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Inpgi

Contro le fake news

Il Cda dell’Inpgi a fine giugno 2021, rispondendo alla legge che imponeva il riequilibrio dei conti dell’istituto, tra le altre cose aveva previsto l’istituzione di un contributo previdenziale aggiuntivo temporaneo dell’1% su base annua per i successivi 5 anni a partire dal 1/1/2022. A fine 2021 il governo ha deciso il passaggio della previdenza dei giornalisti dipendenti nell’Inps. Il Cda dell’Inpgi ha quindi sospeso l’applicazione della delibera chiedendo un parere ai ministeri competenti i quali però ne hanno ribadito l’efficacia nei primi 6 mesi del 2022, cioè fino al passaggio definitivo all’Inps. A ottobre del 2023 l’Inps ha chiesto alle aziende il pagamento entro il 2023.

Va chiarito che, secondo la delibera approvata dal cda dell’Inpgi, non si tratta di un versamento a fondo perduto, ma di un versamento contributivo; un versamento che andrà quindi a incrementare il proprio “castelletto” che poi determinerà la pensione. Trattandosi quindi di un versamento contributivo, l’importo va a detrarre l’ammontare complessivo del reddito e quindi ad abbassare la tassazione generale che verrà automaticamente conguagliata nella propria busta paga: fino a 15.000 euro lordi è il 23%, da 15.001 a 28.000 è il 25%, da 28.001 a 50.000 euro lordi è il 35%, oltre 50.000 è il 43%.Alcuni esempi. Reddito di 40.000 euro lordi annui. Aliquota 1% su base annua 400 euro applicazione per 6 mesi 200 euro. Detrazione del 35% per l’abbassamento del reddito complessivo 70
pagamento effettivo 130 euro. Reddito di 60.000 euro lordi annui.
Aliquota 1% su base annua 600 euro applicazione per 6 mesi 300 euro
Detrazione del 43% per l’abbassamento del reddito complessivo 129
pagamento effettivo 171 euro. Reddito di 80.000 euro lordi annui.
Aliquota 1% su base annua 800 euro applicazione per 6 mesi 400 euro
Detrazione del 43% per l’abbassamento del reddito complessivo 172
pagamento effettivo 228 euro. Reddito di 100.000 euro lordi annui. Aliquota 1% su base annua 1.000 euro applicazione per 6 mesi 500 euro
Detrazione del 43% per l’abbassamento del reddito complessivo 215
pagamento effettivo 285 euro. Il proprio montante contributivo, quello che cioè determinerà la pensione, viene aumentato dell’intero importo previsto dall’aliquota aggiuntiva (per redditi di 40.000 euro sono 200 euro, per quelli da 100.000 sono 500) e non da quanto trattenuto in busta paga. Un’ultima cosa. Il rispetto della legge che imponeva a Inpgi l’obbligo di tentare una manovra sui conti dell’istituto ha consentito all’istituto di presentarsi con le carte in regola alla successiva trattativa che ha portato a un risultato assolutamente non prevedibile: LE PENSIONI DEI GIORNALISTI, NONOSTANTE IL PASSAGGIO ALL’INPS, VENGONO CALCOLATE CON IL SISTEMA MISTO E CON IL SISTEMA RETRIBUTIVO FINO AL 2016. Questo fatto ha permesso di mantenere inalterate le pensioni che nel caso opposto avrebbero avuto un taglio che, per i lavoratori con maggiore anzianità, poteva arrivare anche al 30%.

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Giornalisti minacciati Ordine dei giornalisti SINDACATO

Conferenza stampa Odg e Fnsi a Roma per il Ddl sulla diffamazione a mezzo stampa


Ddl Diffamazione, domani, mercoledì 25, ore 14 conferenza stampa Odg e Fnsi nella sede nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Il testo del Disegno di legge in materia di diffamazione a mezzo stampa adottato dalla commissione Giustizia del Senato quale testo base per la prosecuzione dei lavori non tutela la libertà di informazione, rischiando di comprimere l’autonomia dei giornalisti e, dunque, il diritto dei cittadini ad essere informati. Ne sono convinti il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e la Federazione nazionale della Stampa italiana che, per denunciarne le criticità, convocano una conferenza stampa per domani, mercoledì 25 ottobre 2023, alle ore 14, nella sede del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, in via Sommacampagna 19, a Roma. All’incontro partecipano Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine, Gianluca Amadori, componente del Comitato esecutivo del Cnog, Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi e Vittorio di Trapani, presidente Fnsi. “Così com’è formulato – rilevano sindacato e Ordine – quel testo non assicura il corretto e doveroso bilanciamento di principi costituzionalmente garantiti, quali la tutela della dignità della persona e il diritto dei cittadini all’informazione”.
Roma, 24 ottobre 2023

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SINDACATO

50 anni del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige

Mercoledì 28 settembre, una giornata dedicata alla “Crisi dell’informazione al tempo delle fake news: sviluppo, difficoltà e compiti della professione giornalistica in occasione della ricorrenza per la costituzione dei 50 anni del Sindacato Giornalisti del Trentino Alto Adige artefice della convivenza (1972-2022) al NoiTechpark di Bolzano. Un seminario organizzato insieme al Sindacato giornalisti del Veneto e con la facoltà di Economia della Libera Università di Bolzano accreditato per ottenere i crediti formativi (in questo caso deontologici) richiesti per chi svolge la professione giornalistica, mai come oggi, in crisi per la sua stessa sopravvivenza. Erano presenti Raffaele Lorusso segretario generale della Federazione nazionale della stampa, Carlo Bartoli presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Giancarlo Tartaglia segretario generale della Fondazione Murialdi, Elisabeth Mair presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige, Monica Andolfatto segretaria del Sindacato giornalisti del Veneto, Diana Benedetti presidente dell’Assostampa di Bolzano, Patrick Rina e Lorenzo Basso vicesegretari del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige-Südtirol, Heinrich Pertner tesoriere e membro del direttivo del sindacato regionale.

Il dibattito si è aperto con l’intervento da parte di Toni Visentini, editorialista del Corriere dell’Alto Adige e già segretario del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige: «Oggi festeggiamo i 50 anni del nostro sindacato che sono anche gli stessi anni della mia carriera che svolgo e dove ho potuto fare incontri ed esperienze umane meravigliose. Il nostro sindacato è un unicum come organizzazione regionale che comprende le due provincie di Trento e Bolzano, frutto di scelte intelligenti e di un continuo dialogo reciproco con tutti gli organismi di categoria, Casagit, Ordine, Inpgi, che portiamo ad esempio con orgoglio. Penso ai rapporti e compiti sindacali, al costo del lavoro ma anche al monopolio editoriale che si è verificato in Trentino Alto Adige, dove sussiste una forte contraddizione imbarazzante che per onestà intellettuale va segnalato.
Il quotidiano Alto Adige storico giornale degli italiani è stato acquistato dal principale quotidiano di lingua tedesca che da sempre è stato il concorrente più forte. Oltre a questo è stato acquisito il Trentino, per poi essere chiuso, oltre all’Adige. In tutto questo non c’è stata nessuna reazione politica, culturale, economica, intellettuale. Questa vicenda ha avuto una posizione dominante anche in campo politico dopo la chiusura del Trentino. Ora plaudiamo alla decisione di un gruppo di imprenditori trentini che ha dato vita al nuovo quotidiano “Il T” che ridà fiato allo spirito del lavoro giornalistico e il nostro sindacato è la cerniera di tutti gli organismi. Il sindacato non può stare in piedi se non ha le persone che lo sostengono».

Giancarlo Tartaglia ha illustrato la genesi del sindacato del Trentino Alto Adige con una sorta di lectio magistralis spiegandone le vicende storiche che si sono susseguite in una terra di confine particolare come è quella dell’Alto Adige: «Artefice della convivenza, la storia del sindacato risale ai primi dell’Ottocento precedente alla prima guerra mondiale. La regione Trentino Alto Adige è sempre stata ricca di giornali, di informazione e ai tempi dell’impero austroungarico era un territorio ad alfabetizzazione, quando, invece, nel resto d’Italia il tasso dell’analfabetizzazione arrivava al 70 per cento. Il giornale Alto Adige era espressione del movimento liberale e a Trento c’era il Popolo diretto da Cesare Battisti che poi diventerà Il Trentino. In città arrivava anche la stampa nazionale con il Piccolo di Trieste, il Gazzettino di Venezia, il Corriere della Sera, in una regione di 200mila abitanti».

Tartaglia ha poi affrontato le cause storiche che hanno determinato scelte nel settore dell’informazione scaturite da decisioni politiche: «L’irredentismo si era affievolito in Trentino quando si costituisce la Triplice Alleanza. A Trento arriva Benito Mussolini con l’incarico di segretario della Camera del Lavoro, un funzionario socialista. Dopo 9 mesi verrà allontanato dal Trentino come persona sgradita. Mussolini scriverà un articolo sulla Voce di Prezzolini spiegando che il popolo trentino non poteva essere rivoluzionario e quando scoppia la prima guerra mondiale riprende forza. Cesare Battisti nel 1914 chiude il Popolo e in seguito per aver scelto di stare da parte dell’Italia verrà processato e impiccato. Alcide Degasperi era il referente del Partito Popolare e direttore del giornale del Trentino, quando fu costretto a pubblicare gli editti dell’impero austroungarico decide di chiudere il giornale. Con l’avvento del fascismo e la repressione verrà attuata nei confronti dei giornali tedeschi. Solo nel 1922 con la tutela della stampa cattolica anche i media tedeschi vengono riabilitati.

L’evoluzione storica produrrà il processo inverso attuato dal fascismo – ha proseguito Tartaglia – con la deitalizzazione in Alto Adige. Nel 1925 il fascismo aveva conquistato la Federazione nazionale della stampa e solo nel 1943 la Fnsi si riprenderà il suo ruolo che si rifà all’articolo 21 della Costituzione. Vengono ricostituite le associazioni di Trento e Bolzano che si associano al sindacato giornalisti del Veneto. Nel 1952 si svolge il Congresso nazionale del sindacato a Merano. La scelta di tenerlo nella città altoatesina si rifà all’accordo Degasperi – Gruber e si terrà alla presenza del presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Il presidente della Fnsi era Vittorio Emanuele Orlando e viene costituito il parlamentino dei giornalisti. Viene discussa la riforma della legge sulla stampa, del diritto di cronaca, della responsabilità penale del direttore e della creazione dell’istituto di rettifica che doveva evitare il rischio della querela. La nascita del sindacato permette la possibilità di avere dei diritti sindacali, del processo di democratizzazione e la nascita dei comitati di redazione e il potere esercitato nei confronti del potere dei direttori. La Fnsi tornerà in Alto Adige per il 13esimo congresso a Bolzano con Piero Agostini storico segretario del sindacato giornalisti che diventerà presidente della Federazione nazionale della stampa. Agostini parlerà in quell’occasione di libertà di informazione e della difesa da una pesante oscura minaccia per l’assimilazione degli organi di stampa più deboli e diminuzione delle voci».

Diana Benedetti ha sottolineato quanto accaduto in questi anni: «Un periodo molto pesante quello che abbiamo vissuto durante la pandemia per la nostra categoria, e non solo, dove la nostra professione è stata contestata, aggredita verbalmente e fisicamente e questo a causa anche dei social che sono diventati il mezzo dove diffondere la presunta verità delle notizie e non uno strumento dove valutare con attenzione le informazioni che vengono diffuse. Auspico anche che il nuovo quotidiano “Il T” possa avere sostegno nell’ampliare l’informazione e il mio augurio che ottenga successo per la nuova impresa editoriale».

Elisabeth Mair ha ricordato i giornalisti uccisi per aver svolto il loro lavoro in zone di guerra, come sta accadendo in Ucraina, i 15 colleghi arrestati in Iran e non ultima la vicenda di Julian Assange che rappresenta tutti i giornalisti a cui viene tolta la libertà di informare. Dobbiamo continuare ad avere una voce unica anche per fermare la riforma voluta dalla ministra Marta Cartabia che impedisce ai giornalisti di informare e ai lettori di essere informati». Carlo Bartoli ha ricordato il presente storico: «Veniamo da un’epoca di ostilità nei nostri confronti e ci troviamo a riproporre delle proposte che risalgano a 15 /20 anni fa come quella del Giurì dell’informazione. Ci dobbiamo confrontare con problemi irrisolti, la sopravvivenza della categoria scambiata per casta, dinamiche che determinano le funzioni per lo sviluppo della nostra società. Si perde il valore della democrazia in questo senso. Cito due leggi del 1948 e 1963 con la legge istitutiva della stampa dove è necessario affrontare le modalità di esercizi rispetto alle leggi costitutive del passato».

Bartoli ha partecipato alla tavola rotonda “Crisi dell’informazione al tempo delle fake news: sviluppo, difficoltà e compiti della professione giornalistica: le prospettive future” a cui hanno partecipato il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, Raffaele Lorusso, Monica Andolfatto, Verena Pliger, direttore del settimanale FF Bolzano, Luca Barbieri, giornalista, esperto di innovazione, Laura Silvia Battaglia, direttrice testate giornalistiche Master Giornalismo Università Cattolica Sacro Cuore Milano, Federico Boffa, economista Libera Università Bolzano (con la moderazione di Patrick Rina) nel dibattito “Crisi dell’informazione al tempo delle fake news: sviluppo, difficoltà e compiti della professione giornalistica: le prospettive future”: «Nel 2018 i social avevano aderito ad un protocollo per le buone pratiche nel veicolare informazioni, ma ad oggi di questo impegno non c’è traccia. Al contrario in rete circola l’odio».

Rocco Cerone nel sintetizzare gli interventi ha ribadito come sia importante «il lavoro di squadra nel consiglio direttivo dove sono presenti tutti gli organismi di categoria. Il nodo è quello del lavoro precario e gli editori non hanno voluto abolire i co.co.co, la vera piaga del lavoro giornalistico». Rispondendo alle sollecitazioni del presidente Kompatscher, il segretario del sindacato regionale ha citato quanto è stato deciso dal governo canadese: «Lo stato del Canada ha investito mezzo miliardo di dollari nel settore dell’informazione che viene riconosciuto come bene pubblico. Così dovrebbe fare anche l’Italia dove se finanzi il settore automobilistico anche quello dell’informazione dovrebbe essere sostenuto e finanziato per incentivare una buona informazione. Riconosco anche come l’Agenzia di stampa e comunicazione della Provincia di Bolzano svolge un ottimo lavoro nei confronti della comunità».

Monica Andolfatto ha spiegato la realtà del lavoro giornalistico che conosce bene in Veneto: «Anche nella nostra regione sussiste il problema della ricerca di nuovi giornalisti perché la nostra professione ha perso attrattiva e lo sfruttamento nelle redazioni è tale che vengono impiegati al desk e non come veri giornalisti. Questo non permette di crescere nelle aziende giornalistiche mentre dovresti continuare ad aggiornarti e formarti. La complessità del mondo è tale che non puoi fermarti, perdi il confronto e la possibilità di crescita per verificare le notizie. La sostenibilità economica non è la stessa rispetto ad altri settori economici».

La lunga relazione del segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso ha chiuso la prima parte dell’intensa giornata di dibattito molto partecipato, con la presenza di una platea di giornalisti: «Il problema grave è rappresentato dal pluralismo perché non si può più tollerare che in questa regione (Trentino Alto Adige, ndr) ci sia chi si comporta da padrone dell’informazione. Un editore della Regione che attua iniziative invasive per impedire la nascita di nuove voci e impedire la libera informazione, dopo la chiusura del Trentino, fatta con modalità che ha poco uguali in tutta Italia. Non ci si può comportare in questo modo. Il tema delle concentrazioni va affrontato. Un problema che non ha impedito al sindacato di continuare le sue battaglie. Il Trentino Alto Adige era una delle poche regioni che non faceva vertenze e in questa vicenda ci si aspettava maggiore attenzione da parte delle istituzioni. Ci volevano dei tavoli di confronto per tutelare l’occupazione, un settore vitale per la democrazia. Il problema dell’informazione non viene affrontata e non vengono attuati nessun tipo di intervento strutturale. Servirebbe uno spirito simile a quello del passaggio dal piombo alla fusione a freddo che accompagnò la trasformazione. Gli editori sono la nostra controparte, mentre si sono sono dedicati solo all’immediato senza porsi il problema di carattere strutturale, di sistema, il quale è entrato in crisi. Noi non abbiamo governi amici o nemici – ha proseguito Lorusso – ma governi che vogliano parlare dei fatti che ci interessano e che a tutt’oggi non sono stati o sono risultati insufficienti, trattati. Non si può più accettare il precariato che segna l’esistenza di tutte le generazioni a venire. I diritti civili si usano per non parlare delle conquiste che stiamo perdendo. Ci hanno raccontato che in questo paese bisognava essere più flessibili. Le retribuzioni sono basse e bisogna aggiornare l’accesso alla professione ma attenzione a non creare nuovi disoccupati. Ci sono 110mila iscritti all’Ordine che esercita la professione ma meno della metà esercita. Gli elenchi dei pubblicisti che coincidono praticamente con gli elenchi anagrafici. Aumentano gli iscritti in assenza di richiesta del mercato e si perde il valore della professione giornalistica. Inviare i colleghi all’esame per diventare professionisti con retribuzioni di poche centinaia di euro significa fare il gioco degli editori, Così facendo certifichiamo che sono legittimati a lavorare con pochi euro, Non si può offrire lavoro gratis». Il segretario Lorusso ha concluso ricordando che non «c’è solo il diritto di cronaca ma che è stato introdotto il divieto della libertà di espressione che colpisce i magistrati. C’è la volontà di tenere la stampa in un angolo. Mi riferisco alle liti temerarie, alle querele bavaglio. Il problema della tutela dell’informazione come precondizione della tutela dell’informazione, ma anche la nostra categoria ha delle responsabilità . L’informazione si è allontanata dai problemi reali della gente. Dobbiamo riflettere su un’informazione che si rivolge ai palazzi del potere politico e non va in mezzo alla gente. Dobbiamo farci un’esame di coscienza». Al dibattito “Crisi dell’informazione al tempo delle fake news: sviluppo, difficoltà e compiti della professione giornalistica: le prospettive future” , il presidente Arno Kompatscher ha spiegato che «non c’è più credibilità dell’informazione con l’avvento dei social. Le fake news sono veloci, si vendono meglio e il rischio è quello che vengano rincorse anche da parte di chi vuole fare una buona informazione. Il rischio è che a correrci dietro sia anche la politica.

Non c’è nessuna sanzione per chi le diffonde. Chi ha voluto la Brexit ha causato una situazione in cui sono state dette molte informazioni false e non ci sono state conseguenze». Alla domanda di Patrick Rina che moderava il dibattito di come si sente in veste di lettore, il presidente Kompatscher ha spiegato di essere di parte «perché non posso avere un giudizio oggettivo. Vedo circolare notizie su internet e una frenesia informativa. Sussiste il problema dei media tradizionali che rincorrono i social».

Nel corso dell’assemblea sono state consegnate delle targhe di onorifecenza alla segretaria del Sindacato Giornalisti del Trentino Alto Adige Carmen Amadori e al tesoriere Heinrich Pertner per la dedizione al lavoro svolto nell’arco dei 50 ani di vita del Sindacato.

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Articolo 21 Giornalisti minacciati

Trento e la libertà di stampa. In memoria dei giornalisti uccisi

In un’epoca in cui l’informazione viene costantemente minacciata è ancor più necessario garantire la libertà d’espressione per un pluralismo indispensabile in una società che si professi democratica e garante della libertà di stampa. Gli anni segnati dalla pandemia prima, e aggravati ora, per il conflitto bellico tra Russia e Ucraina, sono caratterizzati da una narrazione dai toni provocatori, divisivi in cui le opinioni divergenti vengono respinte senza possibilità di contraddittorio. L’Italia risulta anche retrocessa: il World Press Freedom Index di Reporters Sans Frontières (RSF) che valuta ogni anno lo stato del giornalismo in 180 Paesi, ha declassificato l’Italia dal 41esimo al 58esimo posto. La classifica ci pone appena sopra la Grecia, l’Albania, e una parte degli stati dell’ex Jugoslavia, mentre la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Estonia, Lituania, Lettonia, Moldova e Armenia ci superano come molte nazioni dell’Europa occidentale. Perfino Paesi del Sudamerica , Africa ed Asia sono in posizioni migliori della nostra. La libertà di stampa al tempo della polarizzazione evidenzia come lo stato di gravità in cui il caos dell’informazione crea le divisioni interne responsabile di alimentare le fake news che hanno raggiunto un livello record e di conseguenza alimentano la propaganda. In Italia si assiste sempre più ad un monopolio editoriale che si è venuto a creare a discapito di media indipendenti sempre più marginali e in crisi economica

D’altronde, in Italia la concentrazione editoriale nelle mani di pochi è evidente, le voci indipendenti sono sempre meno e sempre più soffocate da problemi economici. La disinformazione alimentata dai social media, favorita dallo squilibrio sempre più marcato tra stati, in cui i media si possono esprimere senza censure e regimi dove il controllo dei canali di comunicazione limita ogni pensiero divergente e vengono utilizzati come strumento di accusa e propaganda rivolta verso i paesi più democratici. Reporters Sans Frontières classifica anche l’Ucraina che si pone al 106 esimo posto mentre la Russia è al 155 esimo, questo prima che iniziasse il conflitto e la propaganda era iniziata ben prima. Di questa immane tragedia se ne è parlato anche a Trento lo scorso 2 maggio dove è stata celebrata la Giornata nazionale sulla libertà di stampa a cui hanno partecipato il presidente della Federazione nazionale della stampa, Giuseppe Giulietti, il presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, Carlo Bartoli, la presidente dell’Ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige, Elisabeth Lissi Mair, il segretario del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige, Rocco Cerone, Nicole Corritore e Paola Rosà dell’Osservatorio Balcani Caucaso,  Diana Benedetti presidente di Assostampa Bolzano, Paolo Silvestri del comitato di redazione del giornale Trentino, chiuso nel 2021, ospiti del sindaco di Trento, Franco Ianeselli, a Palazzo Geremia.

Il capoluogo del Trentino Alto Adige per il terzo anno consecutivo è stato scelto per manifestare l’impegno a difesa della libertà di espressione. «In Russia i cronisti vengono condannati a quindici anni di carcere se scrivono la parola guerra. Così come accade in Bielorussia dove la legge che limita la libertà di stampa è basata sul modello di quella Turchia e dell’Egitto che prevede il carcere a chi si è solo permesso di criticare il governo contestando il reato di attentato contro la sicurezza nazionale. Siamo qui a Trento – ha spiegato Giulietti- per commemorare tutti i giornalisti che hanno perso la vita in Ucraina, ma ricordare anche di quelli siriani o i colleghi bloccati in Pakistan a cui è vietato l’accesso in Afghanistan e in questo Paese i cronisti che hanno collaborato con le testate estere, sono a rischio della loro vita. Solo noi della FNSI e Articolo 21 abbiamo deciso di andare a manifestare davanti all’Ambasciata Russa anche se non ci è stato permesso spostandoci alla Biblioteca Nazionale. Le minacce ai cronisti sono aumentate del 41 %e a dirlo è il Consiglio d’Europa che ha monitorato sulla sua piattaforma le segnalazioni provenienti da tutti i paesi. Si è venuta a creare una sovrapposizione tra squadristi e novax con continue aggressioni in rete e fuori rete, specie nei confronti delle croniste donne con un linguaggio sessista. Anche in Italia le minacce nel 2021 hanno raggiunto il 41 %, in questo siamo in linea con il resto d’Europa. Rileviamo poi come incida sulla libertà di stampa il problema irrisolto dell’equo compenso per il lavoro giornalistico e quello delle querele bavaglio.

Abbiamo 20 giornalisti sotto scorta, l’ultimo a cui è stata data protezione dal Ministero degli Interni è Sigfrido Ranucci di Report. Ad Arzano in provincia di Napoli i cronisti devono essere scortati e lavorano per 500/600 euro al mese. Questo significa destabilizzare la vita quotidiana di questi colleghi. Mi chiedo se la Costituzione è stata sospesa sulla rete? Abbiamo Paolo Berizzi unico cronista scortato per le minacce nazifasciste che riceve, quando, al contrario, i cronisti possono circolare liberamente. Abbiamo anche sollecitato la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Mesola affinché intervenga in difesa dei cronisti minacciati dalle querele bavaglio». Sul sito della Commissione Europea alla voce “Azione dell’Unione Europea contro l’abuso dl contenzioso nei confronti di giornalisti e difensori dei diritti umani” viene spiegato cosa sono le SLAPP: “una forma recente ma sempre più diffusa di interferenza nel dibattito pubblico dell’UE. Esse sono una vera e propria minaccia al pluralismo del dibattito pubblico, in quanto possono indurre chi ne è vittima ad autocensurarsi. Possono inoltre avere un effetto deterrente su altri bersagli potenziali, spingendoli a non far valere il loro diritto di indagare e a non riferire su questioni di interesse pubblico.

A causa della loro funzione pubblica di controllo, i giornalisti e i difensori dei diritti sono particolarmente esposti a questo tipo di azioni”. Giuseppe Giulietti ha poi proseguito spiegando che è stata presentata una mozione del Parlamento Europea al fine di far intervenire la Commissione Europea per il contrasto delle querele bavaglio con una iniziativa europea: «Il nostro intento è quello di organizzare la prima manifestazione in cui far partecipare i Consigli dell’Ordine dei giornalisti insieme al Sindacato alla presenza di tutti i colleghi scartati e minacciati» – ha concluso così il suo intervento Giuseppe Giulietti. Rocco Cerone intervenendo alla Consulta che ha preceduto il flash mob con l’esposizione dei nomi dei giornalisti uccisi sul fronte di guerra in Ucraina e dei colleghi arrestati in Bielorussia, ha sottolineato come sia «molto fertile l’humus giornalistico etico sindacale del Trentino Alto Adige, un laboratorio molto attivo in cui la tutela delle donne è declinato a 360 gradi. Un vero problema culturale in una società maschilista in cui il femminicidio è sempre più un’emergenza sociale che si estende sempre più anche nel mondo giornalistico».

Patrick Rina vicesegretario del Sindacato del Trentino Alto Adige ha voluto sottolineare con poche parole concise il valore della manifestazione indetta a Trento che anticipava quella del 3 maggio a Roma paragonata ad una «missione di cultura, valore e bellezza ma l’attività giornalistica in trincea va oltre le celebrazioni e l’incenso delle manifestazioni, possedendo una grande forza umana e intellettuale. La giornata è poi proseguita prima all’interno del cortile di Palazzo Geremia dove sono stati esposti i nomi di una ventina di giornalisti uccisi mentre svolgevano il loro lavoro di informare dalle zone di guerra in Ucraina e un elenco di giornalisti attualmente detenuti in Bielorussia. Un cerchio in cui i loro nomi sono stati stampati su locandine e alzati dalle mani di tutti i presenti, tra i quali c’era anche una delegazione di Amnesty International e la famiglia di Antonio Megalizzi.

Tra le vittime cadute sul fronte ucraino figurano i giornalisti Dealerbek Shakirov,Yevhen Sakun, Victor Dedov, Maksym Levin, Brent Renaud, Pierre Zakrzewsky, Oleksandra Kurshinova Oksana Baulina, Victor Dudar, Yuriy Oliynyk, Ruslan Orudzhev, Brent Renaud, Serhiy Zayikovsky, Denys Kotenko. Dealerbek Shakirov, Yevheniy Sakun, Sergey Pushchenko, Zoreslav Zamojskij,
Roman Nezhyborets, Viktor Dudar, Pavlo Lee, 33 anni,Viktor Didov, Brent Anthony Renaud,
Pierre Zakrzewski, Oleksandra “Sasha” Kuvshynova, Oleg Yakunin, Yuriy Oliynyk, Oksana Baulina, Serhiy Zayikovsky, Denys Kotenko, Maxim Levin, Mantas Kvedaravicius, Yevhen Bal, Oleksandr Lytkin, Lilia Humyanova, Alexander Kuvshinov.

La parte conclusiva si è svolta nella sala di rappresentanza con la moderazione di Silvia Fabbi e con gli interventi di Carlo Bartoli che ha ricordato rispetto al tema della libertà di stampa come «nonostante le sentenze della Corte europea nel nostro Paese stiamo ancora aspettando che si abolisca il carcere per giornalisti, che si ponga un argine alle querele bavaglio e si garantisca la tutela delle fonti». La presidente dell’Ordine dei giornalisti del trentino Alto Adige, Elisabeth Meir, ha sollevato del problema del precariato e della mancanza di una giusta retribuzione per i professionisti. Erano presenti anche i segretari generali di Cgil e Cisl del Trentino. Al dibattito è stata invitata anche Yuliya Lenko che è nata e cresciuta in Ucraina, risiede a Trento da 12 anni che la promotrice dell’iniziativa che Comune di Trento ed Euro&Promos, società multiservizi che opera a livello nazionale anche nel comparto cultura e che gestisce la biblioteca comunale della città, per i profughi ucraini e la Cultura come forma di accoglienza. All’interno del polo bibliotecario i profughi in fuga dall’Ucraina, oltre a una voce amica, possono trovare una vasta scelta di libri per adulti e bambini in lingua ucraina.

«Non potevo stare con le mani in mano visto quanto sta accadendo alla popolazione del mio paese e abbiamo deciso di dare il nostro supporto con questa iniziativa. L’accoglienza e l’integrazione passano anche dalla cultura – ha spiegato Yuliva Lenko – e abbiamo organizzato anche una serie di letture a voce alta in ucraino di favole e storie. Un piccolo grande gesto di solidarietà e umanità che al contempo si rivela un modo per approfondire il valore e la bellezza di una cultura mai così vicina come oggi al comune sentire. Vedo purtroppo negli occhi dei miei connazionali la paura e l’incredulità per quello che sta accadendo. Vogliamo dare loro una mano e gli appuntamenti in libreria ci auguriamo possano essere un momento di sollievo. Siamo diventati un punto di riferimento, in pochi giorni sono passate decine di persone che arrivano dalle città colpite dai bombardamenti. Solo sentir parlare la propria lingua rappresenta un sostegno psicologico e morale.

Per questo la biblioteca si è trovata ad affrontare l’emergenza della guerra e il massiccio arrivo a Trento di famiglie ucraine con una collezione già piuttosto ricca di testi per adulti e bambini, provvedendo anche ad acquistare rapidamente nuovi titoli, per aumentarne così la dotazione, oltre ai circa 300 libri al momento già disponibili». La conclusione è stata affidata a Ekaterina Ziuziuk dell’Associazione Bielorussi in Italia Supolka e presidente regionale di Articolo21 che ha eseguito una toccante canzone di pace ricordando anche il caso di tre giornalisti bielorussi in carcere: Dzianis Ivashyn, Katsiaryna Andreeva e Aksana Kolb. «La fonte da cui abbiamo queste informazioni è Viasna, considerata la Bibbia delle repressioni politiche in Bielorussia, affidabile e certificata»  All’Osservatorio Balcani Caucaso e ai genitori di Antonio Megalizzi sono state assegnate le targhe di Articolo 21 con la tessera onoraria dell’Associazione nell’ambito della ricorrenza per i vent’anni della sua nascita.

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Articolo 21 Formazione

Raccontare la Verità : come informare promuovendo una società inclusiva

PADOVA – Un corso organico e inedito, diverso dagli altri” è scritto nella presentazione della seconda edizione del Corso di Alta Formazione: “ “Raccontare la Verità. Come informare promuovendo una società inclusiva” promosso in un momento storico drammatico dove l’informazione deve occuparsi di pandemia e guerra in Ucraina. Il corso è organizzato dall’Università di Padova, Federazione nazionale della stampa italiana, Sindacato giornalisti Veneto, Sindacato giornalisti Trentino Alto Adige e Articolo 21, che segue la prima edizione conclusa il 13 novembre 2021 con la presentazione delle tesi discusse in seduta plenaria a Palazzo Bo, sede del rettorato dell’Università . Il corso diretto da Laura Nota e ha visto anche la presenza di Salvatore Soresi, professori ordinari presso il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata dell’Università degli Studi di Padova. Nato dall’alleanza fra il mondo della ricerca e il mondo dell’informazione sancita dal Protocollo sottoscritto dal rettore dell’Ateneo Rosario Rizzuto e dal segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso nell’ottobre 2019.

L’adesione dell’Ordine nazionale e del Veneto dei giornalisti, del Centro di ateneo per i diritti umani Papisca, del Dipartimento di filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata e del Laboratorio di ricerca e intervento per l’orientamento alle scelte (Fisppa e Larios) dell’Università di Padova (Fisppa), del Forum diseguaglianze e diversità, della Società italiana per l’orientamento (Sio), della Rete delle università per lo sviluppo sostenibile (Rus), della Fondazione Nervo Pasini di Padova.

Chi scrive ha frequentato la prima edizione e può confermare la validità scientifica per la proposta didattica-formativa offerta, utile a chi svolge la professione di giornalista ma non solo: alla nuova edizione del corso si possono iscrivere anche chi svolge a vario titolo ruoli all’interno dell’ecosistema della comunicazione in generale e che abbia conseguito il diploma di scuola media superiore. Nel corso delle lezioni che ho seguito è stato possibile assistere a relazioni proposte da docenti universitari, esperti nel campo della comunicazione, della comunicazione, da giornalisti, i quali hanno contribuito a infondere una conoscenza multidisciplinare di ampie vedute, con l’ottica di promuovere una cultura dell’informazione garante di un’obiettività che sappia contrastare ogni forma di falsificazione delle notizie: ovvero le famigerate fake news. Gli argomenti seguivano un percorso tematico in grado di mantenere alta l’attenzione grazie anche alla possibilità di porre delle domande al termine delle lezioni a carattere interattivo. Si è parlato di sistema dell’informazione e della comunicazione attuale e il divario sempre più crescente fra la realtà e la sua narrazione. Di particolare rilevanza è stata la discussione sugli effetti della disintermediazione e il pensiero critico come strumento per difendersi dal pregiudizio, la pericolosità della sempre più crescente cultura dell’odio sui social, una vera e propria dittatura dove si alimentano le discriminazioni che si ripercuotono tra chi non ha gli strumenti adatti per discriminare il reale dal falso.

Cerimonia di premiazione Articolo21 a Laura Nota e Salvatore Soresi Palazzo Bo Padova (nella foto da sinistra: Laura Nota, la rettrice UniPd Daniela Mapelli, Mariangela Gritta Grainer presidente Articolo21 Veneto, il professor Salvatore Soresi e Giuseppe Giulietti presidente Fnsi)

Ampio spazio è stato riservato nel fornire informazioni utili per costruire contesti inclusivi e sostenibili incentrati sui diritti umani e saper individuare le diverse forme di manipolazione e come possano essere evitate. L’utilizzo di linguaggi inclusivi e il ruolo del giornalista che deve rispondere a precisi ruoli “educativi” nel contesto di un attivismo sociale. Di particolare interesse sono stati gli interventi di giornalisti esperti nel settore delle inchieste come Sigfrido Ranucci autore e conduttore di Report, l’emergenza dettata dalle querele bavaglio per impedire una libera informazione rivendicata come obiettivo primario nell’esercizio della professione e difesa dalla Federazione nazionale della stampa il cui presidente è Giuseppe Giulietti, tra i relatori del corso che anche nella nuova edizione in programma da maggio sarà presente.

Tutti i corsisti al termine delle lezioni hanno potuto presentare le tesi che vertevano su argomenti in grado di trattare tematiche di inclusione sociale: dallo sport al teatro in carcere, infodemia e pandemia, il fenomeno dei rider., l’educazione digitale, etica e informazione. Il corso dell’anno accademico conta dieci lezioni on line, ogni 15 giorni, il sabato dalle 9 alle 13, e in alcuni casi il venerdì dalle 14.30 alle 18.30 al termine delle quali verrà rilasciato un Diploma universitario. A tenere le lezioni saranno coloro che studiano l’informazione e coloro che l’informazione la fanno, vale a dire docenti universitari di facoltà umanistiche e scientifiche e giornalisti esperti, i quali interagiscono fra loro e con i corsisti.

Abstract tesine partecipanti corso 2021 – sindacato giornalisti veneto


Foto di gruppo dei corsisti prima edizione Corso di Alta Formazione Raccontare la Verità. Come informare promuovendo una società inclusiva

La seconda edizione del Corso di Alta Formazione “Raccontare la Verità. Come informare promuovendo una società inclusiva

Il progetto di collaborazione strutturata fra Ateneo patavino e Fnsi ha lo scopo di organizzare delle iniziative finalizzate all’inclusione quale sinonimo di comprensione, confronto interdisciplinare, dialettica con la tecnologia, presa di coscienza della necessità di combattere la narrazione ostile, il linguaggio d’odio, la gestione dei social nel loro essere opportunità e veicolo di manipolazioni collettive e di disinformazione. Prima la pandemia sanitaria, ora la guerra in Ucraina: due fronti che seppur diversi hanno messo e stanno mettendo sul tavolo degli imputati sia chi fa informazione sia chi fruisce l’informazione, ovvero la loro capacità critica nel riconoscere la propaganda e le fabbriche del farlo, ma anche di leggere oltre al testo il contesto. Il corso di alta formazione si inserisce in quello che è stato definito “Laboratorio Padova”, a sottolinearne l’originalità di un’esperienza che sta facendo scuola.

L’inaugurazione è in programma Giovedì 5 maggio 2022 alla presenza della rettrice dell’Università di Padova, Daniela Mapelli, del presidente e il segretario generale della Federazione nazionale italiana stampa, Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso, del presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Bartoli, il presidente di Articolo21, Paolo Borrometi, la direttrice del corso professoressa Laura Nota. Seguirà la Lectio magistralis dell’economista francese Julia Cagè.

Nella lezione di Sabato 14 maggio si parlerà di “Ecosistema complesso e frammentato della comunicazione, anticorpi di verità e pensiero critico” con le relazioni di Monica Andolfatto, Laura Nota, Roberto Reale. Sabato 28 maggio un focus su “L’industria editoriale e gli over the top, l’informazione professionale contro il sensazionalismo, la disintermediazione, la manipolazione” dove interverranno Antonio Nicita, Paolo Pagliaro, Mirco Tonin, quest’ultimo professore alla LUB di Bolzano che sigla la collaborazione tra i due atenei.
Sabato 11 giugno: “Inclusione e diritti umani per favorire una “innovazione sociale”: contro discriminazioni e pregiudizi con le lezioni di Giampiero Griffo, Stefania Mannarini, Marco Mascia
Venerdì 24 giugno: “Il falso mito della libertà della Rete: i media veicolo di discriminazioni e disuguaglianze, passato e presente” che vede la presenza di Paola Barretta, Elisabetta Camussi, Igiaba Scego. Sabato 9 luglio:“Dal linguaggio d’odio al linguaggio inclusivo e validità e attendibilità dei processi di raccolta delle informazioni”, docenti: Enrico Ferri, Ilaria Di Maggio, Maria Cristina Ginevra, Laura Nota, Sara Santilli, Salvatore Soresi. Sabato 3 settembre: “Informazione sotto attacco: il giornalismo di inchiesta sociale tra minacce, intimidazioni, querele bavaglio. Intervengono Floriana Bulfon, Stefano Lamorgese, Elisa Marincola, Sigfrido Ranucci,
Sabato 17 settembre: “Riconoscere le fabbriche del falso e della propagand: fact checking, intelligenza artificiale e accessibilità”: lezione con Ombretta Gaggi, Walter Quattrociocchi, Fabiana Zollo. Venerdì 30 settembre: “La libertà di informazione: diritti, doveri, tutele tra Carte e mercato del lavoro. Proposte di percorsi possibili”, docenti: Marina Castellaneta, Tommaso Daquanno, Alberto Piccinini, Giancarlo Tartaglia. Ottobre/novembre data da definire. Discussione elaborato finale.

raccontare la verità – corso alta formazione università di padova – sindacato giornalisti veneto

Il corso di alta formazione “Alfabetizzazione digitale a scuola: Promuovere la passione per la verità e l’inclusione”

L’Università di Padova propone anche Il corso di alta formazione “Alfabetizzazione digitale a scuola: Promuovere la passione per la verità e l’inclusione” organizzato nell’ambito delle iniziative promosse dall’Ateneo di Padova per la costruzione di contesti inclusivi in collaborazione con l’Istituto comprensivo n. 2 Bassano del Grappa, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, il Sindacato Giornalisti Veneto, l’Associazione Articolo 21, il Centro di Ateneo Diritti Umani “Antonio Papisca” e il Laboratorio Larios dell’Università di Padova, la Società Italiana Orientamento, e con il patrocinio della RUS Rete delle Università Italiane per lo Sviluppo Sostenibile, Forum Disuguaglianze e Diversità e l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (Asvis).Il corso è rivolto ad insegnanti, educatori/educatrici e personale scolastico di ogni ordine e grado interessanti alle tematiche dell’inclusione nell’età evolutiva e si propone di stimolare negli stessi un pensiero critico in grado di esaminare i fenomeni complessi che compongono l’eco-sistema della digitalizzazione, a sua volta inserito in un macrocosmo socio-politico-economico-culturale, che può favorire disuguaglianze e la diffusione di visioni distorte della realtà, relazioni improntate ad aggressività, cinismo e sfruttamento, con il conseguente aumento delle vulnerabilità. I partecipanti e le partecipanti saranno dunque stimolati e stimolate a riflettere sulle difficoltà che il contesto socio-politico-economico-culturale può comportare nel corso dell’età evolutiva, e a riconoscere stereotipi, pregiudizi, manipolazioni, fake news, linguaggi offensivi e di violenza diffusi in rete.

Il corso si prefigge, altresì di favorire nei partecipanti e nelle partecipanti la capacità di individuare traiettorie inclusive, sostenibili e incentrate sulla giustizia sociale, in accordo con l’obiettivo 4 (Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti e tutte) e l’obiettivo 10 (Ridurre le disuguaglianze tra i paesi e all’interno degli stessi) dell’Agenda 2030, da contrapporre a processi di esclusione e degrado delle relazioni nei contesti scolastici e di avviare laboratori di promozione di abilità sociali inclusive e tese alla giustizia sociale nei contesti scolastici. I partecipanti e le partecipanti saranno dunque stimolati e stimolate ad agire nelle loro attività professionali facendo riferimento ad approcci inclusivi e sostenibili; a ricorrere a metodologie e procedure qualitative e quantitative di valutazione dell’inclusività dei contesti scolastici; a progettare, implementare e verificare l’efficacia di interventi a vantaggio dell’inclusione scolastica

La cerimonia di apertura del Corso si terrà il giorno 5 maggio 2022. Le 60 ore formative saranno realizzate il giovedì o il venerdì pomeriggio ogni 15 giorni, fra maggio e ottobre 2022.

Alfabetizzazione digitale a scuola | Università di Padova (unipd.it)

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Articolo 21 Formazione SINDACATO

“Raccontare la Verità” : si conclude il Corso di Alta Formazione UniPD

Si è concluso nelle aule di Palazzo Bo dell’Università di Padova il Corso di Alta Formazione “Raccontare la Verità Come informare promuovendo una società inclusiva”, organizzato dal Dipartimento di Filosofia, Sociologia, pedagogia e Psicologia Applicata (FISPPA) insieme all’Università Inclusiva, Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Sindacato dei giornalisti del Veneto, Articolo 21, e in collaborazione con il Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige, alla presenza di Laura Nota e Salvatore Soresi, professori ordinari presso il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata dell’Università degli Studi di Padova, dove insegna Progettazione professionale e career counseling e Counseling psicologico per l`inclusione sociale delle disabilità e del disagio sociale La professoressa Nota è anche la coordinatrice del corso. Con loro Monica Andolfatto segretaria del Sindacato giornalisti del Veneto ed Enrico Ferri del Comitato coordinatori del corso. Roberto Reale, giornalista e docente al corso, (è stato caporedattore Rai del Veneto, vicedirettore della Testata Giornalistica Regionale del Tg3 e di Rainews 24), Carlo Verdelli giornalista ex direttore di Repubblica ora firma del Corriere della Sera.

Ad aprire il dibattito è intervenuto Giuseppe Giulietti presidente della Federazione Nazionale della Stampa che ha spiegato le finalità del corso che ha visto la presenza di quaranta corsisti che hanno discusso le tesi finali in cui sono stati affrontate diverse tematiche inerenti al concetto di inclusione sociale. «Un’iniziativa originale nel panorama nazionale, intelligente perché anticipa il futuro ed è un segno distintivo del sindacato giornalisti che io auspico – ha spiegato Giuseppe Giulietti – si possa ripetere , perché siamo convinti di questo esperimento andato a buon fine L’Università di Padova e i giornalisti insieme hanno dimostrato quanto sia un’idea stolta pensare che meno sanno meglio è, quando ti senti dire che il cronista non deve scrivere libri ma basta il talento e sei hai fiuto ci arrivi. Ora bisogna estendere questo modello di formazione a tutte le associazioni regionali di stampa. Il corso ha dimostrato due caratteristiche fondamentali: la profondità e la velocità. Penso anche agli articoli 3 e 21 della Costituzione che garantisce la libertà di manifestare il proprio pensiero, il diritto di informare e di essere informati.

È sancito anche il diritto di satira oltre a quello di cronaca, ma più sarai esposto nel tuo lavoro e meno vieni tutelato. L’articolo 3 è rivolto all’abbattimento delle barriere che ostacolano l’informazione per poter usare le parole come strumento di conoscenza. Qui a Padova si è fatto un lavoro importante per l’investimento del pensiero critico in grado di costruire il futuro e legittimato il ruolo del giornalista. Se si parla di libertà di informazione è un mio diritto raccontare e lo stesso vale per il cittadino di essere informato, altrimenti non è presente l’ordinamento democratico. Purtroppo ci sono delle leggi che hanno soppresso il pluralismo dell’informazione. Non a caso il titolo del corso parla di verità in cui è stato fatto un lavoro di approssimazione alla ricerca delle verità per contrastare la falsificazione dell’informazione e il disvelamento della falsificazione.

L’embrione di colui che vigila sulla falsificazione, l’operatore della transizione. Va fatto un rafforzamento del corso di specializzazione che ha dimostrato – ha concluso Giulietti – elementi di rigore, studio, rispetto della parola, condiviso anche sul piano della transizione e a memoria della costruzione del futuro». Salvatore Soresi si è soffermato sull’importanza del dialogo come inizio del processo di costruzione del pensiero attraverso le attività laboratoriali: «l’indignazione e il coraggio nel dare e il fare notizia, di dire e riferire. L’uso di sostantivi, azioni diverse, verbi, atti al riferire e divulgare per vincere assieme». La prima parte della giornata si è conclusa con l’intervento di Carlo Verdelli che ha parlato della sua esperienza di giornalista minacciato di morte a tal punto da dover essere scortato. La sua è stata una testimonianza che deve far riflettere sullo stato dell’informazione. Autore di Acido. Cronache italiane anche brutali (Feltrinelli Editore). Una ricostruzione dettagliata, tagliente e lucida dell’Italia e delle sue contraddizioni in cui si raccontano vicende di cronaca nera specchio di una società malata e in grave crisi di identità.

Nel pomeriggio le due commissioni composte da Monica Andolfatto e Laura Nota e da Roberto Reale ed Enrico Ferri hanno ascoltato in sessioni parallele le discussioni finali dei lavori presentati dai corsisti. Le relazioni vertevano sul tema delle fake news, infodemia, disinformazione, complessità, alfabeto digitale, stigma, libertà di espressione, giustizia, democrazia, informazione, etica, giornalismo, eterogeneità espressive e attenzione all’inclusività, pensiero critico, pregiudizi e migrazione. Argomenti analizzati da parte di chi svolge la professione di giornalista ma con una particolare attenzione e sensibilità che solo lo studio condotto attraverso il corso di ala formazione, ha permesso di sviluppare e approfondire. Come raccontare la morte dei profughi, la disabilità nelle discipline sportive, l’emarginazione, la condizione dei detenuti in carcere, l’informazione in epoca di Covid-19. Un lascito importante a testimonianza di un percorso iniziato nel mese di marzo e terminato con la possibilità di un confronto dialettico dove il pluralismo delle opinioni è una condizione indispensabile per garantire un’informazione adeguata ai tempi in cui viviamo. La chiusura è stata affidata a Roberto Reale che ha saputo sintetizzare con estrema sintesi tutte le riflessioni offerte dai corsisti e un saluto finale da parte di Rocco Cerone segretario del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige, il quale ha auspicato un proseguo del corso anche in futuro.

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Formazione

Raccontare la verità: Giulietti, Verdelli e Soresi protagonisti della giornata conclusiva

In Alta formazione by SGV Redazione8 Novembre 2021

Un percorso impegnativo ed entusiasmante che sabato 13 novembre, vivrà il primo meritato traguardo per quanti hanno partecipato al debutto del Corso di alta formazione “Raccontare la verità, come informare promuovendo una società inclusiva”. Si tratta del laboratorio pilota in Italia contro le fake news, intese come manipolazione della realtà finalizzata ad alimentare con la falsa informazione, le disuguaglianze, il linguaggio d’odio, il razzismo, la polarizzazione sempre più violenta che mette a rischio le basi democratiche fondate nella Costituzione.

Un laboratorio multidisciplinare, che ha sancito un’alleanza attiva fra il mondo del sapere e il mondo del giornalismo, organizzato dall’Università di Padova con la Federazione nazionale stampa italiana, il Sindacato giornalisti Veneto, Articolo 21 e con il sostegno del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige e dell’Ordine dei giornalisti del Veneto.

La giornata conclusiva, introdotta dal presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, si terrà a Palazzo Bo, sede dell’Ateneo patavino nella città del Santo, dalle 9 fino alle 18, per dare voce ai circa cinquanta partecipanti i quali presenteranno gli elaborati finali redatti al termine del ciclo di studi cominciato lo scorso aprile.

Sono innanzitutto loro che hanno creduto nel progetto, coordinato dalla professoressa Laura Nota, allora delegata dal Rettore all’inclusione e da Monica Andolfatto, segretaria regionale Sgv, contribuendo alla sua realizzazione insieme agli stessi docenti che hanno accettato la sfida con lezioni appassionate e qualificate.

Protagonisti della parte iniziale della mattinata saranno, alle 9.30, il professor Salvatore Soresi che dialogherà con Nota su “L’indignazione e il coraggio di dire e riferire” e alle 10.15 il giornalista Carlo Verdelli che dialogherà con Roberto Reale su “Dalla Galassia Gutenberg alla galassia Zuckerberg, dove tutti parlano e nessuno ascolta”.

Sarà l’occasione per spunti di riflessione preziosi nel cercare di tradurre la complessità dell’ecosistema comunicativo in cui siamo immersi e nell’affinare quel pensiero critico che sta al centro del corso e che presuppone cura e accuratezza nell’agire professionale e non solo.

Un grazie sentito va al comitato coordinatore formato oltre che da Nota, Reale e Andolfatto anche da Enrico Ferri, e all’ex Rettore Rosario Rizzuto che ha tenuto a battesimo, siglando convintamente il protocollo con la Fnsi, un’esperienza agli albori che ha avuto compagni di viaggio i seguenti docenti: Fabrizio Barca, Paola Barretta, Ilaria Di Maggio, Tiziana Ferrario, Enrico Ferri, Ombretta Gaggi, Maria Cristina Ginevra, Giuseppe Giulietti, Giampiero Griffo, Stefano Lamorgese, Raffaele Lorusso, Stefania Mannarini, Elisa Marincola, Marco Mascia, Vincenzo Milanesi, Roberto Natale, Antonio Nicita, Laura Nota, Maurizio Paglialunga, Paolo Pagliaro, Walter Quattrociocchi, Sigfrido Ranucci, Roberto Reale, Paola Rosà, Sara Santilli, Salvatore Soresi, Giancarlo Tartaglia, Mirco Tonin, Fabiana Zollo.

Per chi volesse seguire i lavori on line basta prenotarsi su info@sindacatogiornalistiveneto.it.

Raccontare la verità: Giulietti, Verdelli e Soresi protagonisti della giornata conclusiva – sindacato giornalisti veneto

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Il Festival del giornalismo Leali delle Notizie dedicato a Cristina Visintini

Il Festival del Giornalismo di Leali delle Notizie di Ronchi dei Legionari si conferma ancora una volta una delle manifestazioni più qualificate a carattere giornalistico-informativo e culturale capace di catalizzare l’opinione pubblica su argomenti di stringente attualità. Il corposo programma prevedeva 130 ospiti nazionali e internazionali, 43 incontri, 23 panel di discussione, 2 mostre, una masterclass, 2 letture sceniche e 14 presentazioni letterarie nell’arco di dieci giorni (anche in altre città del Friuli) e per cinque di questi a Ronchi dei Legionari dove sono intervenuti giornalisti di tutte le testate: a dimostrazione di come sia indispensabile dare voce a tutti gli orientamenti, senza distinzioni di sorta. Dedicato a Cristina Visintini scomparsa di recente, sul palco del palatenda si sono avvicendati Giancarlo Tartaglia già direttore della Federazione nazionale della stampa italiana e segretario generale della Fondazione sul Giornalismo “Paolo Murialdi”, Mariano Giustino giornalista e corrispondente di Radio Radicale, (in collegamento) Lucia Goracci inviata Rai e corrispondente della sede Rai di Instanbul, Dario Fabbri giornalista e analista, consigliere scientifico e coordinatore America di Limes, Peppe dell’Acqua psichiatra, Gennaro Sangiuliano direttore del Tg2 della Rai, Barbara Schiavulli direttrice di Radio Bullets e corrispondente di guerra, Sandro Ruotolo giornalista e senatore, Fabiana Pacella, giornalista e portavoce di Articolo21 della Puglia, Fabiana Martini giornalista e portavoce di Articolo21 Friuli Venezia Giulia, Luciana Borsatti giornalista e già corrispondente Ansa dal Cairo e da Teheran.

A siglare la settima edizione del Festival che gode dell’alto patrocinio del Parlamento Europeo e del Ministero della Cultura, oltre a quello del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, è intervenuto anche Giuseppe Giulietti presidente della Federazione nazionale della stampa per testimoniare l’affetto, la stima e la riconoscenza del lavoro svolto di Cristina Visintini, scomparsa di recente, vicepresidente di Leali delle Notizie, indimenticabile promotrice e instancabile attivista per la libertà di stampa e di pensiero. La sua assenza non poteva non essere notata e il tributo a lei assegnato durante il discorso di Giulietti ne è stata la prova.

Giuseppe Giulietti e Luca Perrino (crediti foto Barbara Trivani) 

Una commozione palpabile tra tutti i presenti e in particolare quella del padre Amerigo Visintini e del compagno di Cristina, Sergio Pisaniello. Le parole di Giulietti, semplici, dirette e mirate al lavoro prezioso, sensibile e appassionato di una collega che ha affiancato per tanti anni il presidente dell’associazione promotrice del Festival, Luca Perrino, hanno colto lo spirito che la animava , la cui sorte infausta è stata un duro colpo per tutta la città . Cristina creava con le sue mani le panchine della libertà di stampa e pensiero collocate a Ronchi dei Legionari, al ghetto di Roma, a Sant’Anna di Stazzema, simboli di un’ideale etico che verrà perseguito e il prossimo 23 ottobre si svolgerà un’iniziativa proprio a Ronchi in sua memoria dove le sarà dedicata una creata appositamente per lei.

La testimonianza del valore di questa iniziativa nasce dalla volontà di Luca Perrino e Cristina Visintini che da sette anni propone un festival del giornalismo capace di portare a Ronchi personalità della cultura e giornalisti che si distinguono per l’impegno etico nel militare nelle file di una professione rivolta a contrastare ogni forma di illegalità, discriminazione, e manifestazioni d’odio. Un giornalismo che si basa sull’accertamento della verità e delle notizie contrastando ogni forma di falsificazione e manipolazione. Per cinque giorni è stato un susseguirsi di incontri e dibattiti dove lo scambio delle idee è avvenuto tramite un confronto serrato tra i protagonisti accolti sul palco creato all’interno di una tensostruttura bianca: un’agorà vivace dove il pensiero intellettuale si è potuto manifestare in tutta la sua drammaticità per i contenuti stessi del programma. L’evento più importante che ha concluso sabato 11 settembre la settima edizione, è sicuramente la cerimonia di consegna del premio della quarta edizione del Premio Leali delle Notizie, in memoria di Daphne Caruana Galizia, assegnato a Paolo Berizzi giornalista di Repubblica, alla presenza di Corinne Vella sorella di Daphne Carauna Galizia. Berizzi segue da vent’anni come cronista l’evoluzione di attività e manifestazioni neofasciste, e a causa del suo impegno vive sotto scorta dal 2019, unico giornalista Europeo sotto scorta per le minacce e atti intimidatori ricevute. La consegna del premio (opera  realizzata dall’artista Fabio Rinaldi) è stata l’occasione per affrontare il tema della mafia ai tempi della pandemia e quali sono stati gli effetti che ne sono conseguiti a favore delle organizzazioni criminali.

Sono intervenuti (oltre a Paolo Berizzi e Sandro Ruotolo) Lirio Abbate giornalista, saggista e vicedirettore de L’Espresso, (uno dei 24 giornalisti scortati), Floriana Buffon giornalista di Repubblica e L’Espresso, Dina Lauricella di Rai 3 e Salvo Palazzolo di Repubblica. Il dibattito è stato moderato da Cristiano Degano presidente dell’Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia. Al Festival si è parlato anche di giornalismo e precariato con Luciana Borsatti, Fabiana Martini, Fabiana Pacella, Barbara Schiavulli (in partenza per Kabul) e la moderazione del portavoce di Articolo21 Trentino Alto Adige, Roberto Rinaldi. Le relatrici del dibattito hanno potuto raccontare le loro esperienze personali e professionali segnate da una carriera che le ha viste sempre in condizioni di provvisorietà e retribuzioni non corrispondenti all’impegno profuso. Cosa impedisce una riforma e un’approvazione di una legge organica che sani la crisi del giornalismo in cui il lavoro precario è una componente mai sanata? La domanda non è scontata: esiste una legge organica già stata votata dal Parlamento nel 2012 sull’equo compenso per i giornalisti. Per essere applicata deve però essere presa in carico dalla Commissione Equo compenso e convocata dal sottosegretario all’editoria (ora è Moles nel governo di Mario Draghi) . La Federazione nazionale della stampa ha presentato una sua proposta nella quale si auspica di fissare un limite oltre al quale le singole collaborazioni individuali con un singolo editore non possono essere considerate lavoro autonomo. In questo caso il giornalista diventa un dipendente a tutti gli effetti. Diversamente da collaborazioni saltuarie. Ci sono precari retribuiti con pochi euro ad articoli che a volte pubblicano anche gratuitamente

da www.articolo21.org

Il Festival del giornalismo Leali delle Notizie dedicato a Cristina Visintini – Articolo21

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Verità e Giustizia per Giulio Regeni: 17 marzo ore 18.30

La città di Bolzano, il Centro per la Pace, il Comitato locale e nazionale di Amnesty International e la famiglia Regeni continuano a mantenere viva l’attenzione sul grave caso di Giulio Regeni e a chiedere verità e giustizia.
“Verità per Giulio Regeni” è diventata infatti la richiesta di tante città italiane, tra cui Bolzano, che espone il famoso striscione giallo sul Palazzo del Municipio e che si impegna a non dimenticare la morte di Giulio e a chiedere giustizia e verità. La Città di Bolzano, il Centro per la Pace e il Comitato locale di Amnesty International  hanno organizzato una conferenza on-line nell’ambito della campagna di sensibilizzazione per i diritti umani in Egitto che si terrà mercoledì 17 Marzo 2021, alle 18 e 30 in diretta facebook sulla pagina del Centro Pace.
Sono previsti gli interventi di Renzo Caramaschi, sindaco di Bolzano, Chiara Rabini, assessora alla Cultura di Bolzano, i genitori di Giulio, Claudio e Paola Regeni, Alessandra Ballerini, avvocata della famiglia Regeni, Elly Schlein, vice Presidente della Regione Emilia-Romagna, Giuseppe Giulietti, Presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Chiara Schipani di Amnesty International Bolzano, Roberto Rinaldi portavoce del presidio Articolo21 Trentino Alto Adige. L’evento è in lingua italiana. Come si ricorderà il 3 febbraio 2016, a una settimana dal suo rapimento, venne ritrovato il corpo, senza vita ed irriconoscibile per le torture subite, di Giulio Regeni, dottorando dell’università di Cambridge. L’uccisione di Giulio Regeni è l’ennesima testimonianza di violazioni dei diritti umani da parte delle autorità egiziane. Ancora oggi, nonostante le pressioni internazionali e i numerosi appelli non è ancora stata fatta chiarezza su questo caso grave per l’Italia e per l’Europa intera e sulle responsabilità di questo brutale assassinio. La conferenza sarà l’occasione per raccontare il lavoro svolto e per continuare chiedere verità e giustizia per Giulio. In Egitto sono centinaia di studenti, attivisti politici e manifestanti vengono torturati, detenuti per mesi senza poter contattare i propri legali o i propri cari, oppure spariscono senza lasciare traccia.

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Trento la città che accoglie i giornalisti minacciati e perseguitati

Un incontro in Comune a Trento tra il sindaco Franco Ianeselli e il presidente della Federazione nazionale della stampa Giuseppe Giulietti, per siglare un progetto voluto fortemente dal primo cittadino: Trento diventerà la città dell’accoglienza, con la possibilità di ospitare giornalisti di varie nazionalità che sono minacciati o perseguitati a causa del loro impegno in difesa dei diritti umani. L’iniziativa è stata annunciata a Palazzo Geremia lunedì 22 febbraio scorso dove si sono susseguiti gli interventi dei vari protagonisti coinvolti: il presidio di Articolo 21 del Trentino Alto Adige con la collaborazione del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige e della Federazione nazionale della stampa italiana. In collegamento da Roma i vertici dell’ufficio di presidenza di Articolo 21 e la partecipazione di giornalisti stranieri la cui vita è minacciata: per questo sono sotto protezione.

Dalla sala della Giunta è stata annunciata la volontà di ospitare in una struttura messa a disposizione dell’amministrazione comunale che servirà ad accogliere chi difende la libertà di pensiero e di stampa, con l’unico obiettivo di perseguire la verità nel raccontare i fatti accaduti nei loro Paesi d’origine. Il riferimento per tutti è sempre l’articolo 21 della Costituzione che recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

«Con la pandemia rischiamo di dimenticare ciò che avviene nel mondo interno in termini di soppressione dei diritti umani. Noi vogliamo concretizzare un impegno preso all’inizio della legislatura, ospitando a Trento – ha spiegato il sindaco Ianeselli – i giornalisti che hanno difficoltà nel proprio Paese nell’esercitare il proprio impegno. In cambio, chiederemo ai giornalisti di portare la propria testimonianza nelle scuole». Impegno subito raccolto dai promotori di tante campagne di sensibilizzazione da parte dell’associazione Articolo 21, che vede un portavoce e una/un presidente per regione: tra le prime iniziative previste figura quella della giornata di ricordo delle vittime del conflitto siriano, che avrà luogo, in collaborazione con il sindacato dei giornalisti locali e la Fnsi, il prossimo 13 marzo a Trento con l’incontro dei presidenti di tutte le Regioni italiane per la commemorazione. A seguire la Giornata internazionale della libertà di stampa, in programma per il prossimo tre maggio. Nel corso di “Un’ora con...” hanno preso la parola il presidente di Articolo21, Paolo Borrometi, la portavoce nazionale di Articolo21, Elisa Marincola, Ekaterina Ziuziukpresidente dell’Associazione Bielorussi in Italia e neo presidente di Articolo21 Trentino Alto Adige; Anna Del Freo del comitato Federazione Europea dei Giornalisti (EFJ) e Segretario generale aggiunto della Fnsi. Erano previsti anche dei collegamenti audio video con le testimonianze di alcuni colleghi stranieri la cui mancanza di tempo non ha permesso di divulgarli. Una delle più significative è quella del giornalista libico Khalifa Abo Kraisse attualmente trasferito in un luogo protetto, raccolta da Danilo Di Biasio direttore del Festival dei Diritti Umani di Milano e presentata da Chicco Elia, condirettore di Qcodemagazine.

Khalifa Abo Kraisse racconta quanto sia difficile esercitare la professione nel proprio paese d’origine. «Sono un giornalista e film-maker. Essere giornalista in Libia significa scegliere un mestiere e rischiara la propria vita. Ho conosciuto persone che hanno lavorato per anni in condizioni impossibili e disumane. Persone che rischiano di essere picchiate, arrestate, rapite, assassinate. Ogni giorno che vi svegliate – spiega nel suo videointervento – rischiate queste opzioni. Può succedere anche a voi in qualunque parte dove vi troviate. Succede a tutti i vostri colleghi e amici. Ogni articolo che leggete potrebbe essere l’ultimo, ogni fotografia che scatti potrebbe essere l’ultima. Tu vivi queste cicatrici e queste ferite possono distruggerti. Se resisti trovi la forza per andare avanti, e se sopravvivi oggi, domani non ti puoi prendere il lusso di fermarti. Non hai tempo e ambiti per cercare aiuto. Quando ti rendi conto del pericolo diventi una persona che necessità aiuto. Penso che questo programma di tutela sia importante e penso debba essere esteso ad altri giornalisti che ne hanno bisogno. La mia storia potrebbe incoraggiare altri giornalisti per chiedere aiuto. Spero che questo sia solo l’inizio e che altri come me possano essere tutelati».

Danilo Di Biasio spiega come sia importante proteggere il giornalista: «per chi legge la rivista Internazionale la firma di Khalifa Abo Khraisse è nota e i suoi articoli sulla Libia, la sua patria, sono sempre ben informati, ricchi di dettagli. Pochi sanno che Khalifa Abo Khraisse sta vivendo in Italia, sotto copertura, un esule che rischia la vita. Perché a fare il giornalista nella Libia attuale ti fai molti nemici. E Khalifa ne ha così tanti che è dovuto fuggire. In Italia è arrivato grazie al programma Media Freedom Rapid Response che si occupa di dare supporto legale, assistenza e protezione ai giornalisti in pericolo di vita per il loro lavoro. Il partner italiano di questo progetto europeo è l’Osservatorio Balcani e Caucaso, che nel caso di Khalifa Abo Khraisse si è unito al Festival dei Diritti Umani e alla rivista QcodeMagazine. Non sempre, ma in molti casi, lasciare la propria nazione dove sei sotto tiro da parte di mafiosi, governi o gruppi paramilitari, può rappresentare la salvezza. Molto dipende dalla velocità di reazione e dalla pressione internazionale che le associazioni o i sindacati riescono a convogliare. In regimi molto chiusi, o in zone di guerra tutto può essere ancora più difficile. Quasi sempre chi ha scelto di essere giornalista indipendente lo è per tutta la vita, mettendo in conto i rischi e l’esilio».

Ad inizio maggio 2021 la città di Trento ospiterà la seconda giornata internazionale sulla libertà di stampa, un evento inclusivo che si propone di accedere un faro sui cronisti minacciati in Italia e nel mondo. L’iniziativa è nata da un colloquio tra il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana Giuseppe Giulietti, il segretario del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige Rocco Cerone, il vicesegretario Lorenzo Basso e il sindaco di Trento Franco Ianeselli. Francesca Mazzalai ha curato l’intervista al presidente Giulietti e al sindaco Ianeselli realizzata per la struttura di programmazione della sede di RAI di Trento e trasmessa su Radio 1 Trentino Alto Adige. Da Roma la giornalista di RAI Radio 1, Valeria Riccioni si è collegata in diretta per  seguire gli interventi. 

Incontro che segna l’inizio di una proficua collaborazione e da parte del presidente Giulietti è stato ribadito come a «Trento nasca una casa dell’accoglienza per difensori dei diritti umani. Esperimento originale che permette di proteggere chi illumina le periferie del mondo». Unica nota dolente la mancata attenzione da parte dei media trentini che hanno scelto di non informare i lettori e i telespettatori dell’importanza di raccontare come Trento si presti a diventare città dell’accoglienza per chi sceglie di stare dalla parte della libertà di stampa. 

(Fonte: Articolo21; Immagine di copertina: wikimedia)