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SINDACATO

Chiusura ‘Trentino’, l’assemblea dei giornalisti boccia all’unanimità il piano dell’azienda

«Sulla chiusura del giornale Trentino, richiesta unilaterale dell’azienda di cassa integrazione biennale a zero ore per i 19 giornalisti del quotidiano. L’assemblea dei giornalisti ha infatti bocciato all’unanimità il piano dell’azienda che prevedeva le dimissioni volontarie di 6 persone, per potere poi essere riassunte daccapo, perdendo anzianità aziendale ed istituti contrattuali precedenti, a Medialpi e Radio Dolomiti. Mentre altri 3 sarebbero transitati al sito web». Lo rende noto un comunicato del Comitato di redazione, d’intesa con Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige e Fnsi.

«Gli elementi maggiormente critici – spiega il Cdr – erano il lavoro pubblicitario redazionale da svolgere nella concessionaria pubblicitaria, vietato dalla legge ordinistica, e dalla rinuncia al contratto giornalistico Fnsi-Fieg della carta stampata maturato per quello delle radio e tv locali Fnsi Aeranti e Corallo».

Il Cdr, incalzano i giornalisti, «ha rilevato una chiusura totale da parte dell’azienda che non ha concesso nulla per quanto riguarda gli incentivi all’esodo e non ha fatto alcun passo in avanti per prevedere percorsi di rientro dei giornalisti messi in cassa integrazione in posizioni soddisfacenti all’interno del gruppo».

Sindacato regionale dei giornalisti e Federazione nazionale della Stampa italiana hanno messo a verbale la loro contrarietà «per il venire meno del rapporto fiduciario incrinato dal disatteso accordo sindacale del 18 novembre 2020 sulla fusione per incorporazione, nel quale l’azienda si impegnava a non dichiarare ulteriori esuberi oltre a quelli già richiesti con i contratti di solidarietà».

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SINDACATO

Chiusura ‘Trentino’, Lorusso: “Non c’è rilancio del Paese senza informazione di qualità”

Partecipando al direttivo del sindacato regionale aperto ai redattori e ai collaboratori del quotidiano, il segretario Fnsi ha auspicato l’intervento delle istituzioni, locali e nazionali, augurando di poter «riportare la discussione sui binari di un confronto costruttivo». Cerone (Sjg): «Faremo presente al Servizio lavoro della Provincia il mancato rispetto della dignità dei lavoratori».

«Ferma restando la libertà imprenditoriale dell’editore del ‘Trentino’, posta la specificità di un gruppo che controlla la quasi totalità dell’informazione locale, ci si aspetterebbero flessibilità e disponibilità nel riassorbimento dei lavoratori, nella ricollocazione all’interno del gruppo e nell’incentivazione all’esodo. A queste richieste di buon senso, avanzate da Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige e Federazione nazionale della Stampa italiana, l’editore si è chiuso a riccio, anzi, ha eretto un muro, dimostrandosi disinteressato al futuro dei lavoratori». Lo ha detto il segretario generale della FNSI, Raffaele Lorusso, intervenendo a Trento a un incontro del direttivo del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige aperto all’assemblea dei redattori del ‘Trentino’ e ai collaboratori strategici della testata.

«Questo tipo di impostazione è inaccettabile, anche perché l’editore percepisce risorse pubbliche cospicue, pari a sei milioni lo scorso anno, sia pure per una testata diversa dal Trentino. Non si può pensare di drenare così tante risorse pubbliche disinteressandosi delle ricadute sociali, occupazionali e sul pluralismo dell’informazione di queste operazioni», ha proseguito Lorusso, per il quale «l’azione dell’editore, oltre a non essere condivisibile nella sostanza, per la chiusura di una testata che cancella un pezzo di storia al territorio, è inaccettabile anche nella forma, perché non si può pensare di chiudere una testata in 24 ore. Se questo modello fosse stato adottato in tutto il Paese, ora parleremmo di carneficina sociale», ha aggiunto.

«Io – ha infine precisato il segretario Fnsi – spero che di questi temi si facciano carico non solo la comunità locale e i lettori, ma anche chi rappresenta il territorio, il sindaco, il presidente della Provincia di Trento fino al governo che arriverà nelle prossime ore. Ci auguriamo di riportare la discussione sui binari di un confronto costruttivo, perché è in gioco il pluralismo dell’informazione e il diritto dei cittadini ad essere informati. Temi che non riguardano soltanto il Trentino-Alto Adige, ma tutto il Paese e dei quali dovrà farsi carico il nuovo governo. Il rilancio del Paese non può prescindere da un’informazione plurale e di qualità, che metta al centro la dignità del lavoro e delle persone, sempre più calpestata da una precarietà inaccettabile».

A moderare l’incontro il segretario del Sjg, Rocco Cerone. «Domani – ha anticipato – saremo al Servizio lavoro della Provincia di Trento e faremo presente in quella sede, che a livello locale fa le veci del ministero del Lavoro, il comportamento dell’azienda e il mancato rispetto della dignità dei lavoratori. Faremo presente all’azienda anche la condizione dei collaboratori strategici, che hanno perso il lavoro da un giorno all’altro».

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Articolo 21 GRUPPI

Ekaterina Ziuziuk presidente del presidio Articolo21 Trentino Alto Adige

Il direttivo del presidio regionale di Articolo 21 del Trentino Alto Adige ha nominato all’unanimità Ekaterina Ziuziuk alla carica di presidente. Ziuziuk, già portavoce dell’Associazione bielorussi in Italia “Supolka”, segue da tempo la repressione del dissenso politico in corso in Bielorussia, a seguito delle presidenziali del 2020. “Si tratta di scelta che per Articolo 21 è motivo di prestigio, e rafforza il mandato di difendere la libertà d’opinione e di stampa in tutto il mondo”, dichiara il portavoce del presidio del Trentino Alto Adige Roberto Rinaldi.

Di seguito, riportiamo un testo della neoeletta presidente

A fine giugno dell’anno scorso ho creato una cartella sul mio computer intitolata “Elezioni 2020”. Archiviavo i comunicati stampa che a partire da fine giugno 2020 ho iniziato a inviare alle redazioni dei media italiani per informarli sulla situazione che si stava creando in Bielorussia. Pensavo che, dopo le elezioni del 9 agosto, quella cartella sarebbe diventata inutile, che sarebbe finito tutto. Speravo che il bene avrebbe vinto e il male sarebbe stato sconfitto, ma dentro di me avevo una raggelante certezza che il Paese stava andando incontro ad una tragedia. E così è stato: il 9 agosto 2020 il movimento della resistenza bielorussa ha preso un altro slancio, molto più forte di tutto quello che avevamo visto negli ultimi 26 anni. Il male ha vinto – con l’80% dei consensi, secondo i risultati ufficiali annunciati dal comitato centrale per le elezioni.

Quello che è successo dopo è estremamente doloroso. La polizia ha usato violenza senza precedenti contro i cittadini pacifici e disarmati scesi in strada perché era l’unico modo per capire in quanti erano quelli che hanno effettivamente votato per un candidato alternativo. Si è visto che erano tantissimi. Non solo nella capitale, ma in molte altre città bielorusse, grandi e piccole.

Le forze dell’ordine hanno usato i manganelli e il gas lacrimogeno, le granate stordenti e le pallottole di gomma in una maniera massiccia ed indiscriminata. Abbiamo scoperto che sparate a distanza ravvicinata, le pallottole di gomma fanno lo stesso effetto di quelle normali. Successivamente, il regime ha agito sempre con la stessa metodica crudeltà per reprimere ogni forma del dissenso.

Ad oggi il bilancio di questo confronto è il seguente: 4 morti (chissà di quanti altri non sappiamo), 1.000 casi di tortura documentati (e chissà quanti altri di cui non si è parlato), 33mila persone arrestate, processate e condannate per la partecipazione alle manifestazioni non autorizzate.

Poco fa la notizia sul campo di concentramento in via di allestimento ha scosso il popolo bielorusso, ma in fondo non l’ha stupito.

Tutte queste cose sembrano surreali, perché stanno accadendo nel centro geografico dell’Europa, a sole due ore e mezzo di volo dall’Italia. Stanno accadendo oggi.

Purtroppo, siamo costretti a costatare che il tema della Bielorussia è uscito di scena. In questo momento tutti gli occhi sono puntati sulla Russia, ma non significa affatto che la situazione in Bielorussia sia rientrata. Al contrario: il numero dei prigionieri politici è in aumento – a oggi sono 220 – e la repressione si fa sempre più dura. Solo nella giornata di ieri, a Minsk, sono state arrestate più di 160 persone, anche se non c’erano manifestazioni di massa.

In Bielorussia è facile finire nel mirino delle forze dell’ordine. Basta poco: trovarsi per strada, esporre la bandiera bianco-rossa alla finestra della propria abitazione, indossare i pantaloni bianchi e la giacca rossa, postare una foto con la bandiera sui social o lasciare un commento di dissenso. Questi piccoli gesti, banali per un cittadino di un Paese libero e democratico, in Bielorussia sono sufficienti per essere processati e condannati alle pene reali: multe salate, ma anche reclusione.

In parallelo alle misure punitive contro i cittadini, il regime dittatoriale sta reprimendo in ogni modo la libertà della parola. Nel periodo dal 9 agosto 2020 ad oggi i giornalisti sono stati fermati quasi 500 volte, nove sono in carcere, contro 19 sono stati aperti i procedimenti penali. La storica testata indipendente Tut.by è stata privata della licenza. Tutto questo solo perché i giornalisti stavano facendo il loro lavoro: raccontavano i fatti che ho citato.

Il destino del Paese rimane sempre e comunque nelle mani del popolo. Ma anche da fuori possiamo contribuire con la nostra solidarietà e con le azioni concrete: la diffusione di informazione e partecipazione alle iniziative di aiuti umanitari destinati alle vittime delle repressioni. Soprattutto è importante continuare a parlare di quello che sta accadendo, perché è più difficile commettere i reati alla luce del sole.

La proposta di ricoprire l’incarico del presidente della sezione Trentino Alto Adige è arrivata a sorpresa, ma allo stesso tempo nel momento giusto. Sono onorata e felice di accettarla. Ringrazio Articolo 21 per la fiducia e per questa ottima opportunità di fare da cassa di risonanza al mio popolo e dare la voce a chi non ce l’ha.

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GRUPPI

Ungp: al via l’indagine sul futuro della professione

L’organismo sindacale di base della Fnsi ha deciso di promuovere un sondaggio fra le giornaliste e i giornalisti in pensione per far conoscere l’attività dell’Unione, raccogliere suggerimenti, sollecitare collaborazione. Nella convinzione che «fare di più, meglio, insieme, si può, si deve», spiegano Comitato esecutivo e Consiglio nazionale.

L’Unione nazionale giornalisti pensionati (Ungp) avvia un sondaggio rivolto a tutte le colleghe e i colleghi in quiescenza, iscritti o meno al sindacato, per far conoscere l’attività dell’Unione, raccogliere suggerimenti, sollecitare collaborazione e stimolare l’adesione al sindacato. «I vostri pareri, qualunque sia la decisione che prenderete in merito a quest’ultimo obiettivo, ci saranno utili per adeguare i nostri programmi alla nuova realtà della categoria», si legge sul sito web dell’organismo sindacale di base.

Il questionario, proposto dalla consigliera Patrizia Disnan, componente del Comitato esecutivo nazionale dell’Ungp, è stato definito grazie alla collaborazione della professoressa Laura Rizzi, docente di Econometria presso il Dipartimento di scienze economiche e statistiche dell’Università degli studi di Udine, che assisterà l’Unione pensionati sotto il profilo tecnico nella fase di raccolta e analisi dei dati.

La compilazione del questionario richiede pochi minuti. Il sistema informatico consentirà a chi avrà compilato, anche in forma anonima, il questionario di metterlo direttamente a disposizione del Dipartimento universitario che curerà l’elaborazione dei dati.

«Se l’iniziativa avrà il successo che ci auguriamo, la stessa modalità di consultazione potrà essere utilizzata per sollecitare pareri, opinioni e proposte delle pensionate e dei pensionati, iscritti o meno al sindacato, sui temi che più da vicino ci riguardano come giornalisti in quiescenza e più in generale come componenti di una categoria professionale che rivendica una propria autonomia e soggettività sociale», auspicano Comitato esecutivo e Consiglio nazionale Ungp.

«Siamo consapevoli – aggiungono – delle difficoltà che in questi mesi la nostra categoria sta attraversando, di cui la crisi dell’Inpgi è una conseguenza. I diritti dei lavoratori sono stati erosi, il sindacato è sotto attacco, il precariato dilaga, l’emorragia dei posti di lavoro non si ferma. C’è bisogno di progetti innovativi, che partano dalla base e si avvalgano dell’apporto di tutti. Servono iniziativa e partecipazione. Noi pensionati mettiamo in cima alle priorità il futuro della professione e il destino dei giovani colleghi e colleghe, in un’ottica di collaborazione fra le generazioni. Fare di più, meglio, insieme, si può, si deve. Siamo tanti, noi pensionati, ancora molto giovani per effetto dei prepensionamenti.

Rappresentiamo una forza da mettere in gioco, una nuova leva a disposizione di tutti, e per questo abbiamo bisogno delle indicazioni dei nostri colleghi».

PER APPROFONDIRE
Il ‘Questionario Ungp per il futuro della professione’ è disponibile a questo link.

(Fonte: FNSI)

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Lavoro SINDACATO

‘TRENTINO’: SJG, lettera di Cgil, Cisl, Uil, Acli e Arci rileva mancaza di una voce

“La lettera aperta di Cgil, Cisl, Uil, Acli ed Arci  del Trentino testimonia come la chiusura del Trentino non costituisce solo un problema per la categoria dei giornalisti e per i 19 colleghi rimasti senza lavoro ma per l‘intera società civile trentina che sta prendendo consapevolezza e coscienza della mancanza di una voce prima come Alto Adige, poi come Trentino, che hanno accompagnato la crescita e lo sviluppo di questa terra per 75 anni”. Lo afferma in una nota il Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige SJG-FNSI.

Il segretario Rocco Cerone ricorda inoltre che il tema è stato sollevato questa mattina con il Vescovo di Bolzano Bressanone Ivo Muser nel corso dell‘incontro con Ordine, Assostampa e Federazione della Stampa in occasione della ricorrenza del patrono dei giornalisti San Francesco di Sales.

Di seguito riportiamo la lettera inviata all’editore Michl Ebner nel pomeriggio di oggi .

Lettera apertaa Michl Ebner e al consiglio d’amministrazione della Sie

La storia del nostro Paese ci ha insegnato che esistono due categorie di imprenditori: quelli che costruiscono e quelli che distruggono. Quelli che creano valore per la propria azienda e per la società e quelli che, al contrario, privatizzano i profitti e socializzano le perdite. Ci sono insomma gli Olivetti e quelli per cui il capitale umano, l’identità e la storia di un’impresa (in questo caso, un’impresa particolare com’è un giornale) sono null’altro che circostanze minute e trascurabili.Crediamo che la proposta che giovedì 28 gennaio i rappresentanti della Sie porteranno al tavolo della trattativa con il sindacato e i lavoratori del Trentino definirà senza equivoci da quale parte intende collocarsi la lunga storia imprenditoriale del gruppo Athesia e quella della Sie, che di Athesia è parte integrante. Costruttori o distruttori: è questa la scelta.Tagliare, licenziare (perché cassa integrazione a zero ore significa licenziamento), cancellare 75 anni di storia del giornale Trentino è sicuramente la decisione più facile che si potesse adottare. Ma è anche la decisione più pigra, meno lungimirante, più freddamente ragionieristica di fronte a un ventaglio di possibilità che, in un gruppo che vanta oltre mille addetti, potevano e dovevano essere vagliate e costruite, come del resto era stato più volte assicurato alla redazione del Trentino, sia in documenti ufficiali, sia verbalmente, dal presidente e da autorevoli esponenti del consiglio d’amministrazione Sie.Ad esempio, nel mondo tedesco, a cui Athesia è culturalmente vicina, è stata sperimentata già da numerose aziende la settimana corta. Con la benedizione del ministro del Lavoro tedesco Hubertus Heil, gruppi come Bosch, Zf Friedrichshafen e Daimler hanno concluso accordi per ridurre l’orario di lavoro e salvaguardare l’occupazione. In un settore come quello dei giornali, in cui si lavora su sette giorni, l’operazione sarebbe anche più agevole e avrebbe la conseguenza, non secondaria, di migliorare la qualità della vita dei lavoratori.Ma l’argomento più importante è di un altro tipo: l’editoria europea di successo ci ha dimostrato che la logica difensiva dei tagli alla lunga si rivela miope e controproducente. L’informazione ha bisogno di investimenti, di piani editoriali innovativi, che sappiano far fruttare il digitale: l’esempio di Le Monde, il secondo quotidiano francese, che deve la sua solidità economica alla crescita degli abbonamenti, soprattutto digitali, dovrebbe indicare una strada che è sicuramente difficile e tuttavia è praticabile. Esistono ancora giornali e siti d’informazione (aperti 24 ore su 24), capaci di fidelizzare i lettori con una lettura della realtà scrupolosa e approfondita. Ma di sicuro non si fanno senza giornalisti: il sito internet del Trentino senza giornalisti è un contenitore vuoto, che fa rimbalzare in home page curiosità stantie, amenità ininfluenti, fatti già raccontati da altri mille siti internet. Un sito internet senza giornalisti non dà notizie e non fa informazione libera, curiosa, scomoda.In questi anni di tagli continui al personale, si sta perdendo l’essenza di questo lavoro, che è quella di raccontare il mondo anche nei suoi anfratti più nascosti e nelle sue asperità. Solo in questo modo il giornale risponde alla sua responsabilità precipua, che è quella di essere un presidio della democrazia.Auspichiamo che, giovedì prossimo, la proposta della Sie ai giornalisti del Trentino possa diventare un esempio positivo e indicare una strada da seguire non solo nel mondo editoriale, viste le difficoltà economiche che si prospettano a causa della congiuntura della pandemia. Crediamo che Athesia e Sie abbiano la forza e le capacità imprenditoriali per costruire un progetto lungimirante, che poggi le sue fondamenta non sul sacrificio occupazionale, ma sull’innovazione organizzativa, sulle idee e su nuovi contenuti editoriali.Auspichiamo anche che la Provincia di Trento si faccia interprete della necessità di salvaguardare un patrimonio di competenze e professionalità per continuare a mantenere sul nostro territorio un sistema dell’informazione dinamico e di qualità, che solo un’ampia e diversificata offerta informativa può garantire. Per questa ragione sollecitiamo l’assessore Achille Spinelli ad attivarsi subito con l’editore perché vengano percorse tutte le strade possibili per arrivare ad una ripresa dell’attività, anche con la creazione di prodotti editoriali alternativi, e al mantenimento dell’occupazione tutelandone la professionalità.

Andrea Grosselli Michele Bezzi Walter Alotti
Cgil del Trentino Cisl del Trentino Uil del Trentino

Luca Oliver Enrico Paissan Andrea La Malfa
Acli del Trentino Anpi del Trentino Arci del Trentino

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GRUPPI Lavoro

Papa Francesco ai giornalisti in occasione di San Francesco di Sales

(* di Papa Francesco)

L’invito a “venire e vedere”, che accompagna i primi emozionanti incontri di Gesù con i discepoli, è anche il metodo di ogni autentica comunicazione umana. Per poter raccontare la verità della vita che si fa storia (cfr. Messaggio per la 54ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 24 gennaio 2020) è necessario uscire dalla comoda presunzione del “già saputo” e mettersi in movimento, andare a vedere, stare con le persone, ascoltarle, raccogliere le suggestioni della realtà, che sempre ci sorprenderà in qualche suo aspetto. «Apri con stupore gli occhi a ciò che vedrai, e lascia le tue mani riempirsi della freschezza della linfa, in modo che gli altri, quando ti leggeranno, toccheranno con mano il miracolo palpitante della vita», consigliava il Beato Manuel Lozano Garrido [1] ai suoi colleghi giornalisti.

Desidero quindi dedicare il messaggio, quest’anno, alla chiamata a “venire e vedere”, come suggerimento per ogni espressione comunicativa che voglia essere limpida e onesta: nella redazione di un giornale come nel mondo del web, nella predicazione ordinaria della Chiesa come nella comunicazione politica o sociale. “Vieni e vedi” è il modo con cui la fede cristiana si è comunicata, a partire da quei primi incontri sulle rive del fiume Giordano e del lago di Galilea.

Consumare le suole delle scarpe

Pensiamo al grande tema dell’informazione. Voci attente lamentano da tempo il rischio di un appiattimento in “giornali fotocopia” o in notiziari tv e radio e siti web sostanzialmente uguali, dove il genere dell’inchiesta e del reportage perdono spazio e qualità a vantaggio di una informazione preconfezionata, “di palazzo”, autoreferenziale, che sempre meno riesce a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone, e non sa più cogliere né i fenomeni sociali più gravi né le energie positive che si sprigionano dalla base della società. La crisi dell’editoria rischia di portare a un’informazione costruita nelle redazioni, davanti al computer, ai terminali delle agenzie, sulle reti sociali, senza mai uscire per strada, senza più “consumare le suole delle scarpe”, senza incontrare persone per cercare storie o verificare de visu certe situazioni. Se non ci apriamo all’incontro, rimaniamo spettatori esterni, nonostante le innovazioni tecnologiche che hanno la capacità di metterci davanti a una realtà aumentata nella quale ci sembra di essere immersi. Ogni strumento è utile e prezioso solo se ci spinge ad andare e vedere cose che altrimenti non sapremmo, se mette in rete conoscenze che altrimenti non circolerebbero, se permette incontri che altrimenti non avverrebbero.

Quei dettagli di cronaca nel Vangelo

Ai primi discepoli che vogliono conoscerlo, dopo il battesimo nel fiume Giordano, Gesù risponde: «Venite e vedrete» (Gv 1,39), invitandoli ad abitare la relazione con Lui. Oltre mezzo secolo dopo, quando Giovanni, molto anziano, redige il suo Vangelo, ricorda alcuni dettagli “di cronaca” che rivelano la sua presenza nel luogo e l’impatto che quell’esperienza ha avuto nella sua vita: «Era circa l’ora decima», annota, cioè le quattro del pomeriggio (cfr v. 39). Il giorno dopo – racconta ancora Giovanni – Filippo comunica a Natanaele l’incontro con il Messia. Il suo amico è scettico: «Da Nazaret può venire qualcosa di buono?». Filippo non cerca di convincerlo con ragionamenti: «Vieni e vedi», gli dice (cfr vv. 45-46). Natanaele va e vede, e da quel momento la sua vita cambia. La fede cristiana inizia così. E si comunica così: come una conoscenza diretta, nata dall’esperienza, non per sentito dire. «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito», dice la gente alla Samaritana, dopo che Gesù si era fermato nel loro villaggio (cfr Gv 4,39-42). Il “vieni e vedi” è il metodo più semplice per conoscere una realtà. È la verifica più onesta di ogni annuncio, perché per conoscere bisogna incontrare, permettere che colui che ho di fronte mi parli, lasciare che la sua testimonianza mi raggiunga.

Grazie al coraggio di tanti giornalisti

Anche il giornalismo, come racconto della realtà, richiede la capacità di andare laddove nessuno va: un muoversi e un desiderio di vedere. Una curiosità, un’apertura, una passione. Dobbiamo dire grazie al coraggio e all’impegno di tanti professionisti –  giornalisti, cineoperatori, montatori, registi che spesso lavorano correndo grandi rischi – se oggi conosciamo, ad esempio, la condizione difficile delle minoranze perseguitate in varie parti del mondo; se molti soprusi e ingiustizie contro i poveri e contro il creato sono stati denunciati; se tante guerre dimenticate sono state raccontate. Sarebbe una perdita non solo per l’informazione, ma per tutta la società e per la democrazia se queste voci venissero meno: un impoverimento per la nostra umanità.

Numerose realtà del pianeta, ancor più in questo tempo di pandemia, rivolgono al mondo della comunicazione l’invito a “venire e vedere”. C’è il rischio di raccontare la pandemia, e così ogni crisi, solo con gli occhi del mondo più ricco, di tenere una “doppia contabilità”. Pensiamo alla questione dei vaccini, come delle cure mediche in genere, al rischio di esclusione delle popolazioni più indigenti. Chi ci racconterà l’attesa di guarigione nei villaggi più poveri dell’Asia, dell’America Latina e dell’Africa? Così le differenze sociali ed economiche a livello planetario rischiano di segnare l’ordine della distribuzione dei vaccini anti-Covid. Con i poveri sempre ultimi e il diritto alla salute per tutti, affermato in linea di principio, svuotato della sua reale valenza. Ma anche nel mondo dei più fortunati il dramma sociale delle famiglie scivolate rapidamente nella povertà resta in gran parte nascosto: feriscono e non fanno troppa notizia le persone che, vincendo la vergogna, fanno la fila davanti ai centri Caritas per ricevere un pacco di viveri.

Opportunità e insidie nel web

La rete, con le sue innumerevoli espressioni social, può moltiplicare la capacità di racconto e di condivisione: tanti occhi in più aperti sul mondo, un flusso continuo di immagini e testimonianze. La tecnologia digitale ci dà la possibilità di una informazione di prima mano e tempestiva, a volte molto utile: pensiamo a certe emergenze in occasione delle quali le prime notizie e anche le prime comunicazioni di servizio alle popolazioni viaggiano proprio sul web. È uno strumento formidabile, che ci responsabilizza tutti come utenti e come fruitori. Potenzialmente tutti possiamo diventare testimoni di eventi che altrimenti sarebbero trascurati dai media tradizionali, dare un nostro contributo civile, far emergere più storie, anche positive. Grazie alla rete abbiamo la possibilità di raccontare ciò che vediamo, ciò che accade sotto i nostri occhi, di condividere testimonianze.

Ma sono diventati evidenti a tutti, ormai, anche i rischi di una comunicazione social priva di verifiche. Abbiamo appreso già da tempo come le notizie e persino le immagini siano facilmente manipolabili, per mille motivi, a volte anche solo per banale narcisismo. Tale consapevolezza critica spinge non a demonizzare lo strumento, ma a una maggiore capacità di discernimento e a un più maturo senso di responsabilità, sia quando si diffondono sia quando si ricevono contenuti. Tutti siamo responsabili della comunicazione che facciamo, delle informazioni che diamo, del controllo che insieme possiamo esercitare sulle notizie false, smascherandole. Tutti siamo chiamati a essere testimoni della verità: ad andare, vedere e condividere.

Nulla sostituisce il vedere di persona

Nella comunicazione nulla può mai completamente sostituire il vedere di persona. Alcune cose si possono imparare solo facendone esperienza. Non si comunica, infatti, solo con le parole, ma con gli occhi, con il tono della voce, con i gesti. La forte attrattiva di Gesù su chi lo incontrava dipendeva dalla verità della sua predicazione, ma l’efficacia di ciò che diceva era inscindibile dal suo sguardo, dai suoi atteggiamenti e persino dai suoi silenzi. I discepoli non solamente ascoltavano le sue parole, lo guardavano parlare. Infatti in Lui – il Logos incarnato – la Parola si è fatta Volto, il Dio invisibile si è lasciato vedere, sentire e toccare, come scrive lo stesso Giovanni (cfr 1 Gv 1,1-3). La parola è efficace solo se si “vede”, solo se ti coinvolge in un’esperienza, in un dialogo. Per questo motivo il “vieni e vedi” era ed è essenziale.

Pensiamo a quanta eloquenza vuota abbonda anche nel nostro tempo, in ogni ambito della vita pubblica, nel commercio come nella politica. «Sa parlare all’infinito e non dir nulla. Le sue ragioni sono due chicchi di frumento in due staia di pula. Si deve cercare tutto il giorno per trovarli e, quando si son trovati, non valgono la pena della ricerca».[2] Le sferzanti parole del drammaturgo inglese valgono anche per noi comunicatori cristiani. La buona novella del Vangelo si è diffusa nel mondo grazie a incontri da persona a persona, da cuore a cuore. Uomini e donne che hanno accettato lo stesso invito: “Vieni e vedi”, e sono rimaste colpite da un “di più” di umanità che traspariva nello sguardo, nella parola e nei gesti di persone che testimoniavano Gesù Cristo. Tutti gli strumenti sono importanti, e quel grande comunicatore che si chiamava Paolo di Tarso si sarebbe certamente servito della posta elettronica e dei messaggi social; ma furono la sua fede, la sua speranza e la sua carità a impressionare i contemporanei che lo sentirono predicare ed ebbero la fortuna di passare del tempo con lui, di vederlo durante un’assemblea o in un colloquio individuale. Verificavano, vedendolo in azione nei luoghi dove si trovava, quanto vero e fruttuoso per la vita fosse l’annuncio di salvezza di cui era per grazia di Dio portatore. E anche laddove questo collaboratore di Dio non poteva essere incontrato in persona, il suo modo di vivere in Cristo era testimoniato dai discepoli che inviava (cfr 1 Cor 4,17).

«Nelle nostre mani ci sono i libri, nei nostri occhi i fatti», affermava Sant’Agostino, [3] esortando a riscontrare nella realtà il verificarsi delle profezie presenti nelle Sacre Scritture. Così il Vangelo riaccade oggi, ogni qual volta riceviamo la testimonianza limpida di persone la cui vita è stata cambiata dall’incontro con Gesù. Da più di duemila anni è una catena di incontri a comunicare il fascino dell’avventura cristiana. La sfida che ci attende è dunque quella di comunicare incontrando le persone dove e come sono.

Il grazie del segretario FNSI Raffaele Lorusso a Papa Francesco

Il messaggio di Papa Francesco per la 55esima giornata delle Comunicazioni sociali è un monito e un invito per i giornalisti, gli editori e gli operatori dell’informazione. In tempo di pandemia, con redazioni sempre più vuote e cronisti in molti casi costretti a restare a distanza dai fatti e dagli stessi luoghi di lavoro, il richiamo alla necessità di tornare all’essenza del giornalismo, che è testimonianza e racconto, ricerca e verifica attenta e scrupolosa, non può e non deve cadere nel vuoto. Occorre riscoprire il giornalismo di inchiesta, tornare a fare informazione sul campo e, come ricorda il Papa, a consumare le suole delle scarpe, valorizzando il lavoro dentro e fuori le redazioni. Il precariato dilagante non può essere l’architrave di un nuovo modello produttivo, come pretendono alcuni editori, ma è soltanto un formidabile acceleratore della definitiva disgregazione del sistema dei media perché spiana sempre più la strada alla prevalenza delle fake news e della narrazione di comodo sulla realtà e sulla verità dei fatti. Non è difficile immaginare quali saranno, nel medio e lungo periodo, le conseguenze destabilizzanti di questo modello per l’opinione pubblica, la tenuta delle istituzioni e la qualità della democrazia.

Vescovo Lauro ai giornalisti in occasione del loro patrono San Francesco di Sales (24 gennaio): “Abitate le parole e state aderenti al dato di realtà. Da artigiani della comunione e dell’incontro date voce ai volti sofferenti di quest’ora”. Solidarietà ai giornalisti del Trentino

“Penso che in questo momento il compito del giornalismo sia anzitutto abitare le parole, far sì che siano aderenti al dato di realtà; c’è il rischio anche per i giornalisti di finire in una narrazione da fake-news, dove il dato di concretezza e di realtà viene meno”. È un passaggio del videomessaggio del vescovo Lauro a tutti i giornalisti (cominciando dai giornalisti cattolici dell’UCSI), in occasione della festa del loro patrono, San Francesco di Sales in calendario domani, domenica 24 gennaio. In occasione della ricorrenza viene diffuso, da tradizione, anche il Messaggio di Papa Francesco per la prossima Giornata delle Comunicazioni sociali (maggio 2021), quest’anno dal titolo “Vieni e vedi”.  “Nel Vangelo – argomenta monsignor Tisi – Gesù ci invita all’autenticità, a un parlare schietto: ‘Il vostro parlare sia sì-sì no-no’. Credo ci sia urgenza, nel comunicare, di andare in questa linea del “sì-sì, no-no”, perché purtroppo vediamo attorno a noi tanta disinformazione. A voi artigiani della comunione e dell’incontro auguro di abitare le parole e stare aderenti al dato di realtà, e in questo tempo di pandemia dare voce ai volti sofferenti di quest’ora: da quello dei malati, a quello di chi conosce la perdita del lavoro a quello di chi all’interno della dinamica sociale fa l’esperienza della solitudine. E date voce ai giovani, i veri dimenticati e silenziati di quest’ora a cui non è data parola e possibilità di esprimersi”. In occasione della ricorrenza viene diffuso, da tradizione, anche il Messaggio di Papa Francesco per la prossima Giornata delle Comunicazioni sociali (maggio 2021), quest’anno dal titolo “Vieni e vedi”.  “Nel Vangelo – argomenta monsignor Tisi – Gesù ci invita all’autenticità, a un parlare schietto: ‘Il vostro parlare sia sì-sì no-no’. Credo ci sia urgenza, nel comunicare, di andare in questa linea del “sì-sì, no-no”, perché purtroppo vediamo attorno a noi tanta disinformazione. A voi artigiani della comunione e dell’incontro auguro di abitare le parole e stare aderenti al dato di realtà, e in questo tempo di pandemia dare voce ai volti sofferenti di quest’ora: da quello dei malati, a quello di chi conosce la perdita del lavoro a quello di chi all’interno della dinamica sociale fa l’esperienza della solitudine. E date voce ai giovani, i veri dimenticati e silenziati di quest’ora a cui non è data parola e possibilità di esprimersi”. Un pensiero, infine, in un quadro di grande incertezza per il mondo dell’editoria, monsignor Tisi lo riserva anche “agli amici giornalisti del Trentino, in questo momento così forte di difficoltà. Cerchiamo – sottolinea – di essere solidali con loro e con le loro famiglie”.   

(Foto di copertina: Papa Francesco, Gabriel Andrés Trujillo Escobedo, Wikimedia)

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SINDACATO

Stipendio da fame: SJG e Ordine dei giornalisti contro il Comune di Brentonico

Il Comune di Brentonico non tiene conto dell’articolo 36 della Costituzione Italiana, che “sancisce il diritto per ogni lavoratore ad una retribuzione proporzionata a quantità e qualità del suo lavoro sufficiente ad assicurare a sé ed alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
Lo denunciano il Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige SJG-FNSI insieme ad Asspstampa Trento e all’Ordine dei giornalisti della Regione, che chiedono il ritiro del bando per un giornalista, retribuito 5.000 euro lordi all‘anno.

L’amministrazione comunale ha approvato una selezione per un addetto stampa prevedendo un compenso inadeguato rispetto all’incarico e alle mansioni richieste.

Il Sindacato regionale dei Giornalisti FNSI, Assostampa Trento e l’Ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige ritengono inaccettabile che un’amministrazione pubblica offra 5.000 euro lordi all’anno per la gestire i rapporti degli organi di governo con gli organi di informazione; redigere, diffondere e archiviare note e comunicati stampa; curare i rapporti con giornalisti e operatori di testate giornalistiche e radiofoniche; organizzazione conferenze stampa; redigere testi per il sito istituzionale del Comune; curare la comunicazione di eventi istituzionali di interesse per l’Ente e la Comunità locale, anche con riguardo agli eventi organizzati dal Parco naturale locale del Monte Baldo; partecipare ad eventi anche in orario serale e festivo; curare la comunicazione tramite il social network istituzionale (pagina Facebook).

L’attività richiesta dal Comune, oltre a gettare un’ombra sulla capacità amministrativa dell’ente (dato che alcune mansioni sconfinano nella segreteria comunale), rappresenta uno svilimento della professione giornalistica e della dignità del lavoratore, ma anche uno sfregio dei principi fondanti della Repubblica Italiana, che al primo rigo della Carta Costituente ricorda che “la Repubblica è fondata sul lavoro”.
Si chiede pertanto all’amministrazione comunale di Brentonico di ritirare immediatamente il bando in questione e si invitano i colleghi a disertare il bando medesimo che non rispetta i minimi principi costituzionali.

(Foto di copertina: Nicolò Caranti, Wikimedia)

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Chiusura del Trentino: nessuna apertura da parte della società editrice Sie Spa

Sulla cessazione del quotidiano Trentino, va denunciata la chiusura totale da parte della società editrice SIE SPA dell‘editore Michl Ebner a qualsiasi possibilità di riassorbimento di 18 giornalisti in altre testate della stessa azienda o dello stesso gruppo editoriale o di testate di società controllate. Lo affermano in una nota il comitato di redazione del Trentino insieme con il Sindacato Giornalisti del Trentino Alto Adige e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana.

L‘unica concessione riguarda un giornalista che già lavora al sito web del Trentino, che rimane aperto.

L‘azienda è stata sorda ed ha respinto tutte le proposte presentate dalle rappresentanze sindacali dei giornalisti, compresa la proposta del cdr di un reinserimento in azienda con una sensibile riduzione dello stipendio, insistendo sulla richiesta di cassa integrazione a zero ore, già inoltrata due giorni fa con procedura d‘urgenza al Servizio Lavoro della Provincia Autonoma di Trento, ancora prima che si avviasse la procedura di consultazione sindacale e senza comunicarlo alle rappresentanze sindacali, con una evidente forzatura procedurale, continua la nota di Cdr, SJG ed FNSI.

La società editrice dei quotidiani Trentino, Alto Adige, l‘Adige ritiene praticabile come unica soluzione l‘immediata sospensione dal lavoro dell‘intero organico redazionale, annunciando di procedere unilateralmente con la richiesta di Cig a zero ore, anticamera del licenziamento, chiedendo contestualmente l’immediata restituzione dei computer aziendali usati per il lavoro da remoto e le sim aziendali utilizzati nei telefoni cellulari, nonostante i 19 giornalisti possano essere richiamati in qualsiasi momento in servizio per esigenze produttive dal gruppo. In aggiunta, la Sie Spa ha invitato in alternativa i giornalisti a dimettersi al più presto in cambio delle mensilità obbligatorie già dovute dal contratto giornalistico in caso di licenziamento, ha proseguito il comunicato del sindacato dei giornalisti.

Nel corso dell‘infruttuoso incontro, le rappresentanze sindacali dei giornalisti hanno stigmatizzato le reiterate violazioni contrattuali e di legge che potrebbero configurare plurimi comportamenti antisindacali sui quali azienda e FIEG hanno glissato, ritenendoli orpelli inutili che non modificano in alcun modo la decisione di cessazione dell‘attività del Trentino e la contestuale sospensione dell‘organico redazionale, violazioni che saranno poste all’attenzione nelle sedi deputate. Di fatto, l‘azienda ha considerato carta straccia l‘accordo sindacale firmato due mesi fa in occasione della fusione per incorporazione (18 novembre 2020), nel quale si impegnava a non dichiarare ulteriori esuberi rispetto a quelli già certificati nell‘ultimo anno. 

Da ultimo, le rappresentanze sindacali dei giornalisti hanno ricordato alla delegazione aziendale che quello del gruppo Athesia è un comportamento inaccettabile, anche sotto il profilo etico: soltanto lo scorso anno il quotidiano di lingua tedesca Dolomiten, di proprietà dello stesso Ebner, ha percepito oltre sei milioni di euro di contributi pubblici del fondo per le minoranze linguistiche, accaparrandosi oltre il 60 per cento delle risorse messe a disposizione dal governo centrale.

Il Sindacato dei giornalisti SJG ha invitato l‘azienda a tornare sui propri passi ed a presentare un piano degno di questo nome con delle proposte alternative. La Sie Spa si è impegnata a formalizzare una nuova proposta scritta.

Il sindacato proseguirà la mobilitazione al fianco dei colleghi per scongiurare la perdita dei posti di lavoro.

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Consiglio nazionale Ungp: solidarieta ai colleghi del ‘TRENTINO’

Il Consiglio nazionale dell’Unione nezionale dei giornalisti pensionati (Ungp) ha approvato oggi una mozione, presentata dai colleghi Mauro Lando e Giuseppe Sgambellone, per esprimere solidarieta ai 19 giornalisti del quotidiano “Trentino” messi da un giorno all’altro in cassa integrazione a zero ore per l’imporovvisa chiusura del giornale. Riportiamo di seguito il testo del documento.

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Il Consiglio nazionale dell’Ungp ha preso atto della repentina, e non sindacalmente concordata, decisione dell’editrice Athesia di Bolzano di chiudere da un giorno all’altro il quotidiano “Trentino” di Trento.

Esprime solidarietà ai colleghi e vicinanza ai giornalisti del quotidiano, il quale può vantare una storia gloriosa durata 75 anni.

Sottolinea che la sconcertante e improvvisa decisione dell’editore, praticamente monopolista della carta stampata in Trentino Alto Adige, ha come conseguenza immediata la scomparsa di 19 posti di lavoro.

Ritiene necessario operare unitamente, a livello nazionale e regionale, con la FNSI, il sindacato regionale e il Cdr del “Trentino” per garantire ai colleghi il pieno reinserimento nelle altre testate del gruppo Athesia, salvaguardando la loro professionalità e i livelli occupazionali.

Sollecita l’editore, al fine della salvaguardia del lavoro, a mettere fine allo scandalo dei giornalisti pensionati utilizzati in altre testate al posto dei redattori.

Roma, 19 gennaio 2021

Mauro Lando

Giuseppe Sgambellone

– Leggi anche: SJG, Assostampa Trento e FNSI su chiusura quotidiano ‘TRENTINO’

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SJG, Assostampa Trento e FNSI su chiusura quotidiano ‘TRENTINO’

Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige (Sjg) ed FNSI sono al fianco dei 19 colleghi dello storico quotidiano ‘Trentino‘, che ha appena compiuto 75 anni, e che domani uscirà in edicola per l’ultima volta.

Nell’ultimo accordo sindacale relativo alla fusione per incorporazione di SETA SPA in SIE SPA del 18 novembre 2020, l’azienda dichiarava che si sarebbe impegnata a presentare entro il mese di gennaio 2021, per ogni giornale del gruppo, un nuovo piano editoriale per il mantenimento dell’autonomia delle testate e per il rilancio delle stesse sul mercato e che, dall’operazione aziendale, non si sarebbero avute ricadute occupazionali eccedenti al numero degli esuberi già individuati dall’azienda nell’ultimo anno. La decisione dell’editore, a giudizio del Sindacato dei giornalisti, è anche la conseguenza di una evidente posizione dominante raggiunta sul mercato editoriale regionale, sulla quale rimane quanto mia necessaria una riflessione in sede politica e parlamentare.

SJG e FNSI ricordano inoltre che ogni iniziativa che riguardi la struttura dell’azienda e le redazioni può essere adottata solo al termine delle procedure e dei tempi previsti dalla legge e dal contratto collettivo di lavoro giornalistico.

La richiesta di messa in cassa integrazione a zero ore dei 19 giornalisti del Trentino sarà oggetto del tavolo di confronto che si aprirà mercoledì 20 gennaio.

SJG, Assostampa Trento ed FNSI chiedono sin d’ora garanzie precise sugli esuberi e sul piano di riassorbimento degli stessi, fiduciosi che un grande gruppo editoriale che continua a credere nell’informazione di qualità veicolata attraverso carta, web, radio e tv possa trovare delle soluzioni alternative per i 19 giornalisti o per una parte significativa di essi.

Proprio in questa prospettiva, lunedì 18 gennaio si riunirà il coordinamento dei Cdr di ‘Alto Adige’, ‘Trentino’ e ‘l’Adige’ per decidere insieme a SJG ed FNSI una comune linea di azione.

Rocco Cerone segretario regionale SJG
Raffaele Lorusso segretario generale FNSI

– Leggi anche: Chiusura per Covid del quotidiano “Trentino”, Sindacato e Ordine del Veneto a fianco dei colleghi