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Formazione SINDACATO

La passione per la verità. Come contrastare le fake news e la manipolazione attraverso internet e social

«La passione per la verità. Come contrastare le fake news e la manipolazione attraverso internet e social ed arrivare ad una corretta informazione e diffondere un sapere inclusivo». Corso deontologico promosso dalla Libera università di Bolzano insieme a Ordine, Sindacato dei Giornalisti del Trentino Alto Adige e del Veneto, FNSI ed Articolo21.

Introdurranno il corso il presidente del’Ordine dei giornalisti Mauro Keller ed il segretario del Sindacato dei gionalisti del Trentino Alto Adige/Südtirol Rocco Cerone. È previsto un saluto della segretaria del Sindacato dei giornalisti del Veneto Monica Andolfatto.

I relatori sono i curatori del libro «La passione per la verità», Laura Nota e Roberto Reale, dell’Università di Padova. Il libro è edito da Franco Angeli, mentre l’iniziativa editoriale suggella una collaborazione tra l’ateneo patavino e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana.

Interverranno:

  • i professori Federico Boffa e Francesco Ravazzolo, della LUB, animatori del corso di giornalismo insieme a Sindacato e Ordine dei Giornalisti;
  • il giornalista Patrick Rina, della redazione di Bolzano della televisione austriaca pubblica ORF;
  • il presidente della FNSI Giuseppe Giulietti.

Il corso sarà moderato dal giornalista Roberto Rinaldi, referente di Bolzano dell’associazione Articolo21.

I lavori saranno ospitati lunedì 28 settembre dalle ore 9 alle ore 13 alla Kolpinghaus (50 i posti a disposizione); l’accettazione comincerà alle 8.30, per cominciare puntuali alle 9. Si potrà accedere alla Kolpinghaus previa misurazione della temperatura, disinfezione delle mani ed indossando la mascherina. Il corso sarà visibile in diretta streaming sul canale Youtube della facoltà. La partecipazione prevede sei crediti deontologici

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Inpgi PREVIDENZA E SALUTE

Inpgi 2 : con il decreto “Agosto”, al via il bonus da 1.000 euro. Già liquidati 9.688 bonus

La pubblicazione del Decreto agosto n. 104 del 14 agosto 2020 – in vigore dal 15 agosto – ha dato il via libera al pagamento del Bonus Covid-19 per il mese di maggio. L’importo – che non concorre a formare base imponibile a fini fiscali – è innalzato a 1.000 euro e viene esteso anche a coloro i quali hanno chiuso la partita IVA entro il 31 maggio 2020.

Sulla base di quanto stabilito nel Decreto, l’erogazione del Bonus avviene su un “doppio binario”:

– erogazione dell’indennità di maggio in automatico, nei confronti di tutti i colleghi che hanno già usufruito dell’analoga indennità riferita al mese di aprile 2020 e che, pertanto, non dovranno presentare alcuna domanda;
– possibilità di presentare domanda per ottenere il Bonus di 1.000 euro ai colleghi che non lo hanno chiesto nei mesi precedenti ovvero coloro i quali hanno cessato l’attività entro il 31 maggio 2020.

Le nuove domande potranno essere presentate entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto cioè dal 15 agosto al 14 settembre 2020.

Possono richiedere l’erogazione coloro che:

– sono iscritti, anche in via non esclusiva, alla Gestione Separata nel 2019 o nel 2020 fino al 23 febbraio;
– hanno conseguito, nell’anno 2018, un reddito professionale non superiore a 35.000 euro o, in alternativa, un reddito professionale compreso tra 35.000 euro e 50.000 euro avendo percepito, nel trimestre gennaio-marzo 2020 compensi inferiori di almeno il 33% rispetto ai compensi percepiti nel trimestre gennaio-marzo 2019, ovvero hanno cessato la partita IVA nel periodo compreso tra il 23 febbraio 2020 e il 31 maggio 2020. In caso di iscrizione intervenuta nel corso dell’anno 2019 o entro il 23 febbraio 2020, hanno conseguito redditi professionali non superiori ai predetti importi previsti per il 2018;
– non hanno presentato analoga istanza ad altro ente gestore di forme di previdenza obbligatorie;
– non hanno già beneficiato delle indennità previste dagli artt. 19, 20, 21, 22 (CIGS Covid) 27, 28 (Bonus autonomi iscritti alla GS INPS) 29 (lavoratori stagionali del turismo) 30 (lavoratori agricoli) 38 (lavoratori dello spettacolo) e 96 (collaboratori sportivi) del decreto legge 17 marzo 2020, n. 18 e dagli articoli 84, 85 e 98 del decreto legge 19 maggio 2020, n. 34 e di non aver usufruito né del reddito di cittadinanza, né del reddito di emergenza, né delle prestazioni previste dall’art. 2 del decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, del 30 aprile 2020.

Possono richiedere il bonus anche coloro che, in possesso dei predetti requisiti, hanno in corso un rapporto di lavoro subordinato, purché a tempo determinato, oppure siano titolari di un trattamento di pensione ai superstiti;

Le istanze potranno essere inviate ESCLUSIVAMENTE a mezzo mail, a decorrere dal 15 agosto e fino al 14 settembre 2020, avvalendosi di un apposito modulo, pubblicato sia in fondo a questo articolo che sul sito web dell’Ente www.inpgi.it.

Il modulo – che consiste in un file in formato PDF editabile – deve essere compilato ESCLUSIVAMENTE in modalità elettronica ed inviato a mezzo mail avvalendosi della funzione di spedizione automatica presente nello stesso, unitamente alla copia fronte/retro di un documento di identità.

NB: non saranno in nessun caso presi in considerazione eventuali file stampati e compilati a mano.

(Fonte: Inpgi Notizie)

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Articolo 21 GRUPPI

Solidarietà a Giulietti e Di Trapani dal Sindacato giornalisti Trentino Alto Adige

Il Sindacato dei Giornalisti del Trentino Alto Adige, Controcorrente ed Articolo21 di Bolzano solidarizzano con il presidente ed il segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso ed il segretario dell’Usigrai Vittorio Di Trapani per gli scomposti e sguaiati attacchi nei loro confronti.

“Non siamo tutti uguali” era e rimane l’incipit del manifesto fondativo di Controcorrente sposato dal gruppo dirigente del sindacato unitario dei giornalisti italiani, rifacendosi alla costituzione antifascista ed antirazzista, valori non mediabili e non sottoposti alle mode di uno strisciante e serpeggiante ritorno negazionista ad ideologie e comportamenti archiviati dalla storia.

Evidentemente la barra dritta tenuta dalla FNSI, da Articolo21 e dall’Usigrai danno fastidio.

E quando non si vuole accettare il gioco democratico cosa si fa? Si cerca di ribaltare il tavolo oppure inoculare il veleno della calunnia, dell’insulto, della delegittimazione.

Con grande fatica e tensione ideale, la FNSI ha riconquistato la centralità nelle relazioni sindacali con il governo e con gli editori e contribuito a riportare in carica all’INPGI un gruppo dirigente responsabile in grado di indirizzare l’istituto di previdenza dei giornalisti verso una nuova fase in grado di garantire l’autonomia della professione.

Rinnoviamo fiducia e stima nei vertici della FNSI e nella loro instancabile ed incessante azione per riaffermare sempre ed in ogni sede valori e diritti.

Il segretario regionale Rocco Cerone

I vicesegretari regionali Peter Malfertheiner e Lorenzo Basso

Il referente di Articolo21 di Trento e Bolzano Roberto Rinaldi

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Articolo 21 GRUPPI

Lorusso: «La FNSI nel circuito dell’odio per il suo ruolo: la rete non è porto franco»

Era inimmaginabile e fuori tempo che un Sindacato europeo nel 2020 si trovasse alle prese con attacchi squadristi la cui identità è così simile a quella di un’epoca di regime che sembrava passata per sempre. Eppure è accaduto alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana, in una democrazia dell’Unione europea. Ed è da questo assetto, quasi surreale, che inizia la riflessione di Raffaele Lorusso, il segretario nazionale della FNSI, il sindacato colpito direttamente da una macchina certamente organizzata che ha messo nel mirino il presidente Giuseppe Giulietti e una lunga serie di giornalisti che raccontano l’immigrazione e tutto ciò che ci gira attorno.

«Ci troviamo davanti ad insulti gravi ed è un fenomeno che, purtroppo va avanti da tempo. Lo stiamo analizzando sotto vari profili, intanto quello dell’aggressione vera e propria perché ci sono anche minacce di morte, di violenza fisica e tutto il corollario tipico dello squadrismo che non tollera e attacca ciò che non condivide. Poi – dice Lorusso – stiamo cercando di risalire alla fonte di questo fenomeno. La ‘macchina’ degli insulti ha una matrice o un’ispirazione neofascista e neonazista, ossia riferibile a gruppi che fanno della discriminazione un loro punto di riferimento ideologico. Inoltre c’è l’aspetto che riguarda l’identità di chi insulta e minaccia sul web, molto spesso siamo di fronte ad account o profili che difficilmente sono riconoscibili o riconducibili ad una persona fisica, eppure alimentano la famosa ‘batteria’ che parte con notizie specifiche, quelle sui migranti».

Le minacce a Giuseppe Giulietti, presidente della FNSI, sono l’indicatore che si è superato il segno e che si vuole attaccare un organismo intero, una funzione democratica, in questo caso il sindacato dei giornalisti. Cosa si fa ora, in concreto?

«Come ho detto, stiamo analizzando il fenomeno da tempo e ora lo monitoriamo con maggiore attenzione. L’avvocato Giulio Vasaturo, per conto della Federazione sta raccogliendo tutte le prove per presentare un esposto e procedere all’accertamento delle responsabilità con l’ausilio delle forze investigative e andremo fino in fondo a questa storia perché è gravissimo l’attacco a Beppe Giulietti e alla FNSI, quindi a tutti i giornalisti. Ricordiamo la genesi di questi attacchi: Giulietti, come sempre, ha difeso la professione e la democrazia, ha difeso i colleghi che smascherano le bufale sui migranti e in quest’ultimo periodo ce ne sono state molte. Mi riferisco, per esempio, alla notizia dei cani mangiati dai migranti a Lampedusa, che, oltre ad essere una palese bufala, è stata anche una storia capace di creare allarme sociale e tensione. I colleghi che hanno svelato la verità sono stati vittime di vili e pesantissimi attacchi, Giulietti ha fatto il Presidente della Fnsi e con la sua sensibilità li ha difesi. Questa è la storia. Poi c’è altro».

Ancora altro?

«Sì. Qui ci sono account e persone fisiche che non riconoscono l’Articolo 3 della Costituzione, che fanno delle discriminazioni razziali, ideologiche, politiche una loro idea precisa da promuovere e chiunque non la pensi o non sostenga ciò che dicono e pensano  finisce nel mirino. Questo è squadrismo. Che, peraltro, non si consuma solo con insulti in rete. Ci sono colleghi sotto scorta perché dagli insulti in rete si è passati al pericolo concreto per la loro incolumità fisica. Paolo Berizzi è sotto tutela perché ha scritto di gruppi neonazisti e dei loro affari, altri colleghi sono stati minacciati per lo stesso tipo di racconto. Tutto questo è impensabile, inaccettabile».

Da giornalista, come giudica il paradosso per cui chi smaschera le bufale viene preso di mira? Siamo vicini al nobilitare il falso di cronaca, l’opposto di ciò che si chiede ad un giornalista?

«C’è di più: non si tratta solo e sempre di pubblicare e veicolare sui social notizie false, il che è gravissimo. Qui siamo di fronte alla costruzione di bufale, una costruzione finalizzata ad avallare una certa idea politica. Mi spiego meglio: vogliamo dire che i migranti sono tutti violenti e sono un pericolo e non sono tutti in fuga dalle guerre? Bene, allora pubblichiamo il falso, come la storia dei cani»

E adesso: come si va avanti? Come si supera tutto questo?

«Intanto usiamo gli strumenti che ci sono. Denunce, richieste di accertamento delle responsabilità individuali sulle minacce, analisi dei profili fino ad arrivare a chi c’è dietro. Come giornalisti smascheriamo anche i mandanti, i finanziatori di questa macchina o bestia che crea bufale e muove centinaia di profili che insultano e minacciano. La Fnsi su questo sarà inflessibile. Inoltre va detto che la rete non è una zona franca, non può considerarsi tale e quindi le regole che valgono nel mondo reale debbono valere anche lì. Non si può pensare che sui social o nel web in generale siano sospesi i diritti né i doveri. Deve essere garantito il rispetto delle norme esistenti nel nostro ordinamento. Dire che la rete non è un porto franco per gli odiatori e per chi minaccia e insulta non c’entra nulla con la libertà di espressione».

Nelle ultime ore in questo circuito dell’odio e delle bufale sui migranti si è inserito dell’altro e di molto velenoso che riguarda proprio la nostra categoria, si parla di Inpgi, di conflitto di interessi, di soldi alla FNSI. Forse è un indizio per comprendere meglio i recentissimi attacchi al sindacato dei giornalisti. Non è che è proprio la FNSI ad essere sgradita?

«È chiaro che questo schema basato sull’odio e sull’aggressione sistematica di qualsiasi diversità va contrastato. Fuori, ma anche dentro la categoria dei giornalisti. È evidente da tempo come una parte minoritaria della categoria abbia solidi collegamenti con la centrale dell’odio e della falsità, forte anche del fatto che chi nella categoria è tenuto ad intervenire ha sempre la testa girata dall’altra parte. Sono quelli che facevano sponda con chi, nel precedente Governo, ha provato ad assestare un colpo mortale al pluralismo dell’informazione, cancellando i contributi proprio alle testate espressione delle differenze, di specifiche realtà territoriali, di comunità religiose e a Radio Radicale. Sono gli stessi che continuano a cercare sponde nel parlamento affinché venga commissariato l’Inpgi. Del resto, è un dato di fatto che, proprio nel corso dell’ultima campagna per il rinnovo dei vertici dell’Inpgi, c’è chi non ha esitato a recarsi dal presidente dell’Inps per cercare sponde sul fronte del commissariamento. Non c’è da stupirsi se chi non riesce ad assumere il controllo degli enti della categoria con il metodo democratico per eccellenza, ossia le elezioni, cerchi di provare a distruggere o a indebolire quegli stessi enti alleandosi con i propalatori di odio seriale. È la strategia del polo del rancore, radicato in una parte dell’attuale minoranza sindacale, che dopo aver straperso il Congresso della FNSI e le elezioni dell’Inpgi, adesso vorrebbe impedire il voto all’Ordine, accampando il pretesto del Covid-19. Una tesi molto singolare, se non proprio ridicola, considerato che le elezioni dell’Ordine cadono nello stesso periodo in cui si voterà per il referendum, per le regionali e per le comunali. Forse, non essendo in grado di elaborare una linea politica e una visione della professione, pensano che la soluzione sia quella di sospendere i processi democratici. Non hanno capito che sarebbe la fine dell’Ordine dei giornalisti. Ma forse è proprio questo che vogliono».

(Pubblicato su Articolo21, il 23/08/2020)

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SINDACATO

Attacco alla libertà di stampa da parte del presidente del Consiglio provinciale di Trento

Il Sindacato dei Giornalisti del Trentino Alto Adige-Südtirol Journalisten Gewerkschaft e l’Ordine dei giornalisti del Trentino-Alto Adige stigmatizzano il grave attacco all’esercizio della libertà di stampa mosso dal presidente del Consiglio provinciale di Trento Walter Kaswalder che questa mattina, all’ingresso della buvette dell’aula, ha spintonato e strattonato i colleghi giornalisti Marika Giovannini, del quotidiano Corriere del Trentino, Giampaolo Tessari, del quotidiano Trentino, e Nicola Marchesoni, del quotidiano l’Adige, pronunciando nei loro riguardi espressioni decisamente censurabili, il tutto sotto gli occhi di alcuni consiglieri provinciali. 

Si tratta di un atteggiamento del tutto intollerabile che lede in profondità la dignità dei tre colleghi e dell’intera categoria professionale. 

Nell’esprimere piena solidarietà a Marika Giovannini, Giampaolo Tessari e Nicola Marchesoni, Sindacato FNSI ed Ordine manifestano piena disponibilità a sostenerli in ogni iniziativa che intenderanno assumere a tutela della loro dignità professionale.

Rocco Cerone – Segretario del Sindacato Regionale dei giornalisti Fnsi 

Mauro Keller – Presidente del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti del Trentino-Alto Adige 

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#Controcorrente SINDACATO

#ControCorrente: «Elezioni dell’Ordine, rinvio è sospensione della democrazia»

Il presidente del Cnog Carlo Verna scommette sul virus contro i colleghi di tutta Italia che, a partire dal 27 settembre, sono pronti ad andare alle urne per dare una nuova governance all’Ordine dei giornalisti. Verna lo fa in solido con i presidenti dell’ordine Lombardo e Campano, Alessandro Galimberti e Ottavio Lucarelli, che hanno manifestato l’intenzione di non voler organizzare le elezioni regionali nelle date indicate. Per il rischio Covid, sostengono. E mentre l’Italia sta tornando alla vita normale, il presidente del Cnog, giocando di sponda con i presidenti suoi sodali di Lombardia e Campania, prova a rinviare a data da destinarsi l’apertura delle urne: l’ennesima sceneggiata offerta dall’Ordine dei giornalisti.

Il 20 e il 21 settembre 50 milioni di italiani andranno a votare per le elezioni regionali e per il referendum, compresi gli abitanti di Lombardia e Campania. Ma il 27 settembre secondo Verna, Galimberti e Lucarelli 10 o 12 mila giornalisti (la percentuale di votanti nella categoria non supera il 10% degli aventi diritto) non possono andare a votare per il rinnovo dei consigli regionali dell’Ordine e neppure per il collegio nazionale unico. Il rischio Covid ed elezioni rinviate all’autunno inoltrato (quando davvero l’epidemia potrebbe rialzare la testa) o magari sine die, conserverebbero per qualche altro mese la poltrona a presidenti che, evidentemente, hanno avuto sentore di avviso di sfratto.

#ControCorrente si augura che su questa sospensione della democrazia nell’Ordine nazionale dei Giornalisti voglia intervenire il ministro di Grazia e Giustizia, usando i poteri sostitutivi che la legge gli conferisce.

Per #ControCorrente la riforma dell’Ordine dei Giornalisti, dall’accesso alla professione ai collegi di disciplina, non è più materia rinviabile. Si è già perso molto tempo in questioni bagatellari e di autoconservazione, mentre la professione si sta riorganizzando da sola superando le azioni incerte dell’ordine.

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Cerimonia del Ventaglio, Fnsi: «Da Mattarella riconoscimento del ruolo dell’informazione»

«Le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sul ruolo dell’informazione durante la pandemia rappresentano un importante riconoscimento per tutti i giornalisti che, anche nelle fasi più drammatiche dell’emergenza sanitaria, hanno lavorato con abnegazione e spirito di sacrificio, nell’interesse dell’opinione pubblica. Proprio questo ruolo, ‘opposto alle fabbriche della cattiva informazione’, come ricordato dal capo dello Stato, rafforza la credibilità dell’informazione professionale, le cui regole e le cui carte deontologiche, che tutti i giornalisti sono tenuti a rispettare, sono la migliore garanzia di qualità». Lo affermano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana.

A margine della cerimonia del Ventaglio, i vertici della Fnsi hanno consegnato al presidente Mattarella la carta “Parole non pietre“, contro il linguaggio d’odio e i muri mediatici, e l’appello dei familiari di Italo Toni e Graziella De Palo, i due giornalisti scomparsi in Libano il 2 settembre 1980, affinché si faccia luce sulle circostanze della morte e venga loro assicurata giustizia.

Nel corso della tradizionale cerimonia promossa dall’Associazione stampa parlamentare, il presidente della Repubblica ha ricordato che «il mondo dell’informazione è stato interpellato dal virus e, nonostante le obiettive difficoltà vissute dal settore e dai singoli giornalisti, ha dato prova di saper essere al servizio dell’interesse generale e dei cittadini. L’avere posto al centro i fatti, l’approfondimento scientifico, la ricostruzione del fenomeno, il contributo fornito all’educazione e al senso di responsabilità dei cittadini – ha aggiunto – hanno consentito ai media di svolgere un ruolo di grande rilievo nel contrastare la pandemia».

Il testo integrale dell’intervento del presidente della Repubblica alla cerimonia di consegna del Ventaglio è online sul sito web del Quirinale.

(Fonte: FNSI; foto di copertina: @Quirinale)

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SINDACATO

Chiusura estiva degli uffici del Sindacato, dal 5 al 25 agosto 2020

Gli uffici del Sindacato dei giornliasti del Trentino Alto Adige, compresi quelli dei fiduciari regionali di Inpgi e Casagit, rimarranno chiusi al pubblico per la pausa estiva da mercoledì 5 a martedì 25 agosto 2020.

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Inpgi PREVIDENZA E SALUTE

Gianfranco Piccoli nominato fiduciario INPGI per il Trentino Alto Adige

Il collega Gianfranco Piccoli, giornalista del quotidiano Trentino, è il nuovo fiduciario Inpgi per il Trentino Alto Adige. La nomina, effettuata da parte del Consiglio di amministrazione dell’istituto di previdenza, è arrivata nella giornata di oggi, assieme a quella dei fiduciari di tutte le altre regioni italiane.

Il Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige esprime le proprie congratulazioni al nuovo fiduciario, augurandogli un buon lavoro.

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SINDACATO

Il sostegno della FNSI, Lorusso: «Lo sciopero atto di denuncia forte e perentorio»

«È auspicabile che questa vertenza, che la Fnsi continuerà a sostenere e per la quale torna a chiedere all’editore di avviare un confronto nel merito senza pregiudiziali e inutili esibizioni muscolari, possa segnare l’inizio di una più ampia mobilitazione», ammonisce il segretario generale. Il presidente Clan, Mattia Motta: «Valiamo più di 7 euro ad articolo». La solidarietà ai collaboratori delle Assostampa regionali e dei Coordinamenti di precari.

«Lo sciopero dei collaboratori del Messaggero ha fatto cadere il velo di ipocrisia che, fino ad oggi, ha permesso agli editori e agli stessi organi di informazione, fatte salve poche eccezioni, di ignorare le gravi condizioni di precarietà lavorativa in cui versano numerosi giornalisti. Il rifiuto opposto dai collaboratori ad un nuovo taglio dei già esigui compensi, che l’editore sta cercando di imporre con la formula “prendere o lasciare”, è un atto di denuncia forte e perentorio, che ci auguriamo possa essere ascoltato soprattutto dal governo». Così il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, sulla mobilitazione dei giornalisti non dipendenti del quotidiano di via del Tritone.

«Pensare di affrontare le numerose criticità strutturali del settore dell’informazione, aggravate dall’emergenza sanitaria, soltanto con il taglio continuo a sistematico del costo e dei posti di lavoro, come purtroppo avviene da più di un decennio, dimostra l’incapacità di elaborare una visione e una strategia di sistema che, partendo da riforme necessarie e ineludibili, avvii il rilancio di un settore vitale per la vita pubblica e la tenuta delle istituzioni democratiche», aggiunge Lorusso.

«È pertanto auspicabile – incalza il segretario generale – che questa vertenza, che la Fnsi continuerà a sostenere e per la quale torna a chiedere all’editore di avviare un confronto nel merito senza pregiudiziali e inutili esibizioni muscolari, possa segnare l’inizio di una più ampia mobilitazione.

«Lo sciopero dei collaboratori del Messaggero ha fatto cadere il velo di ipocrisia che, fino ad oggi, ha permesso agli editori e agli stessi organi di informazione, fatte salve poche eccezioni, di ignorare le gravi condizioni di precarietà lavorativa in cui versano numerosi giornalisti. Il rifiuto opposto dai collaboratori ad un nuovo taglio dei già esigui compensi, che l’editore sta cercando di imporre con la formula “prendere o lasciare”, è un atto di denuncia forte e perentorio, che ci auguriamo possa essere ascoltato soprattutto dal governo». Così il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, sulla mobilitazione dei giornalisti non dipendenti del quotidiano di via del Tritone.

«Pensare di affrontare le numerose criticità strutturali del settore dell’informazione, aggravate dall’emergenza sanitaria, soltanto con il taglio continuo a sistematico del costo e dei posti di lavoro, come purtroppo avviene da più di un decennio, dimostra l’incapacità di elaborare una visione e una strategia di sistema che, partendo da riforme necessarie e ineludibili, avvii il rilancio di un settore vitale per la vita pubblica e la tenuta delle istituzioni democratiche», aggiunge Lorusso.

«È pertanto auspicabile – incalza il segretario generale – che questa vertenza, che la Fnsi continuerà a sostenere e per la quale torna a chiedere all’editore di avviare un confronto nel merito senza pregiudiziali e inutili esibizioni muscolari, possa segnare l’inizio di una più ampia mobilitazione.

L’informazione e la tutela della dignità della persona e del lavoro devono tornare al centro del confronto con il governo e con gli editori. La crescita delle diseguaglianze, che mette sempre più a rischio la tenuta sociale del Paese, interessa da tempo anche il mondo dell’informazione: ne prendano atto anche i cosiddetti giornalisti garantiti, per alcuni dei quali la precarietà da sbattere in prima pagina è sempre e soltanto quella di altre categorie di lavoratori».

LE REAZIONI

Mattia Motta, segretario generale aggiunto Fnsi e presidente Clan: «Tutti i giornalisti non dipendenti devono uscire dall’invisibilità. Valiamo più di 7 euro»
«Immaginate un’azienda in cui il datore di lavoro decide di fare il “padrone” e taglia gli stipendi del 30%, non accetta il benché minimo dialogo e impone di decidere entro un mese: “prendere o lasciare, quella è la porta”. Aggiungete che a questi lavoratori – colleghi che fanno lo stesso mestiere, quotidianamente, da anni – non viene riconosciuto né il contratto di lavoro corretto né la dignità della piena rappresentanza sindacale. Quella che stiamo vivendo è una pagina veramente triste dell’editoria italiana e non riguarda solo giornalisti ed editori: lo sciopero dei collaboratori del Messaggero parla a tutti: alle istituzioni, per dire che i co.co.co. sono una forma di sfruttamento legalizzato e vanno abrogati e che l’equo compenso non è più rinviabile; ai cittadini si rivolge per far capire che il lavoro di cronisti e corrispondenti che informano milioni di persone vale molto di più di sette euro a notizia». Così Mattia Motta, segretario generale aggiunto Fnsi e presidente Clan, commenta lo sciopero indetto dall’Assemblea dei collaboratori della testata di via del Tritone e dalla Federazione nazionale della Stampa italiana.
«Danno “voce” a milioni di cittadini e oggi, per farsi sentire, devono chiudere i taccuini. Stiamo parlando di giornalisti che, di fatto, fanno i corrispondenti, i cronisti e sono riferimenti per i propri territori: lo sciopero è loro diritto ed è l’unica arma per mandare un segnale all’arroganza dell’editore che non apre alcuna trattativa. Giornalisti senza tutele, sottopagati, e sottoposti a un ultimatum irricevibile. Rinnovo l’invito all’editore ad aprire un tavolo con il sindacato e congelare i tagli previsti per il 14 luglio. Oggi i collaboratori del Messaggero sono usciti dalla condizione di invisibilità comune a tutti giornalisti precari in Italia: tutti i giornalisti non dipendenti devono uscire dall’invisibilità, facciamoci sentire: valiamo più di 7 euro ad articolo».

Lorenzo Basso, lavoratore autonomo componente della Giunta esecutiva Fnsi: «Solidarietà e vicinanza ai colleghi»
«È d’obbligo oggi esprimere solidarietà e vicinanza ai collaboratori de “Il Messaggero”, che incrociano le braccia di fronte ad un ultimatum inaccettabile da parte dell’azienda. Da anni costretti a lavorare sottopagati e privi di tutele, questi nostri colleghi, tra i primi in Italia, hanno portato alla ribalta – assieme alla Fnsi – un tema di cui si parla da troppo tempo, il compenso dei giornalisti di quotidiani e delle agenzie di stampa impiegati con contratti precari. I collaboratori scioperano contro una diminuzione ulteriore del compenso per ciascun articolo. Bisogna ricordare come i compensi dei collaboratori de “Il Messaggero” (7 euro lordi a pezzo) non garantiscano in ogni caso una vita libera e dignitosa per i lavoratori, come invece sancisce la Carta costituzionale. In un momento in cui i collaboratori di diverse testate sono in stato di agitazione per paventati tagli ai compensi dei più deboli, lo sciopero dei colleghi rappresenta un segnale importante per tutti i collaboratori e i lavoratori del comparto giornalistico, e sollecita il Governo a riprendere al più presto i lavori del tavolo per l’applicazione della legge dell’equo compenso. L’iniziativa mette inoltre in evidenza il problema della mancata applicazione del contratto di categoria, che negli ultimi vent’anni ha portato all’affermazione di una fascia sempre più estesa di lavoratori poveri.

Ordine e Sindacato giornalisti del Veneto: «Solidarietà ai colleghi»
#nonvalgo7euro: no al taglio unilaterale di compensi già al limite della soglia di sopravvivenza. Sindacato e Ordine dei giornalisti del Veneto esprimono solidarietà ai collaboratori giornalisti non dipendenti del Messaggero di Roma da oggi venerdì 10 luglio in sciopero per tre giorni fino domenica 12 luglio.
L’astensione dal lavoro è stata decisa dall’Assemblea dei giornalisti non dipendenti del quotidiano edito da Caltagirone (lo stesso che pubblica Il Gazzettino) che si è costituita nella sede della Fnsi sotto l’egida della Commissione lavoro autonomo nazionale (Clan) della stessa Federazione nazionale della stampa italiana, e che lo scorso 23 giugno aveva dichiarato lo stato di agitazione chiedendo inutilmente un tavolo di confronto.
Al centro della protesta la comunicazione via mail ricevuta lo scorso 15 giugno a ogni giornalista non dipendente con cui l’azienda intimava all’interessato di firmare entro il 14 luglio l’accettazione “prendere o lasciare” della decurtazione media del 20% del tariffario in essere.
La lotta dei giornalisti non dipendenti del Messaggero di Roma è una lotta di tutti perché fotografa lo stato di grave precariato in cui sono costretti a lavorare, per la stragrande maggioranza, i giornalisti non dipendenti in tutte le regioni, anche la nostra. Un fenomeno che l’Ordine e il Sindacato dei giornalisti del Veneto hanno denunciato e continuano a denunciare in tutte le sedi anche quelle istituzionali. Contrastare lo sfruttamento e il precariato dei giornalisti non dipendenti significa tutelare anche i giornalisti dipendenti e l’intero settore dell’editoria in crisi ben prima del Covid, e spesso a causa di editori incapaci di visioni strategiche di rilancio e capaci solo di tagliare il costo del lavoro – dentro e fuori le redazioni – incuranti del ruolo fondamentale che l’informazione di qualità e professionale ricopre per la crescita e lo sviluppo democratico della società.
Editori pronti a invocare libertà, autonomia, indipendenza, autorevolezza, credibilità del “prodotto giornale” pagando a cottimo in media da 7 a 20 euro a pezzo i giornalisti non dipendenti – fondamentali per la raccolta delle notizie sul territorio – e costringendo i giornalisti dipendenti a compiti di desk e con organici ridotti all’osso. Ecco perché la lotta dei collaboratori del Messaggero di Roma per diritti e tutele va sostenuta e condivisa perché in ballo c’è il futuro della professione, della sua dignità, del suo valore, della sua specificità.

La solidarietà dell’Asva
Dopo la comunicazione unilaterale dell’editore del taglio dei compensi dei collaboratori, il neonato coordinamento dei collaboratori del quotidiano Il Messaggero è arrivato alla proclamazione di uno sciopero. È un segnale forte, soprattutto da parte di un gruppo di giornalisti senza tutele, che lavorano sul campo e che “costruiscono” il giornale portando ogni giorno notizie, immagini, video. Anche se si tratta di una realtà geograficamente lontana dalla Valle d’Aosta, l’Associazione Stampa Valdostana esprime vicinanza e solidarietà in questa lotta ai colleghi e li supporterà in tutte le loro battaglie.

Il sostegno del Coordinamento giornalisti non contrattualizzati Rai
Il Coordinamento dei giornalisti non contrattualizzati della Rai, ancora operativo in attesa della conclusione dei tempi tecnici di concretizzazione dell’accordo concluso e concordato, esprime la propria completa solidarietà ai collaboratori del Messaggero in lotta; invita la Fnsi a proporre concrete soluzioni di regolamentazione del ruolo e dell’attività dei giornalisti freelance che, a legislazione e contratto vigenti, superino l’attuale giungla di comportamenti illegali o immorali da parte di quegli editori che calpestano e disprezzano la dignità dei lavoratori e delle proprie famiglie; si impegna a sostenere eventuali ulteriori azioni di lotta che la Federazione dovesse ritenere utili e opportune a sostegno delle componenti più deboli della categoria.
Riteniamo sia giunto il tempo di porre un freno agli abusi sui contratti atipici e all’attacco alle tutele e ai diritti dei lavoratori che oggi colpisce le fasce meno garantite ma che, come tutti vediamo, ha come obiettivo finale quelle garantite.
Non esiste Stato democratico dove i giornalisti siano ricattabili e non possano esprimere le loro opinioni in piena libertà nel rispetto delle leggi e delle norme che regolano la vita delle nostre società.
L’attacco alla libertà della stampa, quale che sia la forma che assume e quali che siano le categorie contrattuali o gli istituti che colpisce, è un attacco contro la libertà di tutti, contro i nostri principi costituzionali e contro le basi su cui si fonda lo stare insieme della nostra società.
Il tempo dell’arretramento è finito.

Il coordinamento dei collaboratori del quotidiano Libertà di Piacenza: «Forte solidarietà»
Il coordinamento dei collaboratori del quotidiano Libertà di Piacenza esprime forte solidarietà nei confronti dei colleghi del Messaggero a cui è stato a proposto un inaccettabile taglio dei compensi che ancora una volta umilia e svilisce il lavoro dell’intera categoria facendo peraltro ricadere, come troppo spesso succede, il peso di certe scelte sulla parte più debole e meno tutelata del settore.@fnsisocial