarie ha interpellato i colleghi per selezionarli e creare le squadre di pronto intervento. Abbiamo iniziato gli addestramenti intensivi per chi si era candidato per fornire le necessarie competenze in diagnostica ecografica toracica. Il 16 marzo la Regione ci ha fornito le linee guida che ci hanno permesso di creare le USCA dotate di strumentazioni adatte alla valutazione clinica.

Va detto che il nostro pronto soccorso da anni esegue la diagnostica ecografica -toracica su tutti i pazienti al fine di discriminare le condizioni patologiche anche senza il tampone. Fondamentale si è rilevata la collaborazione – integrazione con i medici curanti di medicina generale per la continuità assistenziale (Piacenza è la sede didattica) che sono stati coinvolti nella programmazione e preparazione di come adottare i dispositivi di protezione individuale e la vestizione con un corso intensivo. Il 23 marzo tutti i pazienti erano stati segnalati dai medici di base e di famiglia e questo ha permesso di alleggerire l’attività delle cure ordinarie da sospetti Covid-19. Le segnalazioni valutavano le condizioni e la sintomatologia le co-morbilità croniche, le terapie in corso (croniche ed acute) che rendevano il paziente a rischio. A domicilio sono stati rilevati i parametri quali la saturazione, temperatura e frequenza cardiaca, eseguite le ecografie toraciche e gli elettrocardiogrammi per diagnosticare e confermare sospetti covid e prescrivere le terapie (prescrizione di farmaci come l’idrossiclorochina in un primo tempo ritirata dall’Aifa e dall’Oms, poi rintrodotta. Lancet aveva pubblicato uno studio che smentiva la sua efficacia contro il coronavirus, per poi ritirarlo. Somministrazione di antivirali, antibiotici, eparina, ndr) e i tamponi».

I risultati si sono visti: meno cure in ospedale e più cure a casa con controlli telefonici a distanza di pochi giorni dalla visita. I medici e gli infermieri di Piacenza si sono dimostrati dei professionisti capaci di lavorare in modo encomiabile, ci spiega la dottoressa Andena: «Si sono alternati senza mai cedere a demotivazioni o lamentandosi, capaci di visitare dalle 60 alle 90 persone al giorno spostandosi dalla pianura alla montagna, percorrendo centinaia di chilometri. È stato deciso di intervenire anche nelle strutture socio assistenziali per gli anziani e disabili, nelle rsa. Dal 23 marzo in poi gli accessi in pronto soccorso per polmoniti interstiziali sono drasticamente ridotti fino a quasi azzerarsi nel corso del mese di maggio.

Analoga attività è stata portata avanti in modo autonomo dal dottor Luigi Cavanna primario di oncoematologia, che insieme all’infermiere Gabriele Cremona, ha eseguito circa 270 accessi su pazienti prevalentemente oncologici per garantire cura e sorveglianza evitando l’accesso in ospedale di questa popolazione di pazienti che hanno una particolare fragilità».

Un merito del totale blocco e isolamento domiciliare della popolazione e della gestione sanitaria?

«Quello che è certo è che questo tipo di diagnostica spinta non è eseguita in nessun’altra parte d’Italia. Il controllo telefonico, l’ossigenoterapia a domicilio, la quotidiana registrazione sui pazienti, l’ossigeno periferico auto misurato, hanno dato ottimi risultati. Ci deve insegnare per il futuro come affrontare il proseguo del tempo cuscinetto, di come dotarsi di strumenti, mezzi e personale e gestire un’emergenza straordinaria. Nel mese di gennaio né l’OMS né l’Istituto superiore di sanità aveva dichiarato l’allarme».

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Il presidente dell’Ordine dei Medici di Trento Marco Ioppi: “è mancata una visione strategica per il Covid-19”

Il dottor Marco Ioppi è il presidente dell’Ordine dei Medici di Trento e ha svolto la sua carriera, prima di andare in pensione, come medico ospedaliero specializzato in ostetricia e ginecologia e endocrinologia all’Ospedale Santa Chiara di Trento e all’Ospedale S. Maria del Carmine di Rovereto con le funzioni di direttore dell’Unità Operativa. La gestione dell’emergenza sanitaria, causata dall’infezione da Covid-19 in Trentino, lo ha profondamente amareggiato. Gli appelli rivolti dal suo Ordine alla Giunta provinciale sono rimasti tutti inascoltati. In Trentino si sono registrati 467 decessi a fronte dei 292 della Provincia di Bolzano ma il dato complessivo dei positivi (per la provincia di Trento) è stato ricalcolato quando ci si è accorti che ne mancavano quasi 400 ( l’errore sta nella comunicazione  da parte della Provincia di Trento alla Protezione Civile di Roma) e questo ha inciso negativamente sull’indice di trasmissibilità Rt (la misura della potenziale trasmissibilità della malattia legata alla situazione contingente che sta a significare la misura di quanto accade nel contesto. Il contenimento per ridurre il numero dei contagi.   analisi dei dati sulla diffusione del virus sars cov-2 FBK  

Nella classifica dell’indice Rt stimato il Trentino si poneva al terzo posto fra le regioni italiane con un valore di 0,77: un dato che era stato presentato il 23 maggio scorso a Roma durante il Report redatto dall’Istituto superiore di sanità in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler di Trento a cui era presente  Stefano Merler epidemiologo che lavora presso la FBK, il quale aveva dichiarato che «il corona virus circolava in Lombardia e in altre regioni come il Trentino ben prima del 20 febbraio e non escluderei anche che fosse presente ancor prima del 2020 per trasmissione asintomatica»

Il coronavirus è comparso in Italia già negli ultimi mesi del 2019?

Uno studio dell’Istituto superiore di sanità ha scoperto la presenza del Sars-Cov-2 nelle acque di scarico di Milano e Torino, analizzate su campioni prelevati in precedenza alla scoperta dell’infezione a fine febbraio 2020. Un’analisi retrospettiva simile è stata fatta anche in Spagna nelle acque reflue di Barcellona a metà gennaio dove sono state riscontrate tracce di rna di Sars-Cov2 e in Francia dove era stato diagnosticato il Covid-19 in un paziente a dicembre 2019. L’inquietante interrogativo si fa avanti dopo la denuncia di 110 polmoniti atipiche classificate con «agente non specificato» riscontrate all’Ospedale di Alzano Lombardo Pesenti – Fenaroli tra il mese di novembre dell’anno scorso e febbraio 2020.

Anche all’Ospedale di Piacenza era stato segnalato un aumento anomalo di polmoniti (vicino c’è Codogno dove era stato rilevato il primo caso ufficiale conclamato: il paziente 1, Mattia Maestri, ricoverato all’Ospedale di Codogno e diagnosticato da Annamaria Malara, anestesista che è stata insignita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica). Esiste anche uno studio condotto dall’Università di Milano che verrà pubblicato sul “Journal of Medical Virology” e inviato anche all’OMS, in cui verrebbe confermata la presenza dell’epidemia in Italia tra ottobre e novembre del 2019. diffusione del covid-19 in Lombardia

«Dall’inizio della comparsa del Sars Cov 2 nella nostra Provincia, come Ordine dei medici – ci spiega il dottor Ioppi – abbiamo inviato otto lettere protocollate al presidente della Giunta Maurizio Fugatti e all’assessore alla salute Stefania Segnana, con l’intento di segnalare situazioni da correggere, da migliorare, cosciente del dovere di essere il più oggettivi possibile e offrendo contributi che ci vengono dall’esperienza e dalla competenza. Quello che abbiamo visto è la superficialità delle scelte compiute per decisione da parte della Giunta provinciale nell’ affidarsi a persone fedeli allineate e non ad esperti competenti, le quali potevano mettere in evidenza delle situazioni scelte non funzionali e non idonee al benessere e alla salute della popolazione. La nostra Provincia è piccola e non è sottoposta ai flussi elevati come in Lombardia dove l’inquinamento è stato chiamato in causa per aver aggravato la diffusione del Covid-19 e la densità di popolazione così alta ha permesso al virus di circolare velocemente. Il Trentino è risultato terzo per mortalità dopo la Lombardia e il Piemonte. covid19 Trentino

Ci dobbiamo chiedere allora dove abbiamo sbagliato e sarebbe grave la decisione di archiviare quanto è accaduto dimenticando gli errori commessi. I decessi che abbiamo registrato nelle residenze socio assistenziali è un dato che pesa. Questo ci deve indurre a farci riflettere per creare una mentalità in grado di insegnare per il futuro a gestire diversamente. L’aver trattenuto gli ospiti affetti dal Covid-19 nelle strutture residenziali ha determinato molti decessi. I dati della diffusione del contagio sono stati analizzati insufficientemente e l’Ordine dei medici ha cercato di stimolare una massa critica utile a favorire una maggiore difesa e prevenzione anche per il domani nel caso dovessimo gestire una nuova emergenza.

Ad inizio del mese di marzo – prosegue Marco Ioppi – abbiamo segnalato la gravità di quanto accadeva nelle regioni limitrofe (Veneto e Lombardia dove erano state istituite già delle “zone rosse”) in considerazione del fatto che in Trentino si stava sottovalutando come se nulla potesse accadere e il Covid-19 non ci fosse. Chiedevamo altre misure restringenti avendo 15 giorni di vantaggio rispetto ad altre regioni».

Misure che all’inizio non sono state ritenute necessarie. Anche l’ex direttore generale dell’Azienda provinciale servizi sanitari, il dottor Paolo Bordon (dopo le sue dimissioni è stato nominato direttore dell’Azienda sanitaria di Bologna) aveva segnalato (in riferimento alla mancata chiusura degli impianti sciistici avvenuta solo dopo il 9 marzo per decisione del governo) che «i turisti e sciatori provenienti dalle regioni limitrofe come quella della Lombardia hanno contribuito a diffondere il contagio tra i residenti che lavoravano sulle piste da sci».

Nelle cinque zone sciistiche del Trentino in cui sono stati riscontrati maggiori contagi da Covid-19, l’infezione ha colpito una persona su quattro corrispondente al 23 per cento della popolazione (studio pubblicato dall’Istituto superiore di sanità in cui si evidenziano le percentuali di positività: “27,73 per cento a Canazei; 24,7 per cento a Campitello di Fassa; 23,61 per cento a Vermiglio; 20,97 per cento a Borgo Chiese, 17,81 per cento Pieve di Bono-Prezzo”

Intanto dalla vicina Austria arriva la notizia di un nuovo focolaio che si è diffuso a Lienz dove sono stati riscontrati 175 contagi tra la popolazione e 1400 sono le persone sottoposte alla quarantena. In Italia ad oggi si registrano dieci focolai anche se la situazione è contenuta per via che l’indice di contagio è sotto lo zero, eccetto per il Lazio salito a 1. I contagi sono avvenuti a Mondragone in Campania; a Palmi e Porto Empedocle in Sicilia; a Roma (Ospedale San Raffaele, Garbatella e in un istituto religioso); in provincia di Prato e Pistoia; a Bologna sono risultate 64 i casi positivi avvenuti nell’azienda Bartolini, di cui 47 sono dipendenti interni. A Bolzano è sotto osservazione in quarantena una famiglia di 11 persone; altri contagi si registrano nelle città di Como e Alessandria.  Vicenza dove un nuovo cluster (focolaio) ha riportato il Veneto al rischio elevato di 1,63 con 5 nuovi positivi e 89 persone in isolamento, questo perché un uomo tornato dalla Bosnia ha rifiutato il ricovero in ospedale dopo essere stato visitato e risultato positivo al tampone.  Le successive frequentazioni sociali hanno determinato un espandersi del contagio. «Una situazione preoccupante che se peggiorasse ulteriormente dovrà essere gestita con una nuova fase di chiusura – ha spiegato il virologo Andrea Crisanti – perché i contagi attuali non vanno sottovalutati».

Cosa sappiamo e cosa no di Covid-19?

«La pandemia ha messo in evidenza un sistema sanitario nazionale con delle fragilità evidenti! – aggiunge il presidente Ioppi – causa il risultato dei tagli sulle risorse destinate alla sanità, basti vedere come hanno fatto in Lombardia destinando i finanziamenti alla medicina privata, a differenza del Veneto che ha mantenuto maggiori investimenti su quella pubblica. L’organizzazione in questa regione, eccetto il policlinico universitario di Padova e Borgo Roma a Verona che sono amministrazioni a sé stanti, tutte le altre direzioni sanitarie sono unite: sia quelle ospedaliere che territoriali. Anche Trento un tempo aveva un solo direttore sanitario responsabile  ospedaliero  e per il territorio, scelta poi modificata per nominarne due. Il budget sulla sanità trentina considerato come una legge di spesa ha pesato sulla decisione di tagliare 300 posti tra i sanitari, riducendo il numero di medici e infermieri, oltre ad aver smantellato il laboratorio di virologia.

La medicina viene considerata una risposta ai bisogni individuali della persona e di fatto trascura temi come l’igiene pubblica, le infezioni. I laboratori erano sguarniti di materiali diagnostici come i tamponi, i magazzini vuoti senza le scorte di reagenti e il poco personale a disposizione per effettuare i test. Eppure esiste un piano nazionale per contrastare le pandemie del 2016 che non è stato applicato. L’Italia è al cinquantunesimo posto per la capacità di risposta alle pandemie e la sanità pubblica si occupa solo delle vaccinazioni anti influenzali. Qui chiamo in causa anche la componente medica che dovrebbe essere più presente e partecipe nei confronti della politica sanitaria, dimostrando la volontà di ribellarsi e di protestare per far capire al decisore politico quando prende dei provvedimenti in materia di salute, se li ritiene inadeguati».

In Lombardia la protesta dei medici si è fatta sentire con l’accusa rivolta alla gestione sanitaria del presidente Attilio Fontana e dell’assessore al welfare Giulio Gallera. I dirigenti medici delle 8 “Agenzie di tutela della salute” lombarde hanno criticato la mancata comunicazione all’inizio per effettuare i tamponi, il tracciamento, l’isolamento dei positivi e sulla quarantena. La mancata creazione delle zone rosse in provincia di Bergamo. Sono 171 i medici di base che hanno pagato con la loro vita a causa del coronavirus e il loro sacrificio non sarà riconosciuto: le assicurazioni private non verseranno nessun risarcimento non riconoscendo il contagio come infortunio sul lavoro. Luca Fusco presidente del Comitato “Noi denunceremo verità e giustizia per le vittime Covid-19” ha inviato una lettera al Fatto Quotidiano in cui scrive: «Non posso non sottolineare la profonda tristezza e amarezza provate: tristezza per il ricordo di mio padre e di tutti i defunti; amarezza per aver avvertito, ancora una volta, la lontananza e la sordità delle istituzioni, le uniche a cui è stato consentito di partecipare. Il protocollo non ha permesso che presenziassero alla cerimonia i parenti delle vittime; è stato demandato a me in veste di presidente del Comitato il compito di rappresentarli. Avevamo chiesto la presenza di un numero superiore in rappresentanza di 60mila iscritti al gruppo Facebook». Luca Fusco spiega nella sua accorata lettera densa di dolore che «ho chiarito agli organizzatori che non avrei in nessun modo condiviso alcuno spazio fisico con il presidente della Regione. Mi auguravo che il presidente (Fontana, ndr) potesse cogliere l’occasione per sentire il dolore di Bergamo, e speravo che, davanti al cimitero divenuto il simbolo di un’ecatombe, prendesse coscienza del nostro dolore chiedendo pubblicamente scusa a noi cittadini». Sulla pagina Facebook del presidente Fontana è leggibile un lungo post in cui si autoassolve completamente da tutte le accuse a lui rivolte e si dichiara sereno per come ha gestito l’emergenza sanitaria.

«La provincia di Trento nel 2019 ha previsto un piano di efficientamento che prevedeva 120 milioni di taglia sulla sanità e gli ospedali disponevano di pochi posti in terapia intensiva. Si prevedono 78 posti per non trovarsi più impreparati ma non si capisce come farli funzionare se manca il personale. L’emergenza sanitaria ha dimostrato quanto gli operatori sanitari si siano fatti in quattro per sopperire alle carenze – spiega ancora Marco Ioppi – e il piano di riorganizzazione con la promessa di ricevere i finanziamenti da parte del governo e con gli stanziamenti decisi dalla Comunità europea verrà attuato chissà quando. Oltre ad una scelta straordinaria è venuta a mancare anche una visione strategica. È stata depotenziata la medicina del territorio a causa di una concezione frutto di una pochezza da parte della politica sanitaria suddivisa in tante piccole realtà. Nelle lettere inviate alla Giunta provinciale si chiedeva un maggiore utilizzo di tamponi da effettuare al personale sanitario che poteva contagiarsi e diffondere il virus. Queste lettere sono state firmate anche dai presidenti di tutti gli ordini professionali sanitari come gli infermieri, i tecnici di laboratorio, gli psicologi, i farmacisti, i biologi.

Anche le associazioni dei malati hanno inviato un documento alla Consulta provinciale della salute, dove si chiede il tracciamento del virus e di farsi trovare pronti in autunno con la vaccinazione antinfluenzale. La componente sanitaria si rivela in sofferenza per una tragedia umana sul piano solidaristico etico comportamentale. Tutti gli operatori sanitari hanno cercato di dare sollievo ai malati che erano privati dei loro cari e non hanno potuto avere il loro conforto e concordare le cure con i loro famigliari. Si è persa l’occasione di fidelizzare gli operatori sanitari». L’articolo 32 della Costituzione recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Nel frattempo l’OMS lancia l’allarme di una prossima pandemia che dovrebbe colpire in autunno: Ranieri Guerra (il rappresentante italiano nell’Organizzazione mondiale della sanità e membro del comitato tecnico scientifica del governo) ha dichiarato che «la seconda ondata di Covid-19 potrebbe essere peggiore di quella della febbre spagnola del 1919», insultando pesantemente il collega virologo Massimo Clementi dopo che quest’ultimo aveva criticato tale affermazione. Il consiglio di non creare falsi allarmismi arriva da un’autorevole esperto: Carlo Federico Perno professore ordinario di Microbiologia e virologia dell’Università di Milano e dirigente del Dipartimento di medicina di laboratorio dell‘Ospedale Niguarda: «Sul Covid-19 sento affermare dei pareri inesatti anche da parte degli esperti scientifici quando qualcuno lo paragona ad una semplice influenza e altri lo paragonano alla febbre spagnola. Non siamo ancora in grado di capire l’evoluzione del coronavirus e dobbiamo andare cauti con le previsioni».

RADIO3-SCIENZA-Carlo Federico Perno

fonte. www.articolo21.org

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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella onora le vittime del coronavirus a Bergamo

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha partecipato nella serata di domenica 28 giugno alla commemorazione solenne per le vittime del coronavirus a Bergamo, dove al Cimitero monumentale è stata eseguita la Messa da Requiem di Gaetano Doninzetti eseguita dall’Orchestra e dal Coro del Doninzetti Opera Festival diretti da Riccardo Frizza, anticipata dalla lettura dell’Addio ai monti dai Promessi sposi di Alessandro Manzoni da parte del direttore artistico del Festival Francesco Micheli. Il cast era composto da Eleonora Buratto (soprano), Annalisa Stroppa (mezzosoprano), Piero Pretti (tenore), Alex Esposito (basso), Federico Benetti (basso); maestro del Coro Fabio Tartari. Il concerto è stato trasmesso in diretta su Rai 1 e si può rivedere su Ray Play.

Solo a Bergamo e provincia le persono decedute per il Covid-19 sono state oltre seimila e lo stesso capo dello Stato nel suo intervento dopo aver deposto una corona ha sollecitato l’impegno di «riflettere seriamente sugli errori da evitare di ripetere. Qui l’Italia che ha sofferto e che è stata ferita e che ha pianto. La mia partecipazione vuole testimoniare la vicinanza della Repubblica ai cittadini di questa terra così duramente colpita. Bergamo, oggi, rappresenta l’intera Italia, il cuore della Repubblica». Nelle sue parole traspariva il monito di non limitarsi a ricordare le vittime ma «assumere piena consapevolezza di quel che è accaduto. Senza cedere alla tentazione illusoria di mettere tra parentesi questi mesi drammatici per riprendere come prima».

crediti foto Quirinale

Un intervento significativo, quello di Mattarella, a riprova della necessità di non smettere di interrogarsi: «su ciò che non ha funzionato, sulle carenze di sistema, sugli errori da evitare di ripetere». Dal piazzale antistante il Cimitero pochi mesi fa partivano i camion dell’Esercito Italiano con le bare che venivano inviate in altre città per essere cremate. Un luogo diventato simbolo di una tragedia che ha lasciato sgomenti chi vedeva le immagini in televisione. Mattarella ha voluto essere vicino alla popolazione di questa città ascoltando in piedi l’Inno di Mameli e con lui i 243 sindaci provenienti da tutta la provincia (eccetto il sindaco del Comune di Ambivere Silvano Donadoni che di professione è medico, in segno di protesta per la mancata gestione da parte della Regione Lombardia sia in fase di emergenza inizio pandemia che ora). Accanto al Presidente della Repubblica c’era anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e il presidente della Regione Attilio Fontana il quale sostiene ancora oggi di non aver commesso errori nella gestione sanitaria e di non ritenersi responsabile di quanto accaduto sia per la mancata decisione di istituire le zone rosse (nel bergamasco) e per i trasferimenti di malati nelle rsa di Milano e provincia.

crediti foto Quirinale

È in corso un’inchiesta della Procura della Repubblica di Bergamo con l’ipotesi di reato per epidemia colposa che si avvale della consulenza del direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia dell’Università di Padova, Andrea Crisanti. La sua gestione in Veneto per contenere la diffusione del virus ha permesso di isolare i focolai e individuare i contagi sottoponendo la popolazione al test del tampone. L’esecuzione della Messa da Requiem a Bergamo è stata trasmesso in diretta anche dal sito del corriere.it dove gli italiani, ancora una volta, dimostrano di essere un popolo che non rinuncia nemmeno in un’occasione così solenne di insultare e scrivere nei commenti (visibili in concomitanza dell’esecuzione musicale) parole offensive rivolte a chiunque chiedesse rispetto per i defunti.

Ascoltare la musica e dover leggere (per dovere di cronaca) simili frasi è la riprova di quanto sia nocivo permettere di commentare liberamente senza che le testate giornalistiche del web impediscano di fatto tale scempio del rispetto per chi ha sofferto. Una buona notizia viene da Cremona dove il giovane Mattia Guarnieri di soli 18 anni che era stato ricoverato e intubato per aver contratto il coronavirus, dopo le dimissioni dall’ospedale ha potuto diplomarsi e conseguire la maturità. Mattia era stato dimesso lo scorso 16 aprile dopo la lunga degenza in terapia intensiva e prima di essere sedato aveva inviato un messaggio alla madre in cui prometteva di non abbandonarla.

crediti foto Quirinale

Di altra natura, invece, la notizia che arriva da Arezzo di un gatto che dopo aver morsicato la proprietaria è morto. Dalle analisi è risultato affetto dal Lyssavirus (virus isolato in una specie di pipistrello), ma in tutte le testate giornalistiche è riportata una dichiarazione pervenuta dalla Regione Toscana nella quale si spiega che il “Lyssavirus era stato rinvenuto una sola volta, a livello mondiale, in un pipistrello del Caucaso nel 2002, senza che ne fosse mai stata confermata la capacità di infettare animali domestici o l’uomo. Attualmente secondo il ministero della Salute non ci sono evidenze di trasmissione da animale a uomo”.

Tale affermazione non corrisponde alla realtà in quanto la scoperta del Lyssavirus risale al 1996:il lyssavirus dei pipistrelli australiano compare nel 1996 con due focolai sulla costa del Queensland (ABLV) e ha proprio questi animali come ospiti serbatoio”,(Spillover di David Quammen, edizioni Gli Adelphi, pag. 322, 326, 379. L’autore è una delle firme più qualificate e prestigiose del “National Geographic” e vincitore per tre volte del National Magazine Award. Nelle oltre 600 pagine documenta tutte le ricerche scientifiche che sono state condotte per analizzare il salto dei virus da animale all’uomo (chiamato spillover) , tra i quali vengono descritti anche quelli partiti dai pipistrelli.

pubblicato su www.articolo21.org

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Lavoro SINDACATO

La Fnsi agli Stati generali. Il premier ringrazia la stampa: ‘Ruolo centrale durante l’emergenza’

Nell’introdurre il segretario generale Lorusso, il presidente Conte ha sottolineato l’importanza dei media nel periodo della pandemia. «Riconoscimento importante, ma per garantire la funzione essenziale dell’informazione occorrono interventi mirati e riforme di sistema e garantire la qualità del lavoro dei giornalisti», rileva il vertice del sindacato. Un momento dell’incontro al Casino del Bel Respiro di Parco di Villa Pamphilj.

Seconda giornata degli Stati generali dell’economia dedicata al confronto con gli enti locali e le parti sociali. Al tavolo, con i rappresentanti di Regioni, Comuni e Province, anche Vittorio Colao e alcuni componenti del Comitato di esperti e gli esponenti di sindacati e associazioni di categoria. Per la Federazione nazionale della Stampa italiana è intervenuto il segretario generale Raffaele Lorusso, accompagnato dal direttore Tommaso Taquanno.

Nell’introdurre l’intervento del segretario generale della Fnsi, il presidente Conte ha sottolineato l’importanza del ruolo degli organi di informazione, in particolare in questa fase di emergenza «con tutti i cittadini a casa, tutti chiamati a rispettare le misure di distanziamento fisico e a rinunciare alle normali abitudini di vita. Se abbiamo raggiunto un risultato è perché tutta la comunità nazionale, in ciascuna delle sue componenti, ha fatto la sua parte. Per questo voglio dare atto pubblicamente del ruolo che hanno avuto la stampa e gli organi di informazione», ha detto Conte.

«Il riconoscimento del ruolo degli organi di informazione durante la fase dell’emergenza da parte del presidente del Consiglio ribadisce l’importanza e il ruolo strategico della stampa. Un ruolo fondamentale per consentire la formazione di un’opinione pubblica matura e consapevole e per rafforzare le istituzioni democratiche, che deve essere sostenuto con interventi mirati e riforme di sistema», è il commento del segretario generale Lorusso al termine dell’audizione nel corso degli Stati generali.

«Siamo grati al presidente del Consiglio per aver ricordato il ruolo fondamentale svolto dalla stampa nel periodo dell’emergenza sanitaria e per l’attenzione che il governo riserva al settore – sottolinea Lorusso -. Un’attenzione dimostrata anche dall’invito del sindacato dei giornalisti agli Stati generali dell’economia, insieme con le altre parti sociali».

Nel corso dell’intervento, il segretario generale della Fnsi ricorda le criticità del settore, già al centro del confronto con il sottosegretario all’Editoria, Andrea Martella. La crisi strutturale dell’editoria, che dura da più di un decennio, è aggravata dal ruolo sempre più preponderante esercitato dai colossi della rete, a partire da Google e Facebook, che dopo aver di fatto prosciugato il mercato della pubblicità negli Stati Uniti, stanno stravolgendo anche il mercato europeo. «La direttiva europea sul diritto d’autore va recepita con urgenza nel nostro ordinamento – dice Lorusso –. Chi utilizza gli investimenti degli editori e il lavoro dei giornalisti per fare profitti deve essere chiamato a riconoscere la giusta remunerazione. I giganti della rete devono pagare le tasse, i cui proventi vanno destinati a sostenere l’informazione».

Il segretario generale della Fnsi fa poi riferimento alle incursioni in Italia di organizzazioni straniere, in particolari russe e cinesi, come documentato da Ue e Nato, che utilizzano le fake news per provare a condizionare l’opinione pubblica italiana. «Per questo – osserva – occorre sostenere la buona informazione e proteggere la privacy digitale dei cittadini».

I mesi della pandemia hanno inciso pesantemente sui bilanci delle aziende editoriali: senza interventi di sostegno c’è il rischio di effetti deleteri per l’occupazione. Per la Fnsi è necessario sostenere i processi di trasformazione digitale già in atto nel mondo dell’informazione, a patto che siano legati alla tutela dell’occupazione e alla lotta al precariato. «Bisogna superare – rileva Lorusso – la logica dei finanziamenti erogati al solo fine di favorire l’esodo anticipato dei giornalisti dal mondo del lavoro. In un quadro generale di lotta alle disuguaglianze, è necessario affrontare il tema della dignità del lavoro giornalistico e del contrasto alla precarietà dilagante. L’informazione di qualità presuppone qualità del lavoro, quindi diritti, tutele e garanzie oggi assenti per migliaia di giornalisti. L’informazione di qualità non si può difendere lasciando che il perimetro del lavoro subordinato venga progressivamente ridotto per aprire la strada al lavoro precario, attraverso il ricorso massiccio a forme di lavoro atipico che offendono la dignità delle persone».

(Fonte: FNSI; foto: governo.it)

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SINDACATO

Coronavirus, uffici del Sindacato disponibili solo via telematica e telefonica

In coerenza con le ultime disposizioni governative, la segreteria del Sindacato Giornalisti Journalisten Gewerkschaft rimane aperta e fornisce informazioni per Sindacato CASAGIT e INPGI esclusivamente in via telefonica e mail, fino al prossimo 3 aprile.

Gli uffici del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige rimangono aperti regolarmente, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12. Tuttavia, in linea con le recenti disposizioni del Governo, e con le raccomandazioni delle autorità sanitarie per contenere la diffusione del Covid-19 (coronavirus), il Sindacato invita gli iscritti a NON presentarsi personalmente negli uffici. Tale invito, valido anche per le pratiche di Inpgi e Casagit, è valido fino al prossimo 3 aprile. Per il periodo di validità del decreto ministeriale, non sarà attivo il consueto sportello del martedì mattina presso l’Ordine dei giornalisti di Trento.

Per quanto riguarda la Casagit, come comunicato dall’azienda nei giorni scorsi, non vi sono problemi imminenti, in quanto il termine della consegna delle pratiche per il rimborso – riferite al quarto trimestre del 2019 – è stato prorogato al 30 aprile. Si consiglia, limitatamente al periodo dell’emergenza, di spedire per posta le pratiche di rimborsi e di chiedere eventuali spiegazioni o chiarimenti per telefono o attraverso posta elettronica.

Uguali misure precauzionali riguardano le consulenze (legale, fiscale e del lavoro) che il sindacato fornisce gratuitamente agli iscritti. I consulenti saranno comunque raggiungibili telefonicamente o attraverso posta elettronica.

Il sindacato invita i colleghi ad adottare misure di precauzione anche nelle redazioni e sui luoghi di lavoro.

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SINDACATO

Iscrizioni al Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige 2020

Se vuoi dare forza all’azione del Sindacato dei giornalisti a favore delle fasce più deboli della categoria, dentro e fuori le redazioni, e contribuire alla difesa della professione, sei ancora in tempo per iscriverti al Sindacato giornalisti Trentino Alto Adige.

Tutte le quote d’iscrizione restano invariate: 65 € per i professionali e i freelance; 50 € per i collaboratori.

Sono state confermate anche le agevolazioni per i nuovi iscritti praticanti e collaboratori: per il primo anno, i praticanti non dovranno, quindi, versare la quota annuale, ma solo la quota di servizio dello 0,30%. La quota annuale verrà versata dai praticanti nuovi iscritti solamente a partire dal secondo anno. Per i giornalisti collaboratori nuovi iscritti, la quota annuale versata all’atto dell’iscrizione avrà valore per i primi due anni di iscrizione.

Ecco un riepilogo delle quote 2020: 

  • Professionali: quota di servizio dello 0,30% più quota annuale di 65 €;
  • Pensionati: quota di servizio dello 0,30%;
  • Freelance (professionali cui non può essere applicata la quota dello 0,30%): quota fissa di 65 €;
  • Collaboratori: quota annuale di 50 €.

Potrai pagare la quota:

  • nei nostri uffici di Bolzano, in Via dei Vanga 22, o presso l’Ordine dei Giornalisti a Trento, in via Grazioli 5;
  • con bonifico bancario intestato al Sindacato giornalisti Trentino Alto Adige al seguente IBAN: IT95 O 060 4511 6020 0000 0238 000, Cassa di Risparmio di Bolzano, Agenzia 2, Corso Libertà 84.

Informazioni e servizi sui siti www.fnsi.it e www.sindacatogiornalistitnbz.it, presso i nostri uffici e al numero di telefono 0471 971438.

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SINDACATO

Lavoro autonomo, insediata la Commissione nazionale

Insediata la Commissione lavoro autonomo nazionale (Clan) della Fnsi che, presieduta dal segretario generale aggiunto freelance Mattia Motta, ha confermato coordinatore il triestino Maurizio Bekar. L’uscente è stato eletto con 11 voti, mentre la romana Solen De Luca ha ricevuto due preferenze. Ai lavori della Clan si sono affiancati quelli dell’assemblea nazionale che ha indicato i tre rappresentanti dei freelance nella Commissione contratto. I prescelti sono il milanese Giuseppe Ceccato (16 voti), la napoletana Roberta De Maddi (13), l’aostano Alessandro Mano (13). Hanno ricevuto preferenze, inoltre, la romana Gaia Giuliani (6), la milanese Nicoletta Morabito (6), il torinese Massimiliano Borgia (2). Registrata anche una scheda bianca.

«Si apre una fase nuova di rappresentanza per i giornalisti non dipendenti nel segno dell’inclusione e della responsabilità – dichiara Motta –. È importante sostenere sui territori le colleghe e i colleghi che si stanno organizzando in coordinamenti che fanno riferimento alle Assostampa e alle commissioni regionali del lavoro autonomo. Denunciare il falso lavoro autonomo che inquina l’informazione in Italia attraverso organizzazione, mobilitazione e, se necessario, conflitto è la prospettiva per passare dalla protesta alla proposta, dalla resistenza al progetto». 

Fonte: FNSI

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Articolo 21 GRUPPI

Parole non pietre. Articolo 21, FNSI, USIGRAI, Ordine Giornalisti Lazio 28 febbraio 1 marzo Roma

Per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme.” Il richiamo con cui papa Francesco apre il Messaggio per la 54esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, reso noto oggi, guida l’iniziativa “Parole, non Pietre“, che Articolo 21, con Fnsi, UsigRai Ordine dei Giornalisti del Lazio e tante altre realtà, ha organizzato per il 28, 29 febbraio e 1 marzo a Romacon la sessione di apertura presso la sede di Civiltà Cattolica, e con una serie di incontri in luoghi simbolo di dialogo della Capitale.

Venerdì 28 Febbraio 2020 Ore 9.30-13.30  – Sala di Civiltà Cattolica

Modera P. Antonio Spadaro S.I., Direttore de “La Civiltà Cattolica”

Saluti

Guido D’Ubaldo, Segretario nazionale Cnog
Raffaele Lorusso, Segretario nazionale Fnsi
Roberto Natale, Coordinatore Comitato scientifico Articolo 21

Interventi

Andrea Martella, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
Padre Mauro Gambetti, Custode del Sacro Convento di San Francesco

Ore 10,30 “Le parole non sono pietre. La lezione della Carta di Assisi”

Video saluto di Liliana Segre, senatrice a vita sopravvissuta alla Shoah e promotrice della Commissione parlamentare sull’antisemitismo

Interventi

Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero delle Comunicazioni della Santa Sede
Muhammad Abd al-Salam, Segretario dell’Alto Comitato per l’attuazione documento sulla fratellanza
Ruth Dureghello, Presidente della Comunità Ebraica di Roma
Alessandra Trotta, Moderatora della Chiesa Valdese
Rev. Elena Seishin Viviani e Giovanna Giorgetti, Vice Presidenti Unione Buddhista d’Italia
Svamini Shuddhananda Giri, rappresentante per il Dialogo Interreligioso Unione Induista italiana
Abdellah Redouane, Segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia

Firma della “Carta di Assisi. Parole non Pietre” e della tavola di Mauro Biani

Conclusioni

Giuseppe Giulietti, Presidente Fnsi

Ore 15.00-19.00  Sessione pomeridiana –  FNSI, Sala Walter Tobagi

Paola Spadari, Presidente OdG Lazio
Testimonianza di Paolo Berizzi, giornalista d’inchiesta di Repubblica

Panel “Trasformare il dolore in solidarietà. Un messaggio ai media”
Per la prima volta si ritroveranno insieme le famiglie Megalizzi, Rocchelli, Siani, Luchetta, Cucchi e un rappresentante del Fondo Ilaria Alpi.
Coordinano Paolo Borrometi, Presidente Articolo 21, e Tiziana Ferrario, giornalista

Dalle 17.30 Panel Il servizio pubblico e il contrasto all’hate speech

Partecipano:
Giuseppe Carboni, Alessandro Casarin, Antonio Di Bella, Luca Mazzà, Giuseppina Paterniti, Marino Sinibaldi, Fabrizio Salini.
Coordinano Vittorio Di Trapani e Paola Spadari

Al termine di ogni sessione breve spazio per le domande.

Sabato 29 Febbraio, ore 9.30 – 18.30  – Fnsi, Sala Walter Tobagi

Parole non Pietre. Le forme dell’odio e le buone pratiche

Prima Assemblea nazionale delle associazioni e delle scuole che hanno promosso esperimenti e laboratori di contrasto dei muri dell’odio.

Saluto iniziale della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina
Milena Santerini, Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo
Antonio Nicita, commissario Agcom

Partecipano fra gli altri:

Andrea Monda, direttore Osservatore romano, Alessio Falconio, direttore Radio radicale

Vincenzo Morgante, direttore Tv2000, Marco Tarquinio, direttore Avvenire, Roberto Zaccaria, presidente Consiglio italiano dei rifugiati, Laura Boldrini, promotrice Commissione Cox, Riccardo Noury, Il barometro dell’odio di Amnesty Italia, Sara Lucaroni, giornalista d’inchiesta, Andrea Palladino, giornalista d’inchiesta, Lidia Galeazzo, Esecutivo UsigRai, Andrea Purgatori, giornalista d’inchiesta e autore di “Atlantide/La7”, Nello Scavo, inviato di Avvenire, Giovanna Pugliese, campagna #iononodio Regione Lazio, Andrea Iacomini, Unicef, Paola Barretta, Osservatorio Carta di Roma, Padre Camillo Ripamonti, direttore Centro Astalli, Flavio Lotti, coordinatore Tavola della pace, Monica Andolfatto, Manifesto di Venezia, Angelo Chiorazzo, Comunità Auxilium, Cristina Perozzi, avvocata esperta nella difesa delle donne vittime di stalking e violenze, Federica Angeli, “Noi Associazione antimafia”, Antonella Napoli, Focus on Africa e Articolo21, Ivano Maiorella, direttore Giornale radio sociale, Graziella Di Mambro, responsabile legalità Articolo 21, Marco Omizzolo, sociologo, Luca Perrino, Leali delle notizie, Mara Filippi Morrione, Premio Roberto Morrione.

I lavori saranno intervallati da video e letture degli studenti e dalle testimonianze di giornaliste e giornalisti e gli interventi dei rappresentanti dei gruppi regionali: Gianmario Gillio/Piemonte, Danilo De Biasio/Lombardia, Nicola Chiarini/Veneto, Fabiana Martini e Carlo Muscatello /Friuli Venezia Giulia, Rocco Cerone e Roberto Rinaldi/Trentino Alto Adige, Mattia Motta/Emilia Romagna, Desiree Klain/Campania.

Il confronto proseguirà per tutta la giornata. Sarà chiesto a tutte e a tutti di sottoscrivere la “Carta di Assisi. Parole non Pietre

Moderano Elisa Marincola e Stefano Corradino

Nella giornata una delegazione di organizzatori visiterà il Centro Islamico culturale d’Italia

Domenica 1 Marzo, ore 10.00 – Largo Portico d’Ottavia

Inaugurazione Panchina della Memoria dedicata a giornalisti e tipografi ebrei romani vittime della deportazione

Introduce Giuseppe Giulietti, Presidente Fnsi
Ruben Della Rocca, Vice Presidente della Comunità Ebraica di Roma
David Sassoli, Presidente Parlamento europeo
Virginia Raggi e Luca Bergamo, sindaca e vice sindaco di Roma

Visita alla Fondazione Museo della Shoah

Parteciperanno i ragazzi dei licei romani premiati nelle diverse edizioni del concorso di Articolo 21, accompagnati dal coordinatore del concorso Renato Parascandolo

La cerimonia sarà accompagnata dalla musica del Maestro Nicola Alesini

https://www.articolo21.org/2020/02/parole-non-pietre-roma-28-29-febbraio-e-1-marzo-il-programma-e-le-adesioni-fin-qui-pervenute/

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Inpgi PREVIDENZA E SALUTE

Elezioni INPGI: #ControCorrente con 38 consiglieri

Inpgi, avanti #Controcorrente. All’Inpgi vince la linea dell’autonomia e dell’indipendenza Con 38 consiglieri su 60 nel consiglio generale, 2 sindaci su 3 per la gestione principale, 3 rappresentanti su 5 per la gestione separata e anche il sindaco della gestione separata, #ControCorrente vince le elezioni per il rinnovo degli organismi dell’Inpgi. Una vittoria piena, senza sbavature, a tutto campo che conferma innanzitutto il progetto di #ControCorrente a livello nazionale e della linea che ha largamente prevalso al congresso della FNSI di Levico. Vincono l’onestà, il coraggio della verità, la chiarezza e la responsabilità nei confronti dei colleghi. Che in questo voto hanno detto la loro: vogliono un Inpgi autonomo e indipendente. Con buona pace delle fake news che in questi mesi hanno ammorbato la campagna elettorale.

#ControCorrente ha ottenuto risultati eccezionali ovunque, nelle regioni e nei collegi nazionali. Elegge 5 pensionati su 10; a Roma prende 6 consiglieri attivi su 11; a Milano, insieme agli alleati di sempre, 8 consiglieri su 12. Per non parlare degli splendidi risultati nelle situazioni non scontate come in Campania, Toscana e Sicilia.

Ha pagato la linea della fermezza: nessuna alleanza preventiva. Stringere patti prima del voto sarebbe stato un messaggio sbagliato perché avrebbe dato credito e visibilità a chi nelle urne si è dimostrato di poca consistenza e millanta una forza che non ha mai avuto. Ora guardiamo al futuro dell’Inpgi con la presidenza di Marina Macelloni e avanti insieme, con questo spirito e con questa forza, per dare al giornalismo italiano prospettive e visione in tutti gli enti di categoria. Perché se c’è una cosa che queste elezioni hanno dimostrato è che, come abbiamo sempre detto, #nonsiamotuttiuguali.

Grazie a Marina Macelloni, al segretario e al presidente della FNSI Raffaele Lorusso e Beppe Giulietti per l’impegno in campagna elettorale, grazie ai segretari delle associazioni regionali che si sono battuti fino all’ultimo voto (anche quando le scorrettezze degli altri sono state forti). Grazie a tutti i candidati, in particolare a coloro che non ce l’hanno fatta. E grazie ad ogni singolo collega che ci ha votato, ci ha dato fiducia e crede che l’Inpgi debba restare dei giornalisti italiani.

Grazie

Alessandra Costante Coordinatrice nazionale di #ControCorrente

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Articolo 21 GRUPPI SINDACATO

Il bilancio 2019 di Articolo 21 e Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige

Il seguente articolo, a firma del coordinatore di Articolo 21 del Trentino Alto Adige Roberto Rinaldi, è uscito nei giorni scorsi sulla testata di Articolo 21, quale bilancio dell’attività effettuata durante il 2019. Nel testo, si riporta in sintesi l’impegno del presidio regionale, nazionale e del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige a favore della libertà di stampa e di espressione.

Il 2019 sta terminando, è tempo di fare un bilancio consuntivo delle attività svolte dal presidio di Articolo 21 di Trento e Bolzano, insieme al Sindacato Giornalisti del Trentino Alto Adige – Südtirol . Un anno intenso dove la collaborazione in perfetta sinergia ha permesso di dare vita insieme a numerose iniziative. Un lavoro di squadra capace di organizzare manifestazioni a carattere nazionale, oltre ad essere presenti anche in numerose altre regioni dove è stato possibile allacciare dei rapporti di scambio culturale con altre realtà unite dallo stesso intento: difendere la libertà di pensiero e di stampa, lavorare per una società civile in cui includere tutti senza discriminazioni; contrastare i linguaggi dell’odio; favorire una maggiore coesione sociale; l’impegno per difendere i cronisti minacciati da chi cerca di impedire loro che vengano raccontate le notizie anche le più scomode. Il 2019 si è aperto con un evento di rilevanza straordinaria: il ventottesimo Congresso della Federazione nazionale della stampa “L’informazione non è un algoritmo. Libertà, diritti e lavoro nell’era delle fake news”, che si è svolto a Levico Terme dal 12 al 14 febbraio con il prologo l’11 febbraio nella sala del consiglio comunale, dedicato ai giornalisti sotto attacco, con una tavola rotonda alla quale hanno partecipato il presidente FNSI Giuseppe Giulietti, Laura Viggiano e Roberta De Maddi di Articolo 21 ed il caposervizio cultura dell’Adige Fabrizio Franchi.

Le assise della categoria giornalistica sono state dedicate alla memoria di Antonio Megalizzi, ucciso in un attentato terroristico a Strasburgo il 14 dicembre 2018. Nel corso dell’inaugurazione dei lavori congressuali si è svolto anche l’incontro con la Famiglia Megalizzi ricevuti dal presidente Giulietti, dal segretario dell’Usigrai Vittorio Di Trapani, insieme al presidente di Articolo 21 Paolo Borrometi, e al segretario regionale Rocco Cerone, che è servito a lanciare l’idea di far nascere la Fondazione Antonio Megalizzi, pienamente operativa dal 23 dicembre 2019, con la concessione della personalità giuridica. Un obiettivo fortemente voluto dalla Federazione nazionale della stampa capofila di tutto il mondo del giornalismo, che ha visto il 7 giugno scorso, nella sala Depero del Palazzo della Provincia Autonoma di Trento, la presentazione della Fondazione, con tutti i rappresentanti del mondo del giornalismo insieme alla Famiglia Megalizzi che poi si è concretizzata con la firma dell’atto costitutivo davanti al notaio il 3 dicembre; siglata il giorno dell’antivigilia di Natale con il decreto del Presidente della Repubblica permettendo in modo ufficiale lo svolgimento delle attività previste dallo statuto. Considerata la complessità dell’iniziativa, l’obiettivo raggiunto entro il 2019 può essere considerato un successo corale della squadra che vi ha lavorato a supporto e a sostegno della Famiglia Megalizzi, per non far disperdere la memoria di Antonio e di conseguenza la memoria collettiva di valori e ideali che accomunano coloro che si sono impegnati nel perseguire con determinazione e caparbietà un fine difficile da raggiungere.

Nel corso dell’anno che si sta per concludere si sono susseguite molte adesioni a iniziative nazionali a cui il presidio di Articolo 21 del Trentino Alto Adige è stato invitato. Tra queste la partecipazione nel mese di marzo a Torino nel Teatro Astra per il convegno “La mafia dal sud al nord. Raccontare la mafia che cambia e le sue infiltrazioni” con l’intervento di Gian Carlo Caselli (ex procuratore della Repubblica a Palermo e Torino) che anticipava la visione dello spettacolo del Teatro delle Albe di Ravenna “Va pensiero” per la regia di Marco Martinelli e ispirato alle vicende del giornalista Donato Ungaro. La produzione teatrale verrà replicata nel mese di marzo del 2020 al Teatro Sociale di Trento dove andrà in scena preceduto da un dibattito al quale parteciperanno gli autori di “Va pensiero” Marco Martinelli ed Ermanna Montanari insieme al Procuratore della Repubblica di Trento Sandro Raimondi, Donato Ungaro, per discutere sulle infiltrazioni delle mafie anche in Trentino Alto Adige. L’evento (a cui saranno invitate le scuole superiori) è stato reso possibile dalla fattiva collaborazione tra il Centro servizi Santa Chiara, diretto da Francesco Nardelli, Teatro delle Albe, presidio Articolo 21 e Sindacato.

Nel mese di maggio si è svolta a Palazzo Geremia a Trento la prima manifestazione nazionale per la libertà di stampa alla vigilia proclamata come Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa, organizzata dal Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige, del Veneto, del Friuli, Articolo 21 ed FNSI, alla quale hanno partecipato molti ospiti tra i quali Asmae Dachan, Fazila Mat, Donato Ungaro, Paolo Borrometi, Monica Andolfatto, Carlo Muscatello, Giuseppe Giulietti. In quella sede è scaturita la successiva iniziativa a corollario del Festival Smart Week City di Trento, con la tavola rotonda del 21 settembre in piazza Duomo dove il presidente di Articolo 21, Paolo Borrometi, uno dei 24 giornalisti italiani sotto scorta, è stato intervistato dal direttore dell’Adige Alberto Faustini sul tema della “Digitalizzazione dell’informazione: rischi, opportunità prospettive”.
Articolo 21 è stato presente, inoltre, a Verona per la presentazione del libro “Nazitalia” di Paolo Berizzi, l’inchiesta sulle formazioni neofasciste italiane. In platea era presente una delegazione della Federazione nazionale della Stampa italiana e di Articolo 21, guidata dal presidente Giuseppe Giulietti, che ha portato il saluto del Sindacato, anche a nome del segretario generale Raffaele Lorusso.

Ad affiancare Giulietti, Nicola Chiarini e Roberto Rinaldi, in rappresentanza rispettivamente dei sindacati dei giornalisti di Veneto e Trentino Alto Adige. Un modo per testimoniare vicinanza a Paolo Berizzi e sostegno all’iniziativa (alla quale sono intervenuti anche l’ex procuratore Guido Papalia e Carlo Verdelli, direttore responsabile di Repubblica, il quotidiano per cui scrive il giornalista sotto scorta per le minacce ricevute. Nella città scaligera Articolo 21 ha partecipato al corteo di protesta “Non una di meno: Verona città transfemminista” in occasione del World Congress of Families di Verona, il “Congresso delle Famiglie” e a “Nella mia città nessuno è straniero” per dire no ad ogni forma di razzismo, e sì ad una città solidale dove hanno partecipato il Centro per i Diritti del Malato e per il Diritto alla Salute – CESAIM – , Refugees Welcome Italia Onlus, la Federfarma di Verona, la CGIL Camera del Lavoro, Emergency gruppo di Verona. Il Coordinamento provinciale di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie di Verona.

Articolo 21 era presente anche al convegno “Come salvarci dalle Fake News” : un nuovo patto tra società, scuola ed informazione che si è tenuto a Rovereto durante il programma del Festival Nazionale sulla Formazione EDUCA. Alla tavola rotonda hanno partecipato Francesco Profumo, presidente della Fondazione Bruno Kessler di Trento, Manlio De Domenico, ricercatore presso la stessa FBK, Roberto Rinaldi in rappresentanza anche della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e Giampaolo Pedrotti, responsabile dell’Ufficio stampa della Provincia autonoma di Trento e presidente di Trentino Film Commission. Nel capoluogo della Regione durante il Film Festival della Montagna e rassegna Montagna Libri curata da Luana Bisesti e con la fattiva collaborazione del direttore della libreria Ancora di Trento, Simone Berlanda, è stato presentato il libro di Antonella Napoli Il mio nome è Meriam”. Sempre in rappresentanza di Articolo 21 e Sindacato Trentino Alto Adige a Rosignano Marittimo (in provincia di Livorno) la trasferta per il “Premio Cultura Politica Giovanni Spadolini” consegnato a Paolo Borrometi dal sindaco della precedente giunta Alessandro Franchi e dal presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia Cosimo Ciccuti.

Restando in Toscana la delegazione di Articolo 21 ha presenziato alla rassegna “Le vie del giornalismo” a Castagneto Carducci dove si sono svolte le presentazioni dei libri “Un morto ogni tanto” di Paolo Borrometi e “Rosso mafia. La n’drangheta a Reggio Emilia”, di Nando Dalla Chiesa organizzata dal Comune di Castagneto Carducci, assessorato alla Cultura, Biblioteca Comunale e Cooperativa Microstoria, e curata da Gianpaolo Boetti giornalista ex caporedattore de La Stampa e da Elisabetta Cosci (giornalista e vice presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti). In ottobre la presenza significativa a Ronchi dei Legionari (in provincia di Gorizia) per la Giornata dedicata alla libertà di stampa e di espressione, promossa dall’associazione culturale Leali delle Notizie di cui è presidente Luca Perrino. Una manifestazione di grande importanza e valore, aderente ai principi che hanno ispirato la nascita dell’associazione Leali delle Notizie: L’articolo 21 della Carta costituzionale italiana con l’intento di parlare anche delle negate libertà di stampa che, purtroppo, insanguinano tutto il mondo. Si è potuto assistere al conferimento della cittadinanza onoraria del comune di Ronchi dei Legionari, da parte dell’amministrazione comunale, al giornalista Matthew Caruana Galizia, (vincitore del Premio Pulitzer 2017), e figlio di Daphne Caruana Galizia: la giornalista maltese uccisa in un attentato nel 2017 alla quale, con il consenso della famiglia e l’Alto patrocinio del Parlamento Europeo, l’associazione Leali delle Notizie ha dedicato un premio.

Un resoconto che al termine riporta allo spirito del luogo che sta legando fortemente le attività di Articolo21 e del Sindacato dei giornalisti: Levico, Trento, e alla stessa Regione Trentino Alto Adige, perché qui sono state gettate le basi per continuare con altri appuntamenti che vedranno in prima fila nel corso del 2020 questa terra con la presentazione del libro “Il sogno di Antonio” di Paolo Borrometi, della Fondazione Megalizzi, una sessione della Federazione Europea dei Giornalisti e l’assise nazionale del lavoro autonomo, precario, dei free lance, che costituisce l’ossatura e la nuova frontiera del giornalismo italiano. Levico aderirà anche all’iniziativa dell’Associazione Leali delle Notizie di Ronchi per ospitare la “panchina della libertà di stampa” che verrà collocata in primavera del 2020 e ad ospitare iniziative di carattere nazionale previste da Articolo 21.

Il sindaco di Levico Gianni Beretta parteciperà anche al Sinodo dei giornalisti ad Assisi in programma il 24, 24 e 26 gennaio 2020. Il suo gesto di allestire la vetrina del suo negozio con le foto dei giornalisti assassinati dedicando loro un “grazie” ritagliato nei principali quotidiani, in occasione del Congresso della FNSI, aveva suscitato un forte apprezzamento tra i delegati presenti. 47 anni, sposato con tre figli è da sempre impegnato in attività sociale e in politica. Lo abbiamo intervistato a fine anno in occasione degli auguri e per concordare insieme alla sua amministrazione comunale le future iniziative.

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Inpgi Lavoro PREVIDENZA E SALUTE

Inpgi: dai nuovi prepensionamenti attacco alla Cassa ed ai giornalisti

La Presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, ha inviato una lettera ai Ministeri vigilanti, Nunzia Catalfo e Roberto Gualtieri, al presidente della Commissione parlamentare di controllo sugli Enti, Sergio Puglia, e alla Corte dei Conti per segnalare le gravi conseguenze sui conti dell’Istituto delle misure in tema di prepensionamenti inserite nel disegno di legge di Bilancio per il 2020 all’esame del Senato.

La norma proposta stanzia nuovi fondi, a carico del bilancio dello Stato, per finanziare un nuovo ciclo di uscite anticipate per i giornalisti. Le cifre stanziate comporteranno l’uscita dal lavoro di circa 120 giornalisti nel solo 2020 con una perdita di contributi per l’Inpgi di almeno 4,5 milioni all’anno. Non solo. La norma inserita nella legge di stabilità prevede inoltre che a fronte delle uscite, le aziende possano assumere anche soggetti privi di status giornalistico, quindi non assicurabili all’Inpgi, che siano “in possesso di competenze professionali coerenti con la realizzazione dei programmi di rilancio, riconversione digitale e sviluppo aziendale”. In pratica dalle redazioni usciranno giornalisti che saranno sostituiti in parte da non giornalisti: di fatto un attacco alla professione.

E questo mentre il Consiglio di amministrazione dell’Ente è impegnato, come prevede la legge 58/2019 del 30 giugno scorso, a mettere in atto ulteriori misure volte al contenimento della spesa e all’incremento delle entrate in attesa dell’allargamento della platea previsto dalla stessa legge nel 2023.

“Ai nostri interlocutori istituzionali chiedo – ha detto la Presidente Macelloni – come sia possibile per l’Istituto rispettare una legge che chiede di ridurre le spese e aumentare le entrate mentre con un altro provvedimento il Governo impone allo stesso Istituto una ulteriore riduzione di iscritti e di entrate contributive senza neppure il conforto di nuove assunzioni giornalistiche”.

Una simile prospettiva non può che portare un significativo ed estremamente grave peggioramento del saldo di bilancio dell’Ente dagli effetti potenzialmente devastanti sulla tenuta dei conti in funzione della sostenibilità del sistema. “Siamo i primi testimoni della crisi dell’editoria, i cui effetti sono evidenti nei nostri conti da oltre un decennio – ha aggiunto la Presidente – e quindi certo non possiamo negare l’esigenza di una nuova fase di ristrutturazione del settore. Riteniamo però indispensabile che tali misure vengano necessariamente coordinate con il processo di allargamento della platea degli iscritti all’Inpgi in modo da poter rafforzare il flusso finanziario della gestione previdenziale e rendere sostenibili anche gli effetti delle nuove uscite”.

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GRUPPI

Ifj e Fnsi, un minuto di silenzio per i giornalisti palestinesi morti

Un minuto di silenzio per i giornalisti palestinesi morti a causa della guerra in corso con Israele. Il Pjs, il sindacato dei giornalisti palestinesi, chiede ai colleghi tutte le organizzazioni aderenti alla Ifj di unirsi a loro nel ricorso il 26 febbraio 2024, a mezzogiorno. «Nonostante le difficoltà e i rischi per la propria incolumità – ricorda il Pjs – i giornalisti palestinesi continuano a svolgere il loro lavoro, informando l’opinione pubblica locale e internazionale su quanto avviene nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre».

In poco più di cinque mesi di guerra, numerosi colleghi hanno perso la vita. Come per il conflitto in Ucraina, la Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) ha coinvolto tutti i sindacati aderenti nella raccolta di aiuti per sostenere il lavoro dei giornalisti palestinesi che continuano a operare in prima linea.

All’iniziativa ha aderito anche la Fnsi, che nella giornata del 26 febbraio rivolgerà un pensiero a tutti i colleghi che in Palestina continuano a lavorare sotto le bombe.

A questo link il video della Fnsi per la campagna #SupportPalestinianJournalists.

Fonte: FNSI

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FNSI, ‘su Ai servono regole subito’

«Abbiamo iniziato a parlare di intelligenza artificiale fin dal Congresso di Riccione e, appena eletta, ho subito chiesto agli editori di iniziare a ragionare insieme di intelligenza artificiale, perché per governare questa tecnologia abbiamo bisogno di regole tempestive, flessibili, ma certe. È urgente difendere l’occupazione rispetto al dilagare dell’IA, il cui basso costo potrebbe invogliare qualche editore a puntare più sulla tecnologia che sulle persone in carne e ossa». È un passaggio dell’intervento di Alessandra Costante alla presentazione del libro di Vittorio Roidi ‘Il giornalista artificiale’ (edizioni Alla Around), giovedì 22 febbraio 2024, nella nuova sala Walter Tobagi della Fnsi, in via delle Botteghe Oscure, a Roma.

«Spero – ha aggiunto – di poter quanto prima firmare un accordo, un allegato contrattuale che disciplini un uso intelligente dell’intelligenza artificiale nelle redazioni. Negli anni ’90 gli editori italiani non hanno saputo cogliere l’importanza della sfida posta dall’avvento di Internet e hanno perso un’occasione, regalando il lavoro dei giornalisti su internet. Nella sfida con l’intelligenza artificiale non possiamo permettere che vengano ripetuti gli stessi errori che in passato sono costati tanto caro ai giornalisti».

Moderati da Lucia Visca, della casa editrice All Around, alla presentazione hanno partecipato anche Riccardo Luna, Giancarlo Tartaglia, Mario Morcellini.

«Serve una visione lungimirante sul tema della tecnologia che gli editori dimostrano invece di non avere», ha evidenziato Luna. «Farsi dettare la linea editoriale da Google – ha aggiunto – vuol dire abdicare al nostro lavoro di giornalisti e significare aver perso in partenza la sfida. Occorre che gli editori investano in qualità dell’informazione e sulle risorse ‘umane’. Perché senza la guida umana, l’intelligenza artificiale è inutile».

Tartaglia si è soffermato sul pericolo che le nuove tecnologie rappresentano sul fronte della creazione e diffusione di fake news, deepfake, disinformazione, con le ripercussioni che questo può avere sull’opinione pubblica e sulla tenuta democratica.

Mentre Morcellini ha posto l’accento sull’esigenza di non demonizzare l’impatto dell’intelligenza artificiale sul giornalismo e invece «cogliere le occasioni che questa porta con sé, trasformarla in un alleato nel racconto della realtà che i giornalisti fanno ogni giorno».

A chiudere l’incontro l’autore del libro, che «nasce – ha rilevato Roidi – dalla constatazione che il giornalismo italiano non va bene e dal timore che l’intelligenza artificiale possa colpire e non aiutare il giornalismo. Occorre intervenire e in fretta per non perdere altri posti di lavoro e altri lettori. Allora diventa centrale la qualità dell’informazione».

Fonte: FNSI

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Sjg e Fnsi, no alla fusione di Corriere del Trentino e Corriere dell’Alto Adige

Nell’esprimere soddisfazione per la decisione di direzione politica e aziendale di volere aprire il sito web del Corriere dell’Alto Adige, unica testata locale del gruppo RCS che al momento non ha ancora una versione online, e nello stesso tempo la promessa dell’assunzione di 12 contratti a termine, di cui 3 a Trento ed uno a Bolzano, il Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige Journalisten Gewerkschaft e la FNSI esprimono forte preoccupazione e perplessità per il disegno di unificare, di fatto, i dorsi locali del Corriere del Trentino e del Corriere dell’Alto Adige, con due prime pagine differenti per mantenere le due testate e che prevederà due ribattute per dare più risalto alle notizie di Trento nell’edizione diffusa in Trentino e alle notizie di Bolzano nell’edizione venduta in Alto Adige ed una parte comune di economia, ambiente, cultura, tutto in chiave regionale.

La fusione dei due dorsi attualmente di 12 pagine in uno di 16 – ad avviso del sindacato regionale giornalisti e della FNSI – rischia di vanificare l’esperienza ventennale dei due dorsi locali, che sono stati festeggiati il 23 novembre 2023 a Mezzolombardo in pompa magna dall’editore Urbano Cairo, dal direttore Luciano Fontana e dal caporedattore Alessandro Russello.

L’enunciazione di volere interpretare la Regione Trentino Alto Adige Südtirol come un’unica entità signfica non capire le peculiari realtà trentina da un lato e sudtirolese, ladina ed italiana dall’altra, continua la nota.

Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige e FNSI, nel ritenere che il disegno aziendale possa mettere a rischio la rappresentazione politica, sociale, economica, culturale e sportiva di questi territori compositi e multiculturali, invitano editore e direzione politica a riconsiderare il format immaginato, con uno che possa salvaguardare la preziosa esperienza maturata in oltre 20 anni dal Corriere del Trentino e dal Corriere dell’Alto Adige.

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Giornalisti del Trentino A.Adige: ‘No al controllo della politica’

L’informazione non può essere sottoposta al controllo della politica. Lo affermano con forza i comitati e fiduciari di redazione di Rai Südtirol, Rai Ladinia, Tgr italiana di Bolzano, Esecutivo Usigrai, Dolomiten, FF, Orf Südtiroler Heute, Alto Adige, dorsi del Corriere della sera di Trento e Bolzano, ANSA regionale, Salto.bz, VB33, unitamente a Sindacato, Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige, FNSI e CNOG.

In un comunicato congiunto esprimono forte preoccupazione per la proposta di istituire a Bolzano un comitato consultivo per i media, contenuto nel programma di coalizione elaborato in vista dell’approvazione della nuova giunta provinciale.

Ingenera inoltre allarme la formulazione di volere monitorare gli sviluppi definiti “indesiderati” ed, a seconda delle valutazioni, indirizzare i finanziamenti ai media privati per “preservare la pluralità dei media”.

Ricordiamo ai responsabili politici altoatesini e sudtirolesi che l’articolo 21 della Costituzione repubblicana è ancora in vigore e che esso tutela la professione giornalistica che non può essere sottoposta a censura, autorizzazioni o controlli di qualsiasi tipo: la legge ordinistica con il collegio di disciplina, la normativa sulla diffamazione già consentono a chi si sente leso nella sua reputazione di difendersi. Senza contare la  presenza del CORECOM ed, a livello nazionale, della commissione parlamentare di vigilanza per il servizio pubblico radiotelevisivo.

Sono piuttosto i giornalisti ad essere sotto attacco con le cosiddette querele bavaglio o querele temerarie che hanno lo scopo di intimorire ed autocensurare i giornalisti.

Dopo l’approvazione in prima lettura al Senato alla vigilia di natale della legge del deputato di Azione Enrico Costa che vieta la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, 4 giorni fa la proposta del parlamentare di FDI Federico Mollicone di volere certificare digitalmente le notizie, adesso è il turno dell’organismo di controllo politico sui media altoatesini-sudtirolesi.

Notizia che evidentemente conferma l’allergia del potere politico a qualsiasi tipo di controllo da parte della libera stampa e della libera informazione.

Gli organismi sindacali ed ordinistici regionali e nazionali si opporranno con forza  all’istituzione di questo comitato politico di controllo dell’informazione.

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Information darf keiner politischen Kontrolle unterworfen werden. Dies bekräftigen die Redaktionen von Rai Südtirol, Rai Ladinia, Tgr Bozen, Usigrai, Dolomiten, FF, Tageszeitung, Orf Südtirol Heute, Alto Adige, Corriere della sera von Trentino und Südtirol, ANSA, Salto.bz, VB33, zusammen mit der Gewerkschaft Journalistenkammer von Trentino Südtirol, Fnsi und CNOG.

In einer gemeinsamen Aussendung äußern sie große Besorgnis über den Vorschlag, einen Medienbeirat in Südtirol einzurichten, der im Koalitionsprogramm enthalten ist, das im Hinblick auf die Genehmigung durch die neue Landesregierung erstellt wurde.

Besorgniserregend ist auch die Formulierung, man wolle als “unerwünscht” definierte Entwicklungen beobachten und je nach Einschätzung Beiträge den privaten Medien zukommen lassen, um die “Medienvielfalt zu erhalten”.

Wir möchten die Südtiroler und die Südtiroler Politiker daran erinnern, dass Artikel 21 der Verfassung immer noch in Kraft ist und dass er den Journalistenberuf schützt, der keiner Zensur, keiner Genehmigung und keiner Kontrolle unterworfen werden darf: Das Gesetz zur „Ordnung des Journalistenberufes“ mit der Disziplinarkommission und die Gesetzgebung, die den Bereich Verleumdungen regelt, ermöglichen es bereits denjenigen, die sich in ihrem Ruf geschädigt fühlen, sich zu verteidigen. Ganz zu schweigen von der Präsenz des Landeskommunikationsbeirates und auf nationaler Ebene der parlamentarischen Aufsichtskommission für den öffentlich-rechtlichen Rundfunk. Vielmehr sind es die Journalisten, die mit sogenannten Knebel- und Einschüchterungsklagen angegriffen werden, die darauf abzielen, Journalisten einzuschüchtern und sogar zu zensieren. Nachdem an Heiligabend im Senat in erster Lesung das Gesetz des Abgeordneten Enrico Costa zum Verbot der Veröffentlichung von Untersuchungshaftanordnungen angenommen wurde, vor vier Tagen der Vorschlag des FDI-Abgeordneten Federico Mollicone, Nachrichten digital zertifizieren zu wollen, ist nun die Südtiroler Medienaufsicht an der Reihe. Nachrichten, die offensichtlich die Aversion der politischen Macht gegen jede Art von Kontrolle durch die freie Presse und die freie Information bestätigen.

Die Journalistengewerkschaft und die Journalistenkammer auf regionaler und nationaler Ebene werden sich gegen die Einrichtung dieses politischen Informationskontrollgremiums energisch wehren.

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Una passeggiata ‘contro ogni bavaglio’: al via la mobilitazione della Fnsi

Una passeggiata contro ogni bavaglio al diritto dei cittadini ad essere informati e per la dignità della professione. Si è aperta così, con una prima protesta simbolica, la mobilitazione della Fnsi proclamata all’indomani del via libera della Camera dei deputati all’emendamento presentato da Enrico Costa che vuole vietare la pubblicazione, integrale o per stralci, delle ordinanze di custodia cautelare.

«L’emendamento Costa è solo l’ultimo atto di un percorso che vuol far perdere dignità alla nostra professione: dalla riforma Cartabia alla stretta sulle intercettazioni alla riforma della diffamazione in discussione in Senato è lampante la volontà di restringere il perimetro del diritto-dovere di informare», ha detto Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, nel corso della riunione di Giunta esecutiva che ha preceduto il flash mob.

L’iniziativa era stata organizzata in concomitanza con la conferenza stampa di fine anno della premier Giorgia Meloni, prevista per il 28 dicembre e poi rinviata al 4 gennaio 2024. «Chiediamo alle colleghe e ai colleghi che per lavoro parteciperanno alla conferenza stampa di chiedere conto alla presidente Meloni di questa volontà del suo governo e della sua maggioranza di limitare il diritto dei cittadini a conoscere», l’esortazione della segretaria Costante.

«Servono più domande, non meno. Più informazione, non meno. In questi giorni qualcuno ha abusato di un valore: il garantismo. Dobbiamo spiegare che i veri garantisti vogliono più trasparenza, non meno», ha rilevato il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani, nel corso del dibattito in sala Tobagi prima che i rappresentanti del sindacato dei giornalisti uscissero, bavaglio sulla bocca, per le strade di Roma.

Quindi il flash mob, con le foto davanti al Senato, a Montecitorio e sotto Palazzo Chigi. E l’appuntamento alla prossima tappa della mobilitazione: il 3 gennaio, giorno in cui si riunirà la Conferenza dei fiduciari e Comitati di redazione per decidere i prossimi passi della protesta contro ogni bavaglio e per la dignità della professione giornalistica.

Fonte: FNSI

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Bavaglio alla stampa, il 28 dicembre parte la mobilitazione

Si è riunita oggi la Giunta esecutiva della Fnsi con la Consulta dei presidenti e segretari delle Associazioni regionali di Stampa per organizzare la mobilitazione, che dovrà arrivare allo sciopero generale, contro l’emendamento Costa, norma che si prefigge di censurare la stampa e limitare il diritto dei cittadini a conoscere le notizie.

Giovedì 28 dicembre 2023 la Federazione nazionale della Stampa, come annunciato, non parteciperà alla conferenza stampa di fine anno della premier, espressione di una maggioranza che vuole stringere il bavaglio intorno all’informazione.

Quel giorno, invece, la Fnsi promuoverà una protesta simbolica che coinvolgerà i presidenti e i segretari delle Associazioni regionali, i cronisti e giornalisti tutti. A seguire, il 3 gennaio prossimo sarà convocata la Conferenza dei Comitati di redazione per stabilire la scansione delle azioni che dovranno portare allo sciopero generale, uno sciopero contro la censura di Stato e per rivendicare l’identità e la dignità della nostra professione.

La protesta di Fnsi e Associazioni regionali di Stampa proseguirà fino allo sciopero generale con l’organizzazione di presidi davanti alle prefetture italiane. In queste azioni sarà importante essere affiancati dalla società civile e dalle organizzazioni che si battono per la carta costituzionale e la democrazia.

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Fonte: FNSI

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Rischio bavaglio sulle ordinanze di custodia cautelare

Rischia di farsi ancora più soffocante il bavaglio “di Stato” alla stampa. Nei giorni che precedono Natale la Camera dei deputati è chiamata a pronunciarsi (a scrutinio segreto) su un emendamento alla legge di delegazione europea presentato dal deputato di Azione Enrico Costa il cui obiettivo è quello di vietare la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare fino alla chiusura delle indagini preliminari.

La cornice entro la quale si vuole inserire la nuova stretta è quella dell’attuazione della direttiva europea sulla presunzione di innocenza, contro la quale la Fnsi si è già rivolta alla Commissione europea, denunciando più volte anche in piazza i danni che arreca al lavoro dei giornalisti e al diritto di cronaca.

“Al fine di garantire l’integrale e compiuto adeguamento alla direttiva”, si legge nel testo presentato da Costa, si delega il governo ad adottare, su proposta del ministro per gli Affari Europei e del ministro della Giustizia, uno o più decreti legislativi entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge.

Nell’esercizio di tale delega, qualora l’emendamento venisse approvato, il governo sarebbe tenuto a seguire “il seguente principio e criterio direttivi specifico: modificare l’articolo 114 del codice di procedura penale prevedendo, nel rispetto dell’articolo 21 della Costituzione e in attuazione dei princìpi e diritti sanciti dagli articoli 24 e 27 della Costituzione, il divieto di pubblicazione dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”.

Oltre a quella di Enrico Costa, il testo reca la firma del deputato di Italia Viva, Davide Faraone. Il governo ha dato parere negativo, ma la maggioranza è divisa e, se non venisse ritirato, l’emendamento avrebbe serie possibilità di essere approvato.

«Il bavaglio è sempre più stretto intorno all’informazione», rileva Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi. «Questo emendamento – incalza – renderebbe proibitivo il lavoro dei cronisti, ma è esattamente ciò che vuole certa politica allergica alla libertà di stampa. Anzi, alla libertà. Norme di questo tipo servono solo al potere, non certo ai cittadini».

Fonte: FNSI

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Quota sindacale pensionati – 2024 – Rentnerbeitrag

Bolzano,15.12.2023

Care/i Colleghe/i,

Come ben sapete, da un anno e mezzo il contributo di ottantamila euro dell’INPGI si è dimezzato e potrebbe essere azzerato con il 1° luglio 2024 se non interverrà una convenzione tra il nuovo gruppo dirigente INPGI-FNSI ed associazioni regionali di stampa. Entro quella data dovrebbero svolgersi le elezioni dell’INPGI 2, che, in base all’attuale bozza di statuto di cui si ha conoscenza, non prevede la precedente articolazione territoriale che si basava sugli uffici di corrispondenza territoriali.

I contributi INPGI, CASAGIT, dello 0,30% FNSI e della quota aggiuntiva da parte di colleghe/i attivi hanno finora garantito risorse sufficienti per sostenere le spese di funzionamento del Sindacato Giornalisti e di ufficio di corrispondenza INPGI e CASAGIT, a cominciare dal pagamento degli stipendi delle nostre tre preziose collaboratrici.L’ufficio di Bolzano in via dei Vanga 22 è a disposizione di tutte/i non solo attivi, ma anche pensionati, con servizi che si stanno trasformando come quelli di un patronato con la collaborazione della Confesercenti a Bolzano per lo svolgimento di qualsiasi tipo di pratica, anche fiscale a condizioni agevolate per gli iscritti al Sindacato Giornalisti. Inoltre, la segreteria è stata sempre di grande aiuto e collaborazione nel disbrigo di pratiche come lo SPID, la PEC indispensabile per essere iscritti all’Ordine o di verifica, attraverso lo SPID di pratiche pensionistiche. È in via di definizione un accordo di collaborazione con la Cassa di Risparmio Bolzano – Sparkasse che prevede uno sconto del 50% sul contro premium, il più completo erogato dalla banca, che ha sportelli in tutto il Trentino Alto Adige. Infine il 23 giugno 2023 è arrivata l’autorizzazione ad ente formatore che qualifica ulteriormente il Sindacato Giornalisti, attività complementare a quella dell’Ordine. Inutile ricordare infine il ruolo cruciale che ha svolto la FNSI nella difesa delle pensioni sia in essere che future all’atto del passaggio dall’INPGI all’INPS, con il rischio concreto di un ricalcolo dell’assegno sia per il passato che per il futuro.

Per potere garantire la sostenibilità del nostro sindacato e pagare regolarmente gli stipendi, il consiglio direttivo è stato costretto a prendere la decisione di proporre una quota a titolo volontario  per il 2024.

Rivolgiamo, quindi, un appello alla solidarietà intergenerazionale chiedendo anche ai pensionati di contribuire alla casa comune, nella consapevolezza che la maggior parte di chi è in quiescenza riceve emolumenti superiori alla  maggioranza dei colleghi in attività.

Per dare il buon esempio, sia il segretario Rocco Cerone sia il tesoriere Heinrich Pernter hanno già provveduto al versamento della propria quota di cento euro. Confidiamo che il gesto possa essere emulato anche dai colleghi e dalle colleghe in indirizzo.

Il versamento della quota va eseguito con bonifico bancario sul c/c presso la Cassa di Risparmio di Bolzano, Agenzia 2, Corso Libertà 84, IBAN:

IT95 O 060 4511 6020 0000 0238 000.

Il segretario regionale Rocco Cerone – Il tesoriere Heinrich Pernter

Bozen, den 15.12.2023

Liebe Kolleginnen und Kollegen,

wie ihr wisst, wurde der INPGI-Beitrag von 80.000 Euro in den letzten anderthalb Jahren halbiert und könnte am 1. Juli 2024 auf Null reduziert werden, falls es nicht zu einer Einigung zwischen der INPGI-FNSI-Führung und den regionalen Journalistengewerkschaften kommt. Bis zu diesem Zeitpunkt sollte es Wahlen zur INPGl-2-Führung geben. Der Statutenentwurf sieht nach derzeitiger Kenntnislage die bisherige Organisation auf Grundlage territorialer Korrespondenzbüros nicht vor. Die Beiträge von INPGI und CASAGIT, der Dienstleistungsbeitrag von 0,30 % des Gehalts und der zusätzliche Jahresbeitrag der berufstätigen Kollegen haben bisher ausreichende Mittel garantiert, um die Betriebskosten der Journalistengewerkschaft und der Korrespondenzbüros von INPGI und CASAGIT zu decken, angefangen bei der Zahlung der Gehälter an unsere drei geschätzten Mitarbeiterinnen.

Das Büro in der Bozner Wangergasse 22 steht allen Berufstätigen und auch den Rentnern jederzeit mit verschiedenen Dienstleistungen zur Verfügung. Es ist in Zusammenarbeit mit dem Confesercenti-Verband zu einer Art Patronat geworden. Zu günstigen Bedingungen erbringt es für alle Gewerkschaftsmitglieder jegliche Art von Leistungen ­einschließlich Steuerbeistand. Außerdem bietet das Gewerkschaftssekretariat stets Hilfe bei der Einrichtung von SPID und PEC, beides unerlässlich für die Mitgliedschaft bei der Journalistenkammer und bei Rentenangelegenheiten. Ferner ist ein Abkommen mit der Sparkasse über einen 50-prozentigen  Rabatt auf die Gebühren in Ausarbeitung. Das Abkommen wird in allen Filialen in Südtirol und dem Trentino gültig sein. Auch erhielt die Gewerkschaft am 23. Juni die Zulassung als Ausbildungseinrichtung, womit sie die Tätigkeit der Journalistenkammer ergänzen kann. Hervorzuheben ist schließlich der maßgebliche Einsatz des Gewerkschaftsdachverbandes FNSI bei der Verteidigung der derzeitigen und der zukünftigen Renten. Beim Übergang der Rentenkasse vom INPGI zum INPS bestand nämlich die tatsächliche Gefahr, dass die bereits ausbezahlten und die künftigen Renten nach dem wesentlich ungünstigeren Beitragssystem anstelle des gehaltsabhängigen Systems berechnet würden.

Um die Nachhaltigkeit unserer Gewerkschaft und die pünktliche Bezahlung der Gehälter zu garantieren, sah sich der Gewerkschafsvorstand gezwungen, einen Jahresbeitrag auf freiwilliger Basis für das Jahr 2024 vorzuschlagen. Wir appellieren daher an die Generationen übergreifende Solidarität und ersuchen auch die Rentner um einen Beitrag zum gemeinsamen Haus. Wir tun das im Bewusstsein, dass die meisten Rentner über höhere Einkünfte verfügen als die berufstätigen Kollegen.

Mit gutem Beispiel vorangegangen sind sowohl Sekretär Rocco Cerone als auch Schatzmeister Heinrich Pernter, indem sie bereits einen Beitrag von je 100 Euro eingezahlt haben. Wir vertrauen darauf, dass auch möglichst viele Kolleginnen und Kollegen diesem Beispiel folgen wollen.

Die Zahlung des  Mitgliedsbeitrags hat per Banküberweisung auf nachstehendes Konto zu erfolgen:

Südtiroler Sparkasse, Agentur 2, Freiheitsstr. 84, Bozen, IBAN IT95 O 060 4511 6020 0000 0238 000

Der Regionalsekretär Rocco Cerone  – Schatzmeister Heinrich Pernter

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Giornalisti in piazza a Roma contro il ddl diffamazione

Giornalisti in campo per sensibilizzare opinione pubblica e addetti ai lavori sui pericoli legati al disegno di legge di riforma della diffamazione in discussione in commissione Giustizia del Senato. Per lanciare l’allarme, la Fnsi ha convocato in piazza Santi Apostoli a Roma una riunione straordinaria del Consiglio nazionale, giovedì 14 dicembre 2023, invitando a partecipare i rappresentanti degli organismi della categoria, parlamentari, magistrati.

«È un ddl pericoloso perché allontana l’Italia dagli standard europei», ha sottolineato il presidente della Federazione della Stampa, Vittorio di Trapani, aprendo la manifestazione con un ricordo di Antonio Megalizzi, ucciso cinque anni fa in un attentato a Strasburgo. Poi anche parole di sostegno ai colleghi della Dire, vittime di «editori che continuano a licenziare».

«Ci troviamo di fronte a due azioni parallele, in Italia e in Europa, che si stringono a tenaglia sulla libertà di stampa – ha sottolineato la segretaria della Fnsi, Alessandra Costante -. Il ddl sulla diffamazione è un testo liberticida, perché uccide la capacità dei giornalisti di cercare e pubblicare notizie».

Costante ha quindi puntato il dito contro la volontà di Italia, Francia e Germania di consentire, nell’ambito della discussione sulla legge europea sulla libertà dei media, la possibilità di mettere sotto controllo i telefoni dei giornalisti nel nome della sicurezza nazionale. «Ma quale è la definizione di sicurezza nazionale? – si è chiesta -. Tutto può essere sicurezza nazionale. Dobbiamo far sentire la nostra voce e riunire la gente nel nome delle nostre richieste».

«Abbiamo condiviso con la Federazione gli emendamenti al disegno di legge, che ci auguriamo venga modificato. Quanto previsto nel ddl è molto inadeguato», ha detto il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, invitando i parlamentari a sostenere la proposta sull’equo compenso messa a punto dal Consiglio nazionale.

Il segretario Usigrai, Daniele Macheda, ha messo in evidenza come il tema riguardi a vicino anche il servizio pubblico. Il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, ha ricordato che «il diritto all’informazione è essenziale per la qualità della democrazia» e che «occorre trovare il giusto contemperamento tra i diversi diritti».

All’iniziativa hanno partecipato anche Salvo Guglielmino (Cisl), Giulia Guida (Slc Cgil), Fabrizio Cassinelli del Gruppo Cronisti Lombardi, giornalisti del Cdr dell’Ansa e della rete NoBavaglio, con il portavoce Marino Bisso, Anna Del Freo, nella veste di componente italiana dell’Esecutivo della Efj e Paolo Borrometi, referente della Fnsi per i progetti di educazione alla legalità.

Hanno espresso il loro sostegno Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana e Walter Verini del Pd, in piazza insieme ad altri parlamentari dei loro partiti.

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Addio a Marco Gardenghi, una vita per il sindacato

È morto Marco Gardenghi, amico, collega, compagno di battaglie sui diritti e contro il precariato Una giornata triste quella di oggi 10 dicembre anche per il Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige.

È morto Marco Gardenghi, amico e collega, compagno di tante battaglie per i diritti di chi fa informazione e contro il precariato in tutte le sue forme. Gardenghi aveva 69 anni: si è spento all’ospedale di Ferrara, la sua città, dopo una lunga malattia vissuta con caparbietà, dignità, forza, senza lamentazioni, così come ci ha insegnato a vivere la vita professionale e quella sindacale.

«Il Sindacato regionale si stringe alla famiglia di Marco, alla moglie Vita e alla figlia Elisabetta, ma anche alla sua seconda famiglia, l’Aser, l’Assostampa dell’Emilia Romagna, in particolare a Matteo Naccari, cui lo stesso Marco aveva passato il testimone, e a Paolo Amadasi, attuale presidente. Marco c’era sempre. Preparato, disponibile, generoso e polemico. Sì polemico, di quella polemica costruttiva, convinta e sempre e solo tesa al bene collettivo, mai per tornaconto personale».

Chi vorrà salutare Marco, lo potrà fare venerdì 15 dicembre alle 14.20 nell’Aula del Commiato della Certosa di Ferrara.